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Cosa ci lascia Euro 2024

Euro 2024 è giunto al termine, lasciandoci una serie di ricordi indimenticabili. Questo articolo spera di offrire un’analisi piacevole dei momenti salienti, catturando l’essenza di ciò che ha reso questo Europeo unico.

Il cammino che ha portato la Spagna alla vittoria di questo Europeo nasce da un lavoro partito diversi anni fa proprio sotto la sapiente guida di Luis de la Fuente. Il 63enne di Haro è un allenatore che ha creato un percorso in continuità partito dalle selezioni giovanili da lui allenate per poi arrivare a portarle in prima squadra.

I Fabián Ruiz, i Rodri, i Dani Olmo passando da Mikel Merino e Pedri sono tutti elementi appartenenti alla stessa scuola calcistica che ha trovato sfogo finale in questa Nazionale. Non è un caso che, oltre alla vittoria, la Spagna abbia espresso il miglior gioco corale dell’intera competizione, qualcosa che non è facile da vedere viste le tempistiche limitate a disposizione delle squadre nazionali. La formazione iberica la soluzione l’ha trovata grazie a questo progetto basato sulla continuità partendo dalle selezioni giovanili.

Questa è ovviamente la base su cui si è fondata la Roja, ma al di sopra di questa solidissime fondamenta era necessario un qualcosa in più per poter stupire e scalare le gerarchie di questa competizione. Questo qualcosa in più è stato dato dalla velocità e dalla spensieratezza di Nico Williams da una parte e di Lamine Yamal dall’altra. I loro dribbling e le loro accelerazioni hanno donato una nuova dimensione al calcio posizionale della Spagna, con difese avversarie sempre in affanno nel fermare i due esterni offensivi della squadra di Luis de la Fuente.

La Spagna festeggia il suo quarto campionato europeo. Fonte: IG Uefa_Official https://www.instagram.com/p/C9awEX5NbLn/?igsh=MWd2MWltdmRudTY0eg==

Le loro iniziative hanno reso più pericolose le manovre offensive ed allo stesso tempo hanno costretto gli avversari e trovare un modo per coprire meglio l’ampiezza lasciando qualche spazio in più per giocate in verticale nelle zone centrali. La Spagna ha vinto Euro 2024 segnando in tanti modi diversi, non solo per la grande qualità dei suoi interpreti ma per la capacità di questi due giocatori di dilatare gli spazi da coprire dalle difese avversarie. Insomma, altro che tiki-taka.

La sua capacità di giocare con la serenità di un veterano, senza farsi condizionare da paragoni e pressioni, è ciò che lo sta rendendo unico. Ogni suo tocco, ogni movimento è eseguito con una precisione e una calma che lasciano senza parole compagni di squadra e avversari. È come se la pressione semplicemente scivolasse via da lui, permettendogli di esprimere il suo talento con naturalezza e spontaneità.

Yamal ha affrontato ogni partita di questo Europeo con la leggerezza e l’entusiasmo di un bambino che entra in un negozio di caramelle, ma anche con la saggezza di chi ha già vissuto mille battaglie sul campo. Questo equilibrio tra giovinezza ed esperienza è la chiave della sua ascesa fulminea. 1 goal, 4 assist (di cui uno in finale) e miglior giovane di Euro 2024. In un’epoca in cui la pressione su giovani talenti è spesso schiacciante, Lamine Yamal rappresenta una rara eccezione.

La sua leggerezza, la sua capacità di giocare con una serenità disarmante e la sua incredibile maturità sono la prova che il talento, quando combinato con la giusta mentalità, può davvero brillare indipendentemente dall’età.

Anche questa volta, non è arrivato a casa. Gli inglesi volevano tanto rivendicare in questi anni il merito di aver inventato il calcio ed il loro mezzo era quello di ritornare ad alzare un trofeo con la nazionale. Tante illusioni, dal Mondiale 2018 a Euro 2024. Un solo uomo al comando, quel Gareth Southgate additato da tantissimi come principale ostacolo al raggiungimento di un grande risultato.

Gareth Southgate è diventato commissario tecnico della nazionale inglese nel 2017, a seguito delle vicende che hanno portato alla rimozione di Sam Allardyce dalla guida dei Three Lions. In quegli anni Southgate aveva partecipato alla costruzione del piano per ricostruire la scuola calcistica inglese. Un modello, come si suole chiamarlo, che è partito dal modo di far crescere i giocatori in qualsiasi realtà della nazione. Il modello ha creato allenatori con i giusti strumenti per permettere la crescita di questi giocatori. Un modello che ha portato, a partire dalla seconda metà degli anni ’10 alla vittoria di diverse competizioni giovanili per nazionali.

Southgate non ha però portato al termine l’obiettivo vittoria, faticando ad unire individualità importanti e ad imprimere un’identità di gioco. Vero, è riuscito a portare e a mantenere ad alti livelli la Nazionale dei Tre Leoni (due finali all’Europeo e un quarto posto al Mondiale). Ma è anche vero che per l’Inghilterra l’unico trionfo in bacheca rimane quello del 1966. Il suo tempo, forse, è finito…

L’affermazione stessa sul fatto che i bambini non giochino più per strada rappresenta esattamente il motivo per cui il calcio italiano rischia di sprofondare su sé stesso. È l’assoluta incapacità di esaminare in maniera approfondita e competente le cose.

