Gli Stati Uniti si preparano ad ospitare l’edizione della Gold Cup 2021. In vista delle qualificazioni ai Mondiali in Qatar e con un occhio all’edizione iridata 2026, della quale gli stessi Stati Uniti, con Canada e Messico, saranno Paesi organizzatori, vi raccontiamo la magia di questa competizione storica.
“Full of drama like a soap opera”. Tupac Shakur spiegava così la sua Los Angeles nel pezzo “To Live and die in LA”. Del resto, il drama della Gold Cup era ben visibile sin dalle primissime battute, esattamente 30 anni fa.
Cinque luglio 1991. Nell’hotel dove è di stanza la USMNT di soccer, l’attesa è già ben oltre i livelli di guardia. Neppure una vecchia volpe come Bora Milutinovic riesce a tenere a freno gli istinti primordiali dei suoi uomini. Il bus ufficiale che deve accompagnare la nazionale al Rose Bowl di Pasadena, succoso antipasto per il futuro teatro della finale dei Mondiali, è bloccato nel traffico della Highway di LA. Bora non regge la tensione, eccessiva persino per uno come lui, e ordina un numero di taxi in doppia cifra alla reception dell’Hotel. La nazionale di Trinidad e Tobago, col dente avvelenato per essere stata buttata fuori dalla corsa ai Mondiali di Italia ’90 proprio dagli States, attende già allo stadio. Arrivano i taxi sgommando davanti la front door dell’Hotel e caricano a bordo Milutinovic, il portiere italo-americano Tony Meola, Eric Wynalda e compagni.
Gli Stati Uniti arrivano allo stadio a meno di mezz’ora dal fischio di inizio. Il tempo di entrare negli spogliatoi, cambiarsi gli scarpini e battere il kick off. Trinidad passa in vantaggio, gli States sono sulle gambe. Ma la Gold Cup, o Copa de Oro, perfetta sintesi delle culture spanglish e creole dell’America Centrale e Settentrionale, farà subito capire perché è destinata ad essere una delle competizioni più amate dal grande pubblico. Gli USA rimontano e vincono 2-1. La loro magia comincia quel 5 luglio del 1991. In seguito, un’altra rimonta ai danni del Costa Rica, allenato proprio da Milutinovic agli ultimi Mondiali, dove arrivò sino agli ottavi di finale persi contro la Cecoslovacchia. Il 2-0 agli acerrimi rivali del Tri in semifinale, e la vittoria ai rigori contro l’Honduras nella finalissima.
Successivamente gli Stati Uniti avrebbero raggiunto quota 6 titoli della massima competizione CONCACAF. Il Messico, invece, si sarebbe preso più di una rivincita. Non ultima nel 2019, quando un gol di Jonathan dos Santos costrinse gli USA alla resa in finale. Da quando la competizione ha assunto questa denominazione nel 1991, l’unica eccezione al dominio di americani e messicani è rappresentata dalla vittoria del Canada nel 2000 in finale contro la Colombia. Ancora a secco, negli ultimi trent’anni, Costa Rica, Jamaica, Honduras. Così come le nazionali “invitate”, fra le quali si segnalano due argenti per il Brasile, di cui uno con la Seleçao di Kaká in bella mostra.
Nel computo totale, ovvero considerando le edizioni precedenti al format della Gold Cup, sono diverse le nazionali che hanno ottenuto la vittoria. Un risultato da non sottovalutare questo. Dal momento che dal 1973 al 1989 il vecchio “Campionato Concacaf” era propedeutico alla qualificazione ai Mondiali. In questo senso, sono tre i titoli del Costa Rica (l’ultimo proprio nel 1989), due per il Canada (il primo nel 1985), uno a testa per Guatemala, Haiti e Honduras. Proprio quella vittoria del 1973, avrebbe messo di fronte gli haitiani alla nazionale italiana ai Mondiali del 1974. Ancora oggi, a Port-au-Prince e a Roma, ricordano il gol di Sanon a Zoff, nonostante il risultato di 3-1 per l’Italia di Rivera.
La Gold Cup 2021: un fatto politico come mai nella storia
La Gold Cup 2021, con gli Stati Uniti padroni di casa, riprende la falsa riga del precedente allargamento da 8 a 16 squadre partecipanti. Non solo. Oltre alle qualificate dalla Nations League, come l’esordiente Suriname, si è svolto un ricco playoff di qualificazione. Ad assistere ai match, nonostante la contemporaneità con gli Europei di calcio, il presidentissimo della FIFA Gianni Infantino.
