Nella storia del calcio, ci sono state tante “vendette sportive”, soprattutto di calciatori che puniscono la propria ex squadra, dopo che li hanno ripudiati o non hanno creduto in loro. La vendetta serve a chiudere un cerchio, a dare un senso di fierezza a sé stessi, a determinare chi aveva bisogno di chi. Questa è “quella di Fernando Morientes”.
Fernando Morientes col Real Madrid aveva vinto praticamente tutto dal 1997 al 2003: 2 Liga, 1 Coppa del Rey, 3 Supercoppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Supercoppe Uefa e 2 Coppe Intercontinentali. Da titolare, da protagonista. Che coppia romantica, adesso che ci pensiamo, con Raúl González Blanco.
Fernando il suo lo faceva, e bene. Quando però Florentino Perez, rimarcando il concetto di Galacticos, porta nella capitale Ronaldo il Fenomeno, l’attaccante di Cilleros trova sempre meno spazio. L’anno dopo la società decide di mandarlo in prestito al Monaco di Evra, Giuly e Prso. Una squadra niente male, ma non paragonabile al Real Madrid di quegli anni. Fernando avrebbe preferito rimanere, avere più spazio, segnare per il club che è stato casa per 6 intensissimi anni. Ma questo è il calcio amici, i sentimenti spesso, purtroppo, contano poco. Morientes va a Montecarlo. Vuole dare il meglio per la squadra di Deschamps, che dopo aver eliminato in Champions il Lokomotiv Mosca, si ritrovava ai quarti proprio il Real. Fernando contro il suo recente passato.
Vamos!
All’andata, in Spagna, il Real stravinceva per 4-1. Fino a quando, al minuto 83′, proprio Morientes, con un colpo di testa, dava una speranza in più ai monegaschi per il ritorno, fissando il punteggio sul 4-2 per i blancos.
6 aprile 2004, il giorno dopo il 28° compleanno di Morientes. Ritorno che si metteva male per la squadra del Principato. Il Real, con un goal di Raúl, ipotecava praticamente il passaggio del turno. Ma non avevano fatto i conti con quell’attaccante che fino a qualche mese fa era titolare con loro. Con quell’attaccante che, nonostante la sfiducia e la diffidenza della dirigenza Blancos, aveva ancora fame di goal e vittorie e che riusciva ancora a essere decisivo nelle notti di Champions che contano.
Assist per Giuly per il pareggio e goal del momentaneo 2 a 1. Poi raddoppio sempre di Giuly che timbra il 3-1 e permette al Monaco di passare il turno. La vendetta è stata servita, tutti l’avrebbero pensata così. Tutti, tranne Morientes:
“Sconfiggere il Real Madrid quando ero al Monaco è stato un momento speciale per me, perché ero in prestito da Madrid e non avrei mai pensato che avremmo finito per giocare contro di loro, contro i miei compagni di squadra, i miei amici. Per me è stato difficile, soprattutto quando ho segnato al Bernabeu, ma quando sei un bravo calciatore devi fare lo stesso di prima, non importa chi sia contro”
F. Morientes
E allora, quel “Vamos!” del ritorno, non si può interpretare come un segno goliardico, di sollievo, di rivincita nei confronti della sua ex società. Fernando era solo contento di aiutare i suoi compagni a compiere un’impresa. Tutti devono sempre remare dalla stessa parte perché lui lo sa, solo così si vince.
“Non è stata vendetta, perché quando sei un professionista, sai come vanno le cose. Puoi essere venduto, puoi andare in prestito, ed è normale. Se giochi per un grande club, è così: puoi segnare, giocare un sacco, ma da un momento all’altro il club ti può vendere e sei fuori. Ecco come va nel calcio”
F. Morientes
Perché la vendetta è notevole, ma essere un signor professionista è rilevante.
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Fonte copertina: ultimouomo.com
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