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Il Profeta Magaya

Maggio 2015. Negli uffici della federazione calcistica dello Zimbabwe (ZIFA), stanno dando gli ultimi ritocchi a un comunicato importante. Purtroppo, la nazionale non parteciperà all’imminente COSAFA Cup in Sud Africa per mancanza di fondi per pagare la trasferta. Il presidente Cuthbert Dube, che si dimetterà in ottobre dopo aver mandato in bancarotta la federazione, si prepara ad affrontare uno tsunami di critiche e accuse. Ma, con un tempismo degno dei migliori film di suspense, arriva la notizia che i The Warriors parteciperanno alla competizione grazie alla bontà di Walter Magaya.

Quest’uomo ha consegnato un assegno di quasi 60mila dollari e, qualche mese più tardi, pagherà nuovamente di tasca propria la trasferta in Malawi per una gara di qualificazione alla AFCON Cup. Dube, a quel punto, trasforma il comunicato della rinuncia in un ordine: “Domenica prossima, tutti i giocatori e lo staff della nazionale dovranno essere in prima fila alla funzione, ognuno portando un dono, e il Profeta pregherà per noi”. Già, perché Walter Magaya è per tutti gli zimbabwesi “il Profeta”.

E, da quel 2015, anche il padrone del calcio nel paese. Fondatore della Prophetic Healing Deliverance Ministries (P.H.D.) – Ministero della Guarigione Profetica e della Liberazione – un ministero cristiano carismatico, Magaya rappresenta sicuramente un personaggio interessante e controverso.

Nato nel 1983 a Ngezi, ha guadagnato fama nazionale e internazionale grazie alle sue predicazioni, guarigioni miracolose e presunte profezie. Magaya fonda la sua chiesa nel 2012 dopo un viaggio in Nigeria, durante il quale viene ordinato da un altro famoso leader religioso, T.B. Joshua.

La chiesa cresce rapidamente, attirando migliaia di seguaci in tutto il mondo. I supposti miracoli, che donano a Magaya notorietà e fama, comprendono la restituzione della vista, la cura da svariate malattie e la protezione durante incidenti o crimini invocando il suo nome.

La fama nazionale esplode nel 2014, quando annuncia la “conversione” della popolare ballerina di pole dance Beverly Sibanda. Bev, intrigante e controversa, promette di abbandonare le peccaminose scene dello spettacolo grazie all’incontro con il Profeta. In cambio, lui finanzia l’apertura di un negozio di moda nel quartiere chic della capitale, Harare. La conversione però dura solo tre mesi, prima che Bev torni sulle scene con la hit “bottle dance”, in cui l’uso della bottiglia, a cui si riferisce il titolo, è lasciato all’immaginazione del lettore.

Nell’ottobre del 2018, Magaya annuncia di aver trovato, due anni prima, la cura per l’HIV e il cancro. Secondo lui, basta unire i principi di due piante per ottenere la medicina miracolosa. Tuttavia, il Profeta non divulga subito la notizia, poiché desiderava prima ottenere prove “scientifiche e chimiche” dell’efficacia.

Magaya rifiuta persino un’offerta di 56 milioni di dollari da una compagnia americana per commercializzare il prodotto attraverso una società che lui stesso ha creato ad hoc, la Aretha Medica, con investitori indiani. Successivamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità nega l’efficacia del procedimento. Un anno dopo, la Aretha Medica viene condannata per aver distribuito un medicinale senza nessuna prova di efficacia. La stessa società si dichiara colpevole durante il processo.

Accuse ben meno nobili, come quella di aggressione sessuale e stupro, coinvolgono il Profeta. Una studentessa di nome Petronella Donhodzo afferma di aver ricevuto 200 dollari nel 2016 per mantenere il silenzio. Tuttavia, successivamente, la studentessa ritira improvvisamente le accuse e, in un video, scagiona Magaya.

Una sera, però, il giudice che indaga trova un biglietto della vittima sotto la porta dell’ufficio, in cui ammette lo stupro e dice di aver ricevuto minacce di morte per non procedere nella causa. Anche un’altra ragazza, Chenai Hassan, dichiara di essere stata stuprata dal Profeta nel 2013, quando era ancora minorenne. Anche lei aveva ricevuto denaro per il silenzio.

La famiglia di Hassan smentisce le accuse in un video, lanciando addirittura elogi per il presunto stupratore della figlia. Il Profeta Magaya ammette la relazione con Donhodzo, ma afferma di essere vittima di tentativi di estorsione. Il processo è ancora in corso, nonostante le richieste di annullamento del Profeta, che continua a dichiararsi vittima di ricatto.

Durante gli anni tumultuosi della crescita della fama e della ricchezza di Magaya, avviene l’incontro con il calcio. Nello stesso 2015, in cui finanzia la trasferta della nazionale, il Profeta, appassionato di pallone fin da piccolo, acquista la proprietà dei Gunners FC.