Non bastassero le polemiche sugli accordi sotto banco per la creazione della Superlega, con sponsor occulto della Federazione mondiale in contrasto alla UEFA, Infantino ha pensato di mettere bocca su un’altra questione spinosa. Ufficialmente negli USA per presiedere al 35° Congresso Ordinario della CONCACAF, il numero uno politico del calcio si è messo di traverso tra Francia e possedimenti d’Oltremare. L’idea è quella di far entrare nella FIFA Guadalupa, Martinica e Guyana Francese. Le prime due, fra l’altro, qualificate alla fase finale della Gold Cup 2021. La Guyana Francese sconfitta solo ai rigori da Trinidad e Tobago.
L’opposizione francese a questo disegno è, manco a dirlo, netta. Se su Tahiti e Nuova Caledonia in Oceania i transalpini hanno dato il loro laissez faire, con riguardo alle isole d’origine dei vari Angloma (attuale CT Guadalupa) e Lilian Thuram il “no” è sempre stato categorico. Ok per i tornei locali come la Gold Cup, ma niente qualificazioni ai Mondiali. In buona sostanza, i francesi non vogliono concorrenza.
Sempre con riguardo alle lingue francofone, manco fossimo in un ristorante creolo di New Orleans a mangiare pollo particolarmente speziato, ci ha pensato Haiti a scuotere la vigilia della Gold Cup 2021. Gli isolani guidati da Duckens Nazon e Frantzdy Pierrot (tripletta per quest’ultimo) hanno asfaltato 4-1 le Bermuda del bomber Nahki Wells, in forza al Bristol City, nel turno preliminare.
Ma è di questi giorni la notizia terribile dell’agguato al presidente haitiano Jovenel Moïse, freddato nella sua dimora da un commando, probabilmente assoldato da non specificate “forze straniere”. La polizia ha ucciso quattro sospettati dell’assassinio, più per rappresaglia che per giustizia. Inoltre, la Federazione haitiana viene dallo scandalo di abusi sessuali che ha visto coinvolto il presidente federale Yves Jean-Bart, detto “Dadou”. Non un momento facile per una nazione che ha vissuto per decenni all’ombra della dittatura di François “Papa Doc” Duvalier. Uno che col calcio non aveva un buon rapporto, tanto che l’eroe nazionale haitiano-statunitense Joe Gaetjens, autore del gol che permise agli USA di battere la grande Inghilterra ai Mondiali del 1950, si presume sia morto da oppositore politico in carcere nel 1964, in pieno regime Papa Doc.
Non è finita qui. Altra storia non a lieto fine direttamente dai preliminari della Gold Cup 2021. La nazionale cubana, di stanza in Nicaragua, non ha ottenuto dagli USA il visto per entrare nel Paese e affrontare la sfida contro la Guyana Francese del primo turno. Ufficialmente, per i problemi di sicurezza legati alla pandemia da covid-19 nel Paese centroamericano. Non ufficialmente, si tratta dell’ennesimo “embargo” subito dai cubani. O quantomeno, questa è la versione della Federazione con sede a L’Avana.
Vai a capire chi ha ragione, la sostanza non cambia. I cubani, che una Coppa Rimet l’hanno giocata nel 1938, non hanno un grande rapporto col calcio. Ma proprio ora che, col rinnovato apporto dei legionarios, gli atleti cubani all’estero, stanno cercando di rilanciare le basi del loro movimento, subiscono l’ennesima ingiustizia. Un atto contrario ai principi di sportsmanship tanto decantati a Washington.
Pecunia non olet, di vespasiana memoria. Oppure, se volete, money dont’t stink. Tra le nazionali invitate quest’anno alla Gold Cup c’è il Qatar, prossimo ad ospitare i Mondiali del 2022. Dopo aver dato forfait alla Copa America, i qatarioti saranno ospiti, pagati ma non particolarmente desiderati, della massima competizione CONCACAF. Dietro la favoletta del “fare esperienza internazionale”, si celano in realtà ricchi accordi di sponsorizzazione in giro per il mondo, amichevoli semi-ufficiali con le nazionali coinvolte nelle qualificazioni ai Mondiali, zona europea, comprese. Insomma, questo matrimonio era da farsi, per forza.
Le favorite della Gold Cup 2021 e la composizione dei gironi
Semplicemente osservando la differente impostazione dei convocati fra Messico e Stati Uniti, appare chiaro quale sarà la nazionale favorita per la vittoria finale.
