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Una settimana italiana fallimentare (o forse no?)

Dopo la scorsa settimana italiana fallimentare, la domanda è d’obbligo: le squadre di Serie A hanno davvero un problema nel reggere i ritmi europei?Di certo è che, tra sfortuna, errori individuali e scelte discutibili, questa settimana ha rappresentato uno schiaffo per il nostro calcio. Ma è davvero un segnale di declino? O c’è ancora margine per risalire?

Dover trovare a tutti i costi delle teorie di carattere generale che possano applicarsi a situazioni specifiche, è un esercizio che nel modo di fare italiano è abbastanza diffuso, anzi oseremmo dire preponderante. Eppure, ciò che è chiaro quando si parla di coppe europee è che conta come affronti la singola partita ed in quale momento la affronti. Milan, Atalanta e Juventus hanno affrontato i rispettivi doppi confronti con una condizione fisica e mentale inferiore a quella degli avversari.

Se dobbiamo dare una spiegazione a tutto questo, allora ci viene da pensare che forse il calendario può incidere, e tanto, nell’andamento di una stagione. Le squadre di Eredivisie e Pro League nel periodo tra fine dicembre a metà gennaio hanno goduto di due settimane di riposo. Nello stesso lasso di tempo tutte e tre le squadre italiane hanno giocato partite di campionato, di Champions finanche una final four di Supercoppa Italiana.

Ci si accorge di questo quando vediamo i giocatori dell’Atalanta arrivare con un secondo di ritardo al duello con l’avversario diretto o quando la Juventus si sgonfia dopo un discreto primo tempo ad Eindhoven. Poi c’è il Milan, che sbaglia tanto per mancanza di lucidità, oltre che per uno stato di confusione abbastanza strutturale della squadra. Siamo dell’idea che le stesse partite, magari disputate tra un mese, oppure disputate ad ottobre o novembre, avrebbero avuto un esito del tutto diverso. Basti solo pensare che la stessa Juventus a settembre vinse in maniera brillante contro lo stesso PSV.

Ma quello che conta è che queste partite si sono disputate nelle due settimane centrali di febbraio, ed in queste due settimane le squadre olandesi e belga hanno mostrato di stare meglio di quelle italiane. E ne hanno tratto vantaggio. Per cui, così come determinati successi europei nelle ultime due stagioni sono stati frutto di situazioni determinate da concatenazioni di eventi favorevoli (sorteggi favorevoli nel 2023, un Liverpool crollato fisicamente e mentalmente nel 2024 contro l’Atalanta per fare degli esempi) così anche questa Caporetto che ci siamo appena messi alle spalle è frutto di una contingenza sfavorevole. Il calcio italiano non è rinato negli ultimi anni e non è morto dopo questa settimana orribile.

Qualcosa si è sbagliato nella preparazione di queste partite, ed il contesto europeo, ad oggi, non consente errori. Essere eliminati da Feyenoord, Bruges e PSV non è da considerare come un evento umiliante, ma semplicemente un’indicazione che in Europa c’è vita anche al di fuori di Mbappè, Haaland e Salah, e che è necessario essere sempre al top per superare ogni step. Questa è la prima stagione con la Champions disputata nel nuovo formato. Juventus, Milan ed Atalanta escono dopo aver disputato dieci partite. Fino allo scorso anno non accedere agli ottavi significava aver disputato solo sei partite.

Questo significa aver disputato quattro partite in più per raggiungere lo stesso tipo di risultato. A cui aggiungere un campionato composto da 38 partite; la Eredivisie e la Pro League ne prevedono di meno. Vediamo come andrà avanti questa stagione per vedere se ci toccherà aggiungere all’insieme delle variabili se avere un campionato a 20 squadre invece di averne 18 o 16 possa avere un impatto sul cammino europeo.

Resta il fatto che l’eliminazione di tre italiane su tre alla prima esperienza di sempre in un playoff di Champions League lascia davvero l’amaro in bocca. In termini di ranking UEFA sarà molto complicato riprenderci quel famigerato “quinto posto in Champions” per la prossima stagione. Questa debacle tutta all’italiana è anche una grande mazzata inattesa che porta inevitabilmente a delle riflessioni, che vanno fatte soffermandosi squadra per squadra.

La premessa è: non eravamo i migliori del mondo prima ma non siamo i più scarsi oggi. Il discorso relativo alla forma è corretto e vale per tutte e tre le compagini. La Champions non perdona ogni minimo errore e presentarsi a marzo in condizioni atletiche e fisiche peggiori dell’avversario porta ad uno svantaggio importante in un doppio confronto di andata e ritorno.