Il club, fondato nel 2005 da Cuthbert Chitima, aveva guadagnato popolarità per il suo stile di gioco spettacolare e aggressivo, che lo portò a vincere il campionato del 2009. Tuttavia, il club attraversa un periodo di difficoltà economiche e retrocede in seconda divisione. Con la nuova proprietà, inizialmente condivisa tra Magaya e Chitima (anche egli membro della P.H.D), e poi esclusivamente a capo del Profeta, il club cambia nome prima in Yadah Gunners e poi nell’attuale Yadah Stars.

Nel 2017, il club viene promosso in Premier Division, con Magaya come “direttore tecnico” e Jairosi Tapera in panchina. Tapera, un allenatore molto conosciuto nel paese, accetta l’offerta generosa delle Yadah Stars, ma dopo alcune partite iniziano i problemi. Dopo due sconfitte, Magaya licenzia l’intera commissione tecnica per non aver rispettato la sua “parola profetica” riguardo la selezione dei giocatori.

Secondo il Profeta, l’allenatore ha ignorato le sue istruzioni, basandosi invece su una decisione personale, causando risultati disastrosi. Davanti ai fedeli, Magaya racconta che, nonostante la sua presenza durante la preparazione della squadra, l’allenatore ha scelto di ignorare i suoi consigli, scambiando i ruoli dei terzini e destabilizzando l’assetto della squadra.

Il Profeta Magaya sottolinea che la gestione delle Yadah Stars è interamente sotto la sua responsabilità spirituale. Dopo le sconfitte, conferma alla sua congregazione di aver chiesto a Tapera di “tornare a casa” fino a quando non avrà rispettato le sue profezie. Tapera non tornerà e porterà il club in tribunale per reclamare il pagamento dell’intero contratto, essendo stato licenziato senza giusta causa.

Le Yadah Stars continuano intanto a navigare nella parte destra della classifica. Deluso dai risultati modesti, e sempre più impegnato in altri affari, come il lancio del canale televisivo Yadah TV e ingenti investimenti immobiliari, Magaya annuncia l’intenzione di vendere il club. Tuttavia, nell’agosto 2023 cambia idea, dopo aver ascoltato per caso una notizia. La CAF, la Confederazione Calcistica Africana, avrebbe escluso tutti gli stadi del paese dall’ospitare competizioni internazionali, poiché nessuno rispetterebbe gli standard FIFA. Quattro mesi dopo, a dicembre, Magaya affianca orgogliosamente il presidente del paese Emmerson Mnangagwa durante l’inaugurazione dello stadio del Cuore.

Questo impianto modernissimo, costruito in quattro mesi ad Harare, ospiterà con i suoi 5.000 posti le partite del Yadah e la preparazione delle nazionali. “Quando il Profeta è venuto a trovarmi e mi ha mostrato le foto dei lavori, gli ho chiesto per due volte se fossero reali. È incredibile il lavoro fatto!” ha detto Mnangagwa durante la cerimonia.

La mia visione calcistica va oltre lo Yadah FC. Questo stadio è per tutti, non solo per lo Yadah, ecco perché l’ho chiamato The Heart. Chiunque abbia passione e talento per il gioco del calcio dovrebbe sentirsi a casa in questa struttura“, ha spiegato Magaya.

Nel luglio del 2024, Magaya inaugura il The Heart Stadium 2 a Maputo, in Mozambico, e inizia i lavori per l’Heart 3 a Lilongwe, in Malawi. Naturalmente, sempre “attraverso la grazia di Dio” e con il contributo dei 22 milioni di dollari di imposte evase dalla Prophetic Healing and Deliverance, secondo un’inchiesta del 2019.

Nonostante questi “contrattempi”, come il blocco del mercato di tre anni deciso dalla FIFA contro le Yadah Stars, dopo il licenziamento senza giusta causa di tre giocatori brasiliani, Joao Pedro Marques Barcellos, Juan Luciano Faria e Deivid Pereira de Brito – poche settimane dopo la loro presentazione in pompa magna – Magaya continua la sua ascesa. Le voci lo vedono come il prossimo candidato alla presidenza della Federazione, ma lui non le smentisce. Nel frattempo, si dedica alla sua nuova passione: il calcio femminile.

Lo scorso agosto, la First Lady Auxillia Mnangagwa annuncia in un hotel di Harare che il “visionario Profeta” ha donato 320mila dollari per il rilancio della Zimbabwe Women Super League e la nascita di una Coppa nazionale femminile. Alla domanda: “Perché lo fa?”, Magaya rivela un episodio segreto.

Mio padre spirituale (TB Joshua) mi ha dato una palla autografata e mi ha profetizzato che avrei avuto un ruolo nello sviluppo del calcio nel mio paese. Questo è stato anni fa, quando sono andato nella sua chiesa in Nigeria. Quella palla è nel mio ufficio. È cara al mio cuore. Il mio più grande desiderio è che i Warriors e le Mighty Warriors si qualifichino per la Coppa del Mondo FIFA. Voglio essere presente quando ciò accadrà. E voglio solo mettere la mano sul petto mentre suona l’inno nazionale, tutto qui“.

Il Profeta Magaya

Con un endorsement del genere, chi potrebbe sottrarsi a un moderno “Dio lo vuole”?


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