Una carriera martoriata dagli infortuni che, a 27 anni, vede finalmente la luce della consacrazione in maglia Southampton.
Danny Ings non fa parte dell’inarrestabile Liverpool di Klopp. Non è un giovane rampante del Chelsea di Lampard e nemmeno una pedina dello scintillante scacchiere azzurro di Pep Guardiola.
È un ragazzo con un passato all’insegna di molte più ombre che luci. È sinonimo di resilienza. Mediaticamente non attrae ma, in compenso, fa battere da diverso tempo i cuori di una zona ben precisa dell’Inghilterra: il sud. Lì è nato, il 23 Luglio 1992 a Winchester, cittadina a poco più di 10 miglia dalla città dove tutt’oggi è beniamino: Southampton. La sua squadra del cuore. Il suo primo amore. Paradossalmente, anche il primo grande rifiuto nella sua carriera calcistica.
Essere scartato dai Saints lo fece ripartire da Bournemouth, trampolino di lancio per l’avventura nel nord inglese, a Burnley. 4 anni, più di 100 partite, gol e prestazioni da ottimo giocatore, tanto da ricevere a 23 anni la chiamata della vita: il Liverpool FC.
Ad Anfield c’erano tutti i presupposti per vivere il proprio paradiso terrestre. Furono le sue ginocchia a trasformarlo in un inferno. Due rotture del crociato lo tennero fermo per oltre un anno, arrivando a contare ben 85 partite saltate con i Reds. Memorabile fu un gol nel Merseyside Derby contro l’Everton, per il resto, l’avventura nel nord ovest si rivelò un vero e proprio buco nell’acqua.
Non tutto il male, però, vien per nuocere.
Mesi infiniti di riabilitazione gli tolsero il sogno Liverpool, ma gli permisero di conquistare il suo primo vero amore. La maglia bianco rossa del Southampton, all’interno della cornice del St.Mary’s Stadium.
A Liverpool mi trovavo bene con i compagni e il club mi ha sempre sostenuto nei momenti difficili. Il problema è che sapevo di non essere pienamente soddisfatto a livello personale. Solo quando sono felice riesco ad esprimermi al meglio, per questo appena mi hanno proposto l’offerta del Southampton non ci ho pensato due volte ad accettarla.
Danny Ings
Detto fatto. In una squadra che ormai da troppo tempo gravita a ridosso della zona retrocessione, il suo arrivo è stata un’autentica boccata d’aria fresca.
Il copione non sembrava intenzionato a cambiare nemmeno in questa stagione, con un 18° posto a metà campionato e una squadra sfaldata dopo il passivo interno più pesante della storia della Premier League (0-9 contro il Leicester). Come sempre, da diversi anni a questa parte, c’era da soffrire. In attacco, però, comanda tutt’oggi chi ha fatto della sofferenza un punto di forza da cui ripartire.
Maglia numero 9. Dinamismo misto a grinta e fiuto del gol. Dopo una stagione di rodaggio composta da 8 reti in 25 partite, quest’anno sta andando al di là di ogni possibile previsione. Sempre nel vivo dell’azione, esperto nell’attaccare la profondità, bravo a lavorare il pallone spalle alla porta per i compagni, ma, soprattutto, in grado di vedere la rete come pochi giocatori oltremanica. Attualmente è a quota 18 gol in 32 partite di Premier, terzo in classifica cannonieri dietro a Vardy ed Aubameyang. 21 totali in 36 match giocati. Un’annata strepitosa da ogni punto di vista. I problemi fisici sembrano davvero un lontano ricordo, la continuità di rendimento, al contrario, la tanto agognata chiave del successo.
Danny Ings. Passione. Determinazione. Resilienza. Il guerriero dannato dell’Hampshire. Cuore pulsante di Southampton, a 27 anni è arrivato finalmente alla definitiva consacrazione, attesa da tempo.
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Fonte immagine copertina: Instagram Danny Ings