Cadere per poi rialzarsi e conquistare il mondo: è questa la storia del movimento calcistico francese, che tramite Clairefontaine ha riscritto la storia del calcio e del reclutamento giovanile mondiale.
La leggenda dell’araba fenice racconta di un uccello mitologico capace di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. La sua storia ha ispirato numerosi sportivi, che hanno trovato la giusta forza e motivazione nel momento in cui hanno toccato il fondo. Questo è ciò che è successo anche alla Francia, calcisticamente parlando chiaramente: una delle migliori rappresentative degli ultimi anni ha avuto un passato burrascoso, da cui però ha saputo risollevarsi.
Se Napoleone ha riformato e fatto grande la Francia in seguito alla Rivoluzione francese, lo stesso potremmo dire di Fernard Sastre. Il presidente della FFF ha ideato una sorta di “Rivoluzione delle rivoluzioni”, grazie alla quale ha reso Les Blues una delle migliori nazionali del mondo. Il territorio transalpino ha perciò vissuto due grandi spartiacque tanto diversi quanto simili.
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15 ottobre 1969: l’inizio della fine
La nostra storia comincia il 15 ottobre 1969, quando la Francia viene sconfitta dalla Svezia per 2-0 a Stoccolma nel match decisivo per la qualificazione al Mondiale in Messico del 1970. La doppietta di Ove Kindvall tiene fuori i francesi dalla competizione, che non riusciranno a prendere parte nemmeno alla Coppa del Mondo del 1974 e all’Europeo del 1976. In quegli anni il movimento transalpino vive una vera e propria tragedia sportiva.
L’intuizione di Sastre e la nascita dell’INF
Nel 1972 Fernard Sastre ha intenzione di dare una svolta al calcio del suo paese, ispirato dai metodi dell’allenatore romeno Ștefan Kovács. Il presidente della Federazione Francese (FFF) fonda la Direction Technique Nacional (DTN), nominando come responsabile Georges Boulogne, ex CT dei Blues. L’obiettivo principale dei due è quello di formare un’accademia calcistica con sede a Vichy per i migliori talenti della Francia, chiamandola Institut National du Football (INF).
Gli inizi dell’accademia non sono certo facili. L’idea di Sastre era quella di seguire i modelli di Germania e Inghilterra, che distruggevano gli avversari grazie alla loro incredibile forza fisica. Perciò, per i primi mesi di vita dell’INF, gli allenamenti sono terribili, simili a quelli di un campo di addestramento militare. I ragazzi che entravano a Vichy avevano un’età che oscillava tra i 16 e i 19 anni, e in massa si catapultavano per unirsi all’istituto nonostante la pesante preparazione. A questo proposito, Boulogne comincia a contattare i maggiori club francesi per convincerli a riorganizzare i loro settori giovanili.
Michel Platini, il primo talento ‘Made in Vichy’
La prima squadra a credere totalmente nel progetto dell’Institut National du Football è il Nancy, che in poco tempo troverà nel proprio settore giovanile un certo Michel Platini. Grazie all’affermazione di uno dei più grandi talenti francesi della storia, anche le altre società transalpine cominciano ad affidarsi alla FFF, rafforzando i loro vivai. Da quel momento l’INF sarà costretto ad abbassare l’età per entrare in accademia a 13 anni, il che porterà anche ad un cambiamento di stile.
Il cambio di filosofia e la nascita di nuovi centri di formazione
A partire dagli anni ’80 la filosofia dell’INF subisce un cambiamento: si passa da una preparazione fisica ad un lavoro prevalentemente concentrato sulla tecnica individuale, ritenuto più adeguato per far sbocciare il talento. L’obiettivo infatti è quello di migliorare il piede debole dei ragazzi e la loro intelligenza tattica attraverso esercitazioni altamente specifiche e rigide. È un lavoro che si concentra sullo sviluppo personale degli studenti: devono diventare calciatori intelligenti, tatticamente duttili e capaci di giocare in qualsiasi ruolo. Il modulo su cui ci si focalizza è il 4-3-3, che secondo la FFF è quello più flessibile e che crea più spazio.
“Tutti gli allenatori di club professionistici passano per Clairefontaine. Negli anni siamo stati capaci di convincerli della nostra filosofia riguardo a ciò che dovevano trovare in un giocatore. Ci vuole tempo per convincere gli altri ad allenare gli allenatori, ma piano piano abbiamo tutti cominciato a fare la stessa cosa“.
