Mercato, campo, appeal mediatico: così Carlo Ancelotti sta cambiando l’Everton.
Dieci mesi fa, all’annuncio della firma di Ancelotti con l’Everton, tutti avevano storto il naso. Club troppo distante dall’élite della Premier, ambizioni modeste e tempistiche troppo rapide. Ricominciare dai Toffees sembrava per Carletto solo un modo per cancellare l’amarezza di Napoli e crogiolarsi nel ricordo della sua gloria passata, nella vana illusione di poter vivere una seconda giovinezza. E invece, poco meno di un anno dopo, Ancelotti è riuscito a dare un senso alla sua scelta. Lavorando con precisione, attirando su di sé l’organizzazione del club, interferendo sul mercato. Oggi Ancelotti è l’Everton ed è la più grande garanzia di successo del progetto della parte blu di Liverpool.
Progetto
Al suo arrivo sulla panchina dell’Everton, Ancelotti ha ereditato una situazione decisamente difficile. Alle difficoltà tipiche di ogni subentro (gioco, risultati, rosa), Carletto ha dovuto aggiungere le perplessità sul suo operato. Gli ultimi mesi di Napoli ci avevano infatti mostrato un allenatore per certi versi apatico, incapace di dare una forma ai suoi, divorato dal clima di disistima che ruotava ormai intorno al suo nome.
Un vero e proprio affronto per un allenatore del suo carisma e dal suo palmares, spinto proprio per questo ad accettare la corte dell’Everton. Troppa la voglia di sentirsi vivo, troppo il desiderio di dimostrare a qualcuno di non essere il principale artefice della disfatta partenopea. Almeno in apparenza, dunque, il suo approdo ai Toffees sembrava dettato dalla rabbia, da un istinto vendicativo, più che da una scelta logica.
Ma sin da subito Ancelotti ha dimostrato di non essere a Liverpool per orgoglio personale, o almeno non solo per quello. Con il suo arrivo l’Everton ha svoltato, conquistando 14 punti nelle prime 7 partite, e rinnovando il proprio spirito di gioco. Dopo aver accarezzato il sogno Europa League, sfumato anche a causa del lockdown, Ancelotti si è rimboccato le maniche e ha lavorato per migliorare struttura e organico.
Una mano importante è arrivata dal mercato, dove il suo appeal si è rivelato determinante. L’ex tecnico del Milan ha puntato con forza sul centrocampo, irrobustendolo con Allan e Doucourè e dandogli estro e fantasia con James. Tre acquisti di grande spessore, da top club, resi possibili solo dalla sua presenza sulla panchina dell’Everton. Tre colpi che hanno cambiato volto alla squadra, rendendola più determinata e sicura di sé.
Risultati
Il valore del mercato dei Toffees è nascosto nei risultati conquistati in questo avvio di stagione. Era dal lontanissimo 1978, infatti, che l’Everton non vinceva le prime 4 partite della stagione, come accaduto quest’anno. Tra Premier League e Carabao Cup, la formazione di Ancelotti ha messo a segno 14 reti, subendone appena 4. Nelle situazioni di gioco e nella lettura della gara l’Everton deve ancora crescere, ma i presupposti sono assolutamente beneauguranti.
In particolare, ciò che fa sorridere è l’impatto avuto da James Rodriguez. Il campione colombiano, arrivato a titolo gratuito dal Real Madrid, si è subito calato nel ruolo di regista offensivo della squadra, garantendo il cambio di ritmo e un significativo exploit in termini di expected goal. Il pupillo di Ancelotti è diventato il direttore d’orchestra della squadra, l’uomo capace di incidere e dettare i tempi di gioco.
Ma la crescita dei singoli nasce dai mesi scorsi e coinvolge in particolare Calvert-Lewin, attaccante trasformato dall’avvento di Ancelotti. Agli ordini del tecnico italiano, la punta classe ’97 ha realizzato 12 gol in 24 partite, per la media di un centro ogni 2 gare. Numeri significativi, sui quali l’incidenza di Ancelotti è notevolissima.
I risultati dal campo parlano dunque di un Everton in forte crescita e di ambizioni europee legittime, per quanto il campionato sia all’alba. Ma di risultati Ancelotti ne ha portati anche dal punto di vista gestionale. Sono quelli legati al mercato, di cui si è già detto, ma anche altri di natura commerciale.
Avevo tanta voglia di tornare a lavorare in Inghilterra, ma soprattutto sono stato attratto da un progetto proiettato nel futuro: l’obiettivo è competere con i club più forti, ci sono giocatori giovani e interessanti, stiamo pianificando il nuovo stadio, la società ha intenzione di investire sul mercato per crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni.
Carlo Ancelotti al “The Guardian”
Con Ancelotti alla guida, l’Everton può finalmente inseguire il suo progetto di espansione nello sconfinato mondo della Premier League. Gli sponsor in crescita, il nuovo stadio è sullo sfondo, l’interesse dei media è sempre più pressante. “Carlo fantastico”, come lo hanno ribattezzato i tifosi, è sempre più il centro catalizzatore della società. Il garante della serietà del progetto, il miglior valorizzatore del brand. Semplicemente, l’uomo giusto al posto giusto.
Immagine di copertina tratta da: Twitter Everton
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Una risposta su “Carlo “fantastico” Ancelotti”
Sintesi perfetta. Condivido il tuo pensiero su Ancelotti che ha un palmares di tutto rispetto, anche alla Juventus avrebbe vinto se Perugia, Collina e C. avessero agito con lealtà. Peccato, ci fu uno strappo, altrimenti chissà forse il buon Carletto avrebbe vinto altro a Torino. Lo ritengo un ottimo allenatore e visti i primi risultati a Liverpool, anche un eccellente manager, senz’altro farà bene. Purtroppo, a Napoli, sino a quando De Lamentis, non avrà il coraggio di lasciar lavorare in pace i suoi allenatori, difficilmente vedremo qualche titolo importante su quelle casacche.