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Leggere Fuga per la vittoria a Newcastle

A nove partite di distanza dalla fine del campionato, il Liverpool di Arne Slot ha un vantaggio di 15 punti sulla seconda classificata, l’Arsenal di Mikel Arteta. Si tratta sicuramente di uno dei più grandi margini che la squadra prima in classifica della Premier League, a campionato in corso, sia mai riuscita a costruire nei confronti delle inseguitrici. Per quanto sembri ormai chiusa la corsa al titolo, la storia della massima serie inglese ci racconta che non è mai detta l’ultima parola. Anche il Newcastle United, nella stagione 1995/96, pensava di essersi assicurato il titolo avendo seminato le dirette inseguitrici: oggi andremo a scoprire la storia di quella squadra e come riuscì a perdere un campionato che, di fatto, era già nelle sue mani.

L’estate del 1995 porta al St. James’ Park due stelle pronte a incendiare la Premier League: David Ginola e Les Ferdinand. Ginola, sedotto dalla promessa di un calcio spettacolare, lascia il PSG per unirsi a Kevin Keegan. Ferdinand, chiamato a raccogliere l’eredità di Andy Cole, non resiste al fascino dell’attacco totale di Keegan, vestendo con orgoglio la maglia numero 9.

Il loro impatto è immediato. Il 4-4-2 di Keegan è una macchina da gol perfettamente oliata: Ginola sulla sinistra, Gillespie sulla destra, Ferdinand in attacco con Beardsley a supporto, la presenza del belga Albert dietro, Lee e Batty a dare sostanza in contenimento.

Il Newcastle vola. Gioca un calcio elettrico, spregiudicato, un inno all’attacco che incanta il pubblico e fa innamorare l’Inghilterra. Nel frattempo, nelle radio britanniche esplodono “Some Might Say” e “Don’t Look Back in Anger“: è l’era d’oro del Britpop, e il Newcastle sembra il riflesso perfetto di questa euforia collettiva.

A Natale del 1995, i Magpies guardano tutti dall’alto: 10 punti di vantaggio in classifica. Il titolo sembra solo una formalità. Ma c’è un uomo, a 151 miglia a sud-ovest, a Manchester, con un francese enigmatico e una squadra di giovani inglesi ancora in cerca di equilibrio, che non sembra essere d’accordo. Sentiremo di nuovo parlare di lui nelle prossime righe.

Old Trafford. Notte gelida. Il Newcastle arriva da dominatore, il Manchester United è in difficoltà. Nel momento della verità, però, succede qualcosa che diventerà familiare nei successivi dieci anni: un contropiede letale dei Red Devils.

Ryan Giggs recupera palla nella sua metà campo e si lancia in una corsa devastante. Il suo passaggio taglia la difesa come un coltello nel burro, trovando Andy Cole libero. Tiro di prima intenzione, gol. Una pugnalata al cuore. Come vedere la propria ragazza baciare qualcun altro. Keegan però non si arrende. “Vinciamo le prossime cinque” ordina.

Arriva l’Arsenal, settimo ma comunque pericoloso. Ginola segna ancor prima che le lancette completassero il primo canonico giro, Ferdinand chiude nella ripresa: è un 2-0 che non ammette repliche. A metà gennaio, quando Paul Kitson e Beardsley stendono il Bolton in casa, il Newcastle accumula un vantaggio di 12 punti su Liverpool e Manchester United in cima alla classifica. Tutte e tre le squadre hanno ancora 15 partite da giocare; sembra tutto già deciso.

Successivamente cadono anche Sheffield Wednesday e Middlesborough: cinque vittorie consecutive, Keegan ha mantenuto la sua parola. Ma la mossa successiva cambia tutto: invece di blindare la difesa, Keegan ingaggia Faustino Asprilla. Il colombiano è un talento imprevedibile, un funambolo con un tocco di follia. Il suo debutto è un’esplosione di energia, ma il suo arrivo spezza gli equilibri. Beardsley è sacrificato, Gillespie perde incisività, Ferdinand si ritrova più isolato. La macchina perfetta inizia a incepparsi.

Asprilla si fa subito amare dai nuovi tifosi quando, con un suo assist, aiuta il Newcastle a risolvere una trasferta londinese in casa del Middlesborough che si era fatta fin troppo complicata. Le partite successive, però, saranno ancora più difficili. L’attaccante colombiano fa il suo, realizzando per esempio gol e assist contro il Manchester City; la partita, però, finisce comunque 3-3. Nel frattempo i Magpies cadono sia contro il West Ham, sia di nuovo contro il Manchester United.

Vi ricordate quando, un paio di paragrafi fa, avevamo accennato ad un uomo che, a 151 miglia di distanza da Newcastle-upon-Tyne, minacciava di riaprire da solo il campionato? È il momento che faccia la sua comparsa.

La sconfitta contro i Red Devils porta la firma, infatti, dell’altro francese che aveva rivoluzionato la Premier League, Eric Cantona. Aveva saltato la prima parte della stagione per via della celebre squalifica che ha seguito il suo colpo da kung fu contro il Crystal Palace. Nei tre mesi precedenti aveva trovato la via della rete solo in tre occasioni; contro il Newcastle, doveva dare per forza il suo contributo.