Jean-Claude Lafargue nel 2018 in un’intervista al Telegraph
Nel 1990, la sede dell’accademia si sposta da Vichy a Clairefontaine, dove si trovava spesso anche la Nazionale maggiore. Il luogo diventa perciò il principale centro di reclutamento calcistico di tutta la Francia. Visto il grande successo, la FFF consente la nascita di 13 nuovi centri di formazione, i cosiddetti Pôles Espoirs, che si estendono su tutto il territorio. In particolare sono situati ad Ajaccio, Castelmaurou, Chateauroux, Lievin, Digione, Marsiglia, Ploufragan, Vichy, Reims, Essey-les-Nancy, Saint-Sebastien-sur-Loire e a Talence.
Le selezioni e la vita a Clairefontaine
Le selezioni per entrare a Clairefontaine cominciano a maggio. I requisiti richiedono la residenza nell’Île de France, l’avere almeno tredici anni ed essere in pari con gli studi. Di numerosi ragazzi, solo 23 riescono a far parte dell’accademia per i prossimi due anni, ovvero da settembre a luglio. Una volta entrati però, la loro vita cambia totalmente: sono infatti obbligati a dimostrare di essere i migliori per rimanere nell’istituto.
Per evitare poi che i giovani si montino la testa, lo stile di vita dell’accademia è severo e rigido: la sveglia suona infatti alle 6:30 per le sei ore di lezione nella scuola di Rambouillet. Successivamente, i ragazzi tornano all’INF per l’allenamento quotidiano di due ore, dal lunedì al venerdì. La giornata termina poi con il rientro in stanza e lo svolgimento dei compiti per il giorno dopo. Proprio lo studio, tanto quanto il talento in campo, è una parte importante del loro sviluppo: se qualcuno rimane indietro rischia l’espulsione.
All’interno dell’accademia ci sono tre test che ogni giocatore deve superare regolarmente. Il primo è di natura psicologica, che si basa sulla personalità sportiva per aiutare gli studenti a risolvere problemi personali e di calcio. Il secondo è di tipo medico e riguarda la costruzione dei corpi e delle menti, migliorando la resistenza agli infortuni. Non mancano poi screening dell’altezza, del peso, controlli della vista, dei denti e allenamenti su tapis roulant. Il terzo invece è fisico, viene effettuato sul campo e si concentra sullo Swedish Beep Test, che controlla l’apporto di ossigeno di un atleta.
I grandi risultati e i talenti sbocciati
Grazie al progetto ideato da Sastre e Boulogne, la Francia ritorna finalmente ad essere una ‘big’ del calcio mondiale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’Under 18 riesce a vincere in campo continentale nel 1983, 1996, 1997, 2000, 2005, 2010 e 2016; l’Under 21, invece, trionfa nel Campionato Europeo del 1988, con la nazionale maggiore che nel 1984, nel 2000 e nel 1998 conquista rispettivamente Europei e Mondiali.
Dall’affermazione definitiva di Clairefontaine, i Blues sono diventati una vera e propria fucina di talenti. Oltre al già citato Platini, sono numerosi i campioni che si sono formati nell’INF: da Thierry Henry, Anelka e Gallas fino a Mbappé, Giroud, Matuidi ed Areola. Senza dimenticare poi Ben Arfa, Guerreiro, Benatia e Louis Saha. Chiaramente, non tutti hanno sposato la Nazionale francese, ma comunque l’accademia gli ha permesso di cominciare al meglio la propria carriera.
L’impatto dell’INF Clairefontaine sul mondo del calcio
Il movimento calcistico francese ha perciò riscritto la storia del calcio e ha ridefinito il modo di coltivare il talento nazionale, al pari del programma tedesco e della rivoluzione tecnica della Masia. Il modello di Clairefontaine ha ispirato le migliori scuole mondiali, come per esempio St. Georges Park in Inghilterra, oppure come il Belgio, la Lettonia, la Turchia e il Qatar.
Sastre e Boulogne con il centro di reclutamento di Clairefontaine hanno realizzato una delle più grandi opere di ‘rebuilding’ mai esistite, ricostruendo un’identità nazionale e una filosofia che è ormai scolpita nel cuore della Francia. Siamo stati spettatori di una nuova Rivoluzione francese che