El Tri, agli ordini del Ct argentino Gerardo El Tata Martino, ha chiamato i migliori. La delantera è fuori scala. Sulle ali ci sono Hirving Lozano del Napoli e Corona del Porto. L’oriundo Rogelio Funes Mori di punta, appena naturalizzato. Non manca la qualità neppure fra difesa e centrocampo. Con i vari Edson Omar Álvarez dell’Ajax, Salcedo e Hector Herrera e l’ultimo cup winning goal scorer Jonathan dos Santos. Non ce n’è, sulla carta. A parlare, però, sarà il campo.
Inserito nel gruppo A, il Messico se la vedrà con El Salvador, Curaçao e Trinidad e Tobago. Girone non certo proibitivo ma che nasconde insidie, soprattutto da parte dei salvadoregni, che saranno presenti anche nel gruppone finale per le qualificazioni a Qatar 2022.
Gli USA hanno deciso invece di non convocare i grandi d’Europa. Niente Dest, Giovanni Reyna, McKennie e compagnia. C’è il giovane attaccante dello Schalke 04 Matthew Hoppe, unica nota lieta di un club che nell’ultima Bundesliga è andato vicinissimo a battere il record negativo di gare senza vittoria del Tasmania Berlino. Un disastro. Gli Stati Uniti di coach Berhalter presentano un buon mix di giovani talenti made in MLS.
Gli statunitensi stanno costruendo la selezione che competerà ai Mondiali del 2026. Come ha affermato lo stesso Berhalter, però, l’obiettivo resta sempre la vittoria. Girone duro, con Canada, Haiti e Martinica. I canadesi, in particolare, potevano presentare diversi elementi che avrebbero dato filo da torcere in questa competizione. Jonathan David, fresco campione di Francia con il Lille, non farà parte della competizione così come Alphonso Davies, star del Bayern Monaco già protagonista in Champions e Bundesliga, out alla vigilia. Lucas Cavallini, bomber dei Vancouver Whitecaps e Cyle Larin del Beşiktaş diventando quindi gli uomini più pericolosi. Avendo visto all’opera i canadesi nel playoff di qualificazione ai Mondiali contro il Suriname, possiamo dire che fanno (potevano) paura a tutti. Messico e USA comunque faranno bene a guardarsi le spalle.
Il gruppo C sembra quello più equilibrato. Sorteggio poco benevolo quindi per il Costa Rica della leggenda Bryan Ruiz, giustiziere dell’Italia ai Mondiali brasiliani del 2014, che se la vedrà con la possibile sorpresa Suriname, rinvigorito dai talenti della Eredivisie, con la Jamaica e con Guadalupe.
Chiudiamo col gruppo D, dove le centramericane Honduras e Panama, sembrano in grado di poter condurre i giochi su Grenada e Qatar. Attenzione però ai campioni d’Asia, che nelle ultime uscite sono apparsi più brillanti. Panama, inoltre, non è più la squadra che ha centrato la storica qualificazione a Russia 2018, superando sul fil di lana USA e lo stesso Honduras.
Riepilogando. Messico favorito. Subito dietro USA, Costa Rica e Canada. Attenzione però all’Honduras del redivivo Maynor Figueroa, che non vuole saperne di appendere gli scarpini al proverbiale chiodo.
Il Messico nelle ultime uscite ha un’ottima tradizione contro gli USA, essendo reduce dal trionfo in quattro delle ultime sei edizioni. Ma fa ancora male, nonostante siano passati 19 anni, lo storico successo degli USA agli ottavi di finale dei Mondiali 2002. Un 2-0 secco, che fece perdere la testa a capitan Rafa Marquez, espulso nel finale di gara. Una partita che è tutt’oggi considerata fra le tre più importanti nella storia del calcio statunitense.
Un Paese che con il calcio, nonostante Pelé, Chinaglia e le ricche sponsorizzazioni che lo hanno caratterizzato, non ha mai avuto un buon rapporto. Del resto, fino a poco fa, negli USA, il soccer era bollato come sport per signorine. Quelle stesse presunte signorine, però, hanno dimostrato di essere delle campionesse in prima linea per i diritti civili e sportivi. La nazionale femminile di calcio, negli USA, è ormai icona mondiale, attraverso atlete come Megan Rapinoe e Alex Morgan. E i loro successi in campo internazionale hanno aperto il campo a nuovi investimenti e partnership, a livello maschile, con i principali club europei come il Bayern Monaco. Si può dire, senza falsa retorica, che abbia fatto più la USWNT per il calcio negli USA, che non i Mondiali del 1994.