It’s win or bust at St. James’ Park” dicevano i tifosi dello United. Cole volteggia al limite dell’area e scarica su Phil Neville, che dà un’occhiata nella zona più deserta dell’area avversaria e scodella in mezzo: dopo aver impattato con il piede destro del francese, la palla rimbalza sull’erba e si infila beffarda in porta. It’s win. Cantona andrà a segno anche nelle successive cinque partite: chiuderà il campionato con 14 gol e 11 assist in 30 partite, risultando un fattore decisivo.

Anche questa volta il Newcastle dovrebbe vincerne altre cinque per assicurarsi il titolo, ora che il vantaggio si è ridotto a soli quattro punti. Eppure già con l’Arsenal arriva un’altra sconfitta, atroce anch’essa. Il destino di questo campionato e degli Entertainers passa per la complicatissima trasferta a Liverpool, in una gara che promette tensione, spettacolo, colpi di scena, fiato sospeso.

Ad Anfield, infatti, va in scena una delle partite più leggendarie della Premier League. Un’altalena di emozioni senza precedenti: vantaggio Liverpool, rimonta Newcastle con Ferdinand e Ginola, pareggio di Fowler, nuovo vantaggio Magpies con Asprilla, Collymore segna due volte e chiude i giochi.

L’ultimo gol arriva al 92’. Keegan, distrutto, si accascia sul cartellone pubblicitario. Quell’immagine diventerà l’icona di un sogno che si sgretola. Eppure, anche nel caos, il Newcastle continua a incantare. Gli “Entertainers” non sono solo una squadra, ma uno spettacolo. Una magia che persino i tifosi neutrali non possono ignorare.

È l’ultima partita della stagione. Il Newcastle è a due punti dal Manchester United in testa alla classifica e gioca in casa contro il Tottenham. Per conquistare il titolo, che sembrava una certezza solo pochi mesi fa, servono i tre punti e poi sperare in un passo falso dello United, in trasferta a Middlesbrough. In fondo è stata una stagione di miracoli. Perché non sperare in un altro?

Tutti guardano distrattamente: ciò che conta davvero è quello che sta succedendo a 42 miglia di distanza, al Riverside Stadium. Dopo 15 minuti, dalle radioline portatili introdotte di nascosto sugli spalti arriva la notizia: David May ha segnato per il Manchester United. Le radioline gracchiano un’altra volta, quando Andy Cole raddoppia, e infine si acquietano nel momento in cui Ryan Giggs fa 0-3.

La speranza esce dallo stadio come l’aria da un pallone bucato. A nessuno importa del triste 1-1 che si è consumato nel frattempo al St. James’ Park, né si festeggia con grande entusiasmo il 25° centro stagionale di Les Ferdinand. Il Newcastle chiude secondo. Nessuno, con un vantaggio così grande, aveva mai perso la Premier League. Nessuno lo farà più.

L’estate del ’96 porta l’ultimo grande regalo di Keegan ai tifosi: Alan Shearer, il bomber più ambito d’Inghilterra, viene strappato allo United per 15 milioni di sterline. Segnerà 206 gol per i Magpies, diventando leggenda. Ma pochi mesi dopo, Keegan lascia.

Solamente altre due squadre, nella storia della Premier League, sono riuscite a perdere la corsa al titolo dopo aver accumulato almeno 5 punti di vantaggio. Una è il Manchester United nel 1998, che ha chiuso al secondo posto, per un singolo misero punto, alle spalle dell’Arsenal. Alla fine di dicembre erano 13 i punti che separavano i Red Devils, primi, dai Gunners, quinti. L’altra, invece, fu proprio l’Arsenal nel 2003, che si ritrovò a vanificare tutto il vantaggio acquisito e a cedere il passo ai rivali per la dolce vendetta.

La parabola del Newcastle, invece, non giungerà mai più così vicina al titolo tanto desiderato. Nella stagione successiva, la 1996/97, grazie ai gol del sopracitato Shearer, i Magpies chiudono nuovamente al secondo posto. I bianconeri rimasero comunque tra le società più importanti del paese, al netto di un paio di stagioni d’appannamento sul finir del millennio. Nonostante alcune valide eccezioni, come nel 2002, il Newcastle non lottò mai più fino in fondo per la vittoria del campionato.

Nel frattempo, nessun’altra squadra, nella storia della Premier League, ha mai dilapidato un vantaggio come quello che Ginola, Ferdinand e soci avevano accumulato in quella maledetta annata. Il destino poi, si sa, ha un senso dell’umorismo a volte crudele. Quasi trent’anni dopo, mentre il Newcastle continua a rincorrere quel sogno sfuggente, il Liverpool di Arne Slot si gode un primato in campionato che sa di consacrazione.

Ma la sorte, maestra di paradossi, ha in serbo un nuovo capitolo: proprio domenica, nella cornice della finale di Coppa di Lega, Newcastle e Liverpool si ritrovano di fronte. Per i Magpies, questa sfida rappresenta un’occasione unica per scacciare i fantasmi del passato e riscrivere la storia.


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Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino

Di Fabio Terenzi

Tra numeri e dati, la mia passione è raccontare storie di calcio internazionale degli anni '70 e '80, analizzando formazioni e aneddoti. Trasformo il mio lavoro quotidiano in uno strumento per rivivere quel periodo, senza nostalgia però! Il primo "libro di geografia" è stato l'album delle figurine, che mi ha fatto scoprire il mondo, anche attraverso il calcio.

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