Attenzione, questo non è un problema specifico del calcio, ormai tutto in Italia si basa su giudizi di pancia senza guardare alla complessità delle cose. Per cui da una parte abbiamo un linguaggio giornalistico che guarda solo ai risultati sparano sentenze in caso di sconfitte e grandi celebrazioni in caso di vittorie, il tutto per nascondere l’assoluta inadeguatezza nel commentare le partite dal punto di vista tecnico.

Dall’altra parte abbiamo vertici federali ed addetti ai valori che sparano nel mucchio contro gli stranieri in serie A ed il mancato utilizzo dei giovani da parte dei club, il tutto per proteggere interessi di poltrona che non permettono una radicale revisione del sistema calcistico italiano. Spalletti dovrà ripartire sapendo di ricomporre un puzzle complicato, mentre ai bambini per strada ci penseranno gli assessori all’urbanistica.

Julian Nagelsmann, a 36 anni e 327 giorni, ha superato Srečko Katanec (con la Slovenia a Euro 2000) come il più giovane allenatore ad allenare una nazionale in una fase finale di un Europeo. Tre vittorie, un pareggio e una sconfitta ai supplementari contro la Spagna a Euro 2024. Rimandato? Ní. Anche perché l’ex allenatore del Bayer Monaco è arrivato solamente nel settembre 2023 e ha avuto poco tempo a disposizione per mettere in pratica la sua creatività tattica. La Germania padrone di casa è stata sicuramente la meno deludente tra le big che non sono arrivate in finale, per tre motivi.

Uno, per la qualità del gioco espresso. Due, per il fatto che hanno mancato la semifinale per una chiara svista arbitrale. Tre perché il futuro – con Musiala e Wirtz già capibanda, aspettando Pavlovic, Beier e gli altri solidi Under 23 – potrà sorridere nuovamente ai tedeschi. Anche senza un santone come Toni Kroos.

Sicuramente il livello tra grandi e piccole nazionali nelle ultime grandi competizioni si è assottigliato. Non esistono più partite facili, né tanto meno le squadre materasso. I giocatori moderni, anche quelli delle nazionali più piccole, sono più atletici e hanno limiti meno marcati. I compiti troppo ben eseguiti con squadre dai meccanismi quasi digitalizzati portano ad annullare lo spettacolo.

Basta squadre attendiste, poco coraggiose, che fanno tanti calcoli e pensano solo alla tattica, magari pensando più a non subire che a segnare. Il calcio dovrebbe essere spettacolo. Guardare una partita priva di emozioni e di dinamicità, facendo il compitino, non è ciò che ci si aspetta. Soprattutto dalle grandi nazionali come Francia, Portogallo o la stessa Inghilterra. Perché le aspettative sarebbero altre. Poi ci siamo ritrovati a guardare le partite di Georgia, Turchia, Austria e Romania, in cui i loro giocatori hanno dato tutto, offrendo un calcio più divertente rispetto ad altre selezioni più blasonate.

C’è da aggiungere però anche il fatto che si viene da una stagione logorante, con una media di 45/50 partite giocate. Ma c’è chi ne ha fatte anche 70, come il centrocampista spagnolo Rodri.

Che in una conferenza stampa ha detto: “L’anno scorso ho giocato circa 70 partite e l’anno prima ci sono andato vicino. Questo ovviamente ha un impatto sulla fatica e sul recupero. Credo che dovremmo iniziare a prenderci più cura dei giocatori. Giovare così tante partite ogni anno… credetemi, si vede. Non immagino come sarò a 34 anni”. Quindi sì, è vero che alcune partite sono state noiose. Ma è in parte comprensibile.

Dei 624 atleti convocati ad Euro 2024, ben 165 rappresentano una nazionale diversa rispetto a quella di nascita. Ovviamente ci sono casi molto diversi fra loro, ognuna con una storia e con una motivazione diversa nella scelta di optare per una nazionale anziché un’altra. La diaspora albanese, ad esempio, ha portato la nazionale di Sylvinho a chiamare ben 23 atleti nati all’estero su 26, grazie anche al lavoro di scouting della federazione.

La nazionale invece più autarchica è la Cechia, con nessun calciatore nato fuori dai confini nazionali. Quindi si può vedere come le diverse politiche di selezione e le dinamiche migratorie influenzano profondamente la composizione delle squadre nazionali, creando panorami sportivi molto diversificati. Ed è bello così.

È stato l’Europeo in cui abbiamo salutato una generazione di grandi calciatori. Kroos, Modrić, Cristiano Ronaldo e tanti altri rappresentanti del meglio che il calcio mondiale abbia saputo offrire negli ultimi lustri. Eppure, il calcio così come la vita va avanti, inesorabile e insensibile alle nostre pretese di immortalità e indispensabilità. Sono nate nuove stelle. Abbiamo parlato fino alla nausea del terribile duo Williams-Yamal, due vere Furie Rosse. Bellingham e Foden sono dei fenomeni, ma sono arrivati un po’ scarichi e sicuramente potevano dare qualcosa di più. Si rifaranno. Bene Cole Palmer, senza dimenticarci di Bukayo Saka. Com’è possibile che l’Inghilterra abbia perso?

Bisogna menzionare Gakpo e Simons per l’Olanda, Musiala e Wirtz per la Germania ma anche Arda Güler, Doku, Kvaratskhelia e Ndoye. Insomma il futuro è già arrivato e sembra pronto a regalarci le stesse magie del passato, nonostante i passatismi e i nostalgici sui social.

Ci aggiorneremo al prossimo Europeo…


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