Le possibili sorprese
L’edizione del 2019 ha visto una bella serie di sorprese sul fronte caraibico. La rimonta di Haiti sul Canada ai quarti, da 0-2 a 3-2. Il passaggio del turno di Curaçao in un girone che contava Jamaica (pareggio nel recupero) e Honduras (eliminato). E la partita persa di misura, forse immeritatamente, contro gli USA ai quarti. La stessa Jamaica, giunta fino alle semifinali, sembra poter finalmente ricalcare la generazione d’oro dei Raggae Boyz che prese parte a France ’98, conquistando tre punti contro il Giappone e cedendo, seppur nettamente, solo alle fortissime Argentina e Croazia.
Non abbiamo motivo di credere che queste squadre non possano replicare gli ottimi risultati di due anni fa. Soprattutto la crescita di Curaçao, allenata da Patrick Kluivert vista la lungodegenza di Guus Hiddink causa covid, dovrebbe confermarsi.
L’ex territorio delle Antille Olandesi, può contare sui fratelli Leandro (Cardiff City) e Juninho (Huddersfield) Bacuna a comporre l’ossatura difesa-centrocampo. Sull’esperto portiere Eloy Room (Columbus Crew), grande protagonista nel 2019. Su un attacco pericoloso, composta da gente come Jarchinio Antonia (ex Cambuur e AEL Limassol), Nigel Thomas (PSV), Rangelo Janga (Apollon Limassol) e Brandley Kuwas (Al-Nasr). L’eliminazione ai playoff di qualificazione ai mondiali contro Panama brucia ancora. Ma il futuro è dalla parte di Curaçao. ***AGGIORNAMENTO IMPORTANTE LAST MINUTE*** Causa molti giocatori con il Covid, Curaçao ha clamorosamente rinunciato alla Gold Cup 2021. Al suo posto viene ripescata Guatemala! Per consentire al Guatemala di arrivare negli USA, la partita contro El Salvador è stata spostata a domenica, sempre a Frisco.
Altra nazionale che si basa su un buon mix di giovani dal campionato locale (soprattutto la storica formazione dei Robin Hood) e talenti che militano in Europa, specialmente nell’ex madrepatria olandese, è il Suriname. All’esordio nella Gold Cup col nuovo format, gli uomini allenati da Dean Gorré vogliono finalmente crearsi una propria identità calcistica. Dopo che, per decenni, hanno fatto da bacino di qualità e quantità per la nazionale olandese. Edgar Davids, Clarence Seedorf, Kluivert, Winter, Rijkaard, Gullit e lo stesso Virgil van Dijk: tutti calciatori nativi del Suriname o figli di surinamesi, ma nati in Olanda.
Chiudiamo con Trinidad e Tobago, la vera delusione delle qualificazioni mondiali, con l’incredibile uscita di scena nel girone preliminare, dietro a Saint Kitts e Nevis. Fatali all’ex CT Terry Fenwick i pareggi con Porto Rico e la cenerentola Bahamas. Famoso, come ama scherzare, per essere uno dei calciatori dribblati da Diego Maradona in occasione del gol del siglo, Fenwick è stato esonerato per far posto alla leggenda dei Soca Warriors Angus Eve.
La nazionale che fu cara a Dwight Yorke e Latapy, con all’attivo una qualificazione ai Mondiali del 2006 come Paese più piccolo mai giunto alla fase finale (record poi superato dall’Islanda a Russia 2018), ha superato nei turni preliminari della Gold Cup 2021 Montserrat (6-1) e Guyana Francese ai rigori. Pericolo ennesima figuraccia scampato, almeno per ora, ma quanta fatica. Peggio ha fatto, del resto, Guatemala, che ai rigori si è fatta buttare fuori dalla Guadalupa allenata da Jocelyn Angloma.
Basti questo a raccontare la magia della Gold Cup 2021. La finale è prevista per il primo agosto all’Allegiant Stadium di Paradise, Nevada.
Una competizione piena di colori, soprese e giovani calciatori tutti da scoprire. Con un occhio, perché no, al sogno di questi ragazzi di essere protagonisti nei campionati Europei per club e, un giorno, ai Mondiali di calcio.
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Fonte immagine di copertina: mlssoccer.com