All’Allianz Stadium di Torino è andata in scena la seconda finale di Champions League femminile italiana. Barcellona-Lione è la partita che tutti si aspettavano…
Barcellona-Lione: la miglior finale di Champions League femminile che Torino potesse ospitare. L’atto finale della Woman Champions League è tornato in Italia a distanza di sei anni dall’ultima volta. In quel caso si giocò a Reggio Emilia e furono proprio le francesi a trionfare ai rigori a discapito del Wolfsburg. Una festa appassionata nel capoluogo piemontese, con le due migliori squadre d’Europa arrivate a contendersi la ventunesima edizione del trofeo più ambito del continente.
Questa finale è un grande evento che certifica il percorso di crescita e di sviluppo del calcio femminile italiano e che segue la notizia del riconoscimento dello status professionistico dei club e delle giocatrici a partire dalla prossima stagione. Il calcio italiano sta salendo di livello grazie alle figure professionali e alle strutture per le ragazze messe a disposizione dai club. È un segnale incoraggiante anche il fatto che la Juventus, vincitrice del quinto titolo nazionale consecutivo, abbia superato la fase a gironi (contro Chelsea e Wolfsburg, avversarie di alto livello) e si sia arresa ai quarti di finale proprio contro L’Olympique Lyonnais con un onorevole 4-3 complessivo, mettendo più volte in difficoltà le transalpine.
Breve storia del calcio femminile
Il percorso che ha compiuto il calcio femminile è stato difficile e tortuoso per lunghi tratti. Il 1895 è l’anno della prima partita di calcio femminile, registrata a Londra. Anche le donne sanno e possono giocare a calcio, anche se qualcuno non ne è assai convinto. Sempre in Inghilterra, nel 1920, la leggendaria Dick, Kerr’s Ladies Football Club affronta una squadra francese: si tratta della prima partita internazionale a livello femminile.
Ma un anno dopo la Federcalcio inglese vieta alle donne di giocare a pallone, decisione ripresa negli anni successivi anche da altri paesi, tra cui Francia, Spagna e Brasile. Il motivo? “Il calcio non è idoneo per le donne e non dovrebbe essere incoraggiato“. Una mentalità conservatrice, che negli anni fortunatamente si è affievolita, anche se non scompare del tutto. Nel 1971 la svolta: l’Inghilterra e l’Europa revocano il divieto per le donne di giocare a calcio. È a partire da questo momento che il percorso del calcio femminile comincia a divenire via via meno accidentato. Di tappe importanti ce ne sono state parecchie.
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Il 1984 è l’anno del primo europeo (vinto dalla Svezia); nel 1991 la Cina ha ospitato il primo Mondiale femminile FIFA (vinto dagli USA) e nel 1996 il CIO accoglie favorevolmente la presenza del calcio femminile alle Olimpiadi. Ai tempi la copertura in TV era inesistente, l’appeal bassissimo, ancora meno investimenti e il livello non era paragonabile a quello odierno. Negli anni il calcio femminile è radicalmente cambiato, in meglio. Le competizioni in TV o in streaming sono accessibili a tutti, gli eventi più importanti hanno un rilevante impatto mediatico, le calciatrici si formano come professioniste e i sostenitori aumentano costantemente.
Ovviamente gli Stati Uniti d’America sono l’oasi paradisiaca per ogni calciatrice, ma l’Europa sta recuperando terreno. Un esempio a dimostrare questa tesi è il fatto che, dopo 23 anni, una partita disputata in uno stadio europeo abbia battuto lo storico record di presenze a una partita di calcio femminile. Nel 1999, quando gli USA ospitarono il loro primo Mondiale, per la finale contro la Cina al Rose Bowl di Pasadena sono stati contati circa 90.185 spettatori. Nel marzo 2022, lo stadio Camp Nou di Barcellona nel Clásico di Women Champions League contro il Real Madrid ha ospitato 91.553 spettatori. Un record incredibilmente battuto qualche settimana dopo sempre dalla squadra blaugrana nell’andata della semifinale contro il Wolfsburg. In quella partita del 22 aprile 2022 i tifosi allo stadio sono stati 91.648! Una partecipazione incredibile che sottolinea la crescita di tutto il movimento europeo femminile.
Barcellona-Lione, la finale perfetta
Miglior atto finale di questo non poteva esserci. Barcellona-Lione, che sfida. Una partita che sa di Oscar, un colossal in cui solo una squadra riceverà il premio di Miglior Attrice Protagonista. La squadra che ha vinto di più in Europa è il Lione di Aulas, che ha conquistato ben sette UEFA Women’s Champions League. Fondato nel 1970, dagli anni ’90 in poi è riuscito a raggiungere i vertici del calcio francese ed europeo. Anche mondiale, a dirla tutta, visto che è stata l’unica squadra del nostro continente a trionfare nel Campionato Internazionale femminile per Club, un equivalente del Mondiale per Club maschile. Durato solo tre edizioni, disputate tutte in Giappone, l’OL se l’è aggiudicato nel 2012, battendo l’INAC Kobe, e la squadra francese è stata decretata Campionessa del Mondo.
Il Barcellona è stato tra i membri fondatori della Liga de Fútbol Femenino, la cui prima edizione risale al 1988. Ha dovuto aspettare fino alla stagione 2011-12 per il primo titolo: dieci anni dopo è diventata la squadra spagnola più vincente. Basta vedere le cifre di questa stagione in campionato: 30 partite, 30 vittorie, 159 goal realizzati e +148 di differenza reti. Storico è il triplete conquistato nell’arco della stagione 2020/2021, culminato con la vittoria in Champions ai danni del Chelsea.
La partita del 21 maggio 2022 è stato il primo incontro tra i due club dopo la finale del 2019, quando l’OL ha strapazzato le catalane a Budapest per 4-1. Le calciatrici più attese erano principalmente due: le “golden players” Ada Hegerberg e Alexia Putellas. La norvegese è stata la vincitrice del primo Pallone d’Oro istituito da France Football, nel 2018, mentre la spagnola ha ottenuto tale riconoscimento meritatamente nel 2021.
La cronaca del match
Allo Stadium, gli spagnoli sono in netta maggioranza e si fanno sentire molto con i cori. Hanno sostenuto le loro ragazze da quando sono entrate in campo per il riscaldamento fino a quando sono uscite una volta finito il match. Il Lione parte benissimo e al 6′ arriva il goal di Amandine Henry (alla fine eletta Player of the Match) con una spettacolare parabola dalla distanza che si insacca alle spalle di Paños. Poi sale in cattedra la Hegerberg, che al 23′ insacca di testa un cross di Bacha, mentre dieci minuti più tardi serve l’americana Catarina Macario per un comodo tap-in.
Il Lione si dimostra una squadra organizzata, messa benissimo in campo dalla mister, Sonia Bompastor. Il Barça accorcia con un bel tiro di Alexia Putellas, che segnando l’undicesimo goal in Champions diventa capocanniere dell’edizione 21/22. Nel secondo tempo il Barcellona pressa tanto, ma il Lione regge bene. Patri Guijarro prende la traversa con un pallonetto da distanza considerevole, mentre le subentrate Asisat Oshoala (2 volte) e Crnogorčević sfiorano il goal, così come la Paredes. Alla fine è trionfo francese, tra gli applausi incessanti dei tifosi del Barcellona. Ad alzare la Champions è capitan Wendie Renard: insieme ad Eugénie Le Sommer, entrata nella ripresa, hanno giocato in tutte e otto le vittorie finali dell’OL in Champions. Il loro abbraccio a fine partita è iconico.
Applausi anche all’allenatrice Sonia Bompastor, vincitrice della UWCL con il Lyon nel 2011 e nel 2012. È la prima volta che qualcuna si aggiudica questa competizione sia da giocatrice che da allenatore. Hegerberg vince nettamente il duello con Putellas, realizzando il 59esimo gol europeo alla 60esima presenza, il suo sesto centro in finale (quattro contro il Barcellona compresa la tripletta nel 2019). Barcellona-Lione è stata una grande finale, e non lo diciamo solo noi. Paul Saffer, reporter di UEFA.com, ha detto questo: “È una finale da classificare tra le migliori, insieme a Wolfsburg – Tyresö 4-3 del 2014 e al ritorno di Francoforte – Umeå nel 2008″. Viva il calcio, ovviamente anche quello femminile.
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Grafica a cura di PSM Sport (foto fonte copertina: wchampionsleague Instagram)
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