Un’Atalanta accecata dall’ira per un rigore inesistente contro all’andata esce col Brugge. Nel doppio turno i nerazzurri belgi hanno davvero messo sotto scacco per ben più di 90 minuti la campionessa uscente dell’Europa League. All’andata la gara è stata anche equilibrata, le occasioni la dea le ha avute. Nel ritorno al Gewiss Stadium, però, il Brugge ha mostrato – oltre che una migliore forma fisica – anche maggiore lucidità ed organizzazione difensiva ed offensiva.Contropiedi gestiti alla perfezione, un esperto Mignolet a guidare la retroguardia e soprattutto una caratteristica fondamentale in Champions: la concretezza. Poche occasioni, tanti gol, e passi il turno meritatamente.

“L’ira: un acido che può provocare più danni al recipiente che lo contiene che a qualsiasi cosa su cui venga versato.”

Seneca

È più complicato e relativo agli episodi forse il discorso sul Milan, eliminato dal Feyenoord come tutti ben sappiamo. Senza dover discutere sulla follia rossonera di Zagabria dell’ultima giornata della fase a campionato, analizziamo brevemente la doppia sfida.Il Feyenoord all’andata vince meritatamente, intensità maggiore, un Paixão versione Garrincha ed un generoso Maignan in occasione del gol condannano il Milan a una missione possible a San Siro. Ribaltare un 1-0 contro una rosa molto ridotta come organico e tecnicamente inferiore non è impossibile, e infatti fino al 51′ i rossoneri sono avanti nel punteggio e in totale controllo della gara.

Poi come disse Max Allegri in una ben nota conferenza, Conceição ha pescato la carta dell’imprevisto, come nel gioco del Monopoly. Risultato? Stupidaggine di Theo Hernández, Milan in dieci uomini, e totale confusione in panchina. Subentra anche la sfortuna, perché subito dopo aver tolto Giménez e aver messo Fofana per dare maggiore copertura, arriva il gol del pari di Carranza e le speranze rossonere crollano. Per il Milan le parole chiave sono: errori individuali e poca abilità nel gestire situazioni inattese.

Ajax, Lione, Porto, Villarreal, PSV Eindhoven. Queste le ultime eliminazioni cocenti della Juventus nella massima competizione europea nella fase ad eliminazione diretta. Si parte con grandi aspettative, un sorteggio a detta di tutti favorevole, si iniziano già a calcolare le date del turno successivo. Ma puntualmente nella gara di ritorno arriva l’eliminazione.

Forse la Juventus è il caso in cui la differenza di forma fisica ha inciso maggiormente. Anche se c’è però da dire che in bianconeri non sono in forma dalla gara di Verona di fine agosto in campionato… Sfortuna negli infortuni, ma tanta tanta disorganizzazione in casa bianconera ad Eindhoven (sulla gara di andata poco da dire, risultato giusto e partita equilibrata). Cambiaso inserito prima a sinistra poi spostato a centrocampo ai supplementari. Koopmeiners in campo con la febbre. E tanto altro. Ecco, la Juve in Champions quest’anno si può definire con la parola confusione.

A partire dalla fase campionato, parliamo di una squadra capace di vincere con il Lipsia in dieci uomini e col City, che però è uscita quasi massacrata contro lo Stoccarda – che sulla carta era l’avversario più abbordabile del sorteggio. In Europa l’esperienza di un uomo come Ivan Perišić nel doppio scontro è fondamentale. E questo alla Juve mancava. È anche fondamentale però avere chiarezza nelle idee e preparare i giocatori a partite intense e complicate. Anche questo è mancato ai bianconeri. Se poi a questi fattori sommiamo un PSV nettamente meglio per condizione atletica e mentale, l’eliminazione è inevitabile.

A rappresentare il nostro calcio in Europa dopo questa settimana italiana fallimentare sono rimaste in 4: Inter in Champions League, Lazio e Roma in Europa League e Fiorentina in Conference. Tutti club che possono fare un percorso importante in ogni competizione. Per concludere, parlare di fallimento relativo al nostro movimento nel suo complesso non sia corretto, anzi sarebbe quasi irrispettoso nei confronti di chi in Europa è ancora in ballo. Godiamoci a questo punto le nostre italiane rimaste in gara, e speriamo – oltre di non dover più a che fare con una settimana fallimentare italiana – di poter vedere un altro trofeo importante in bacheca di uno di questi club.


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Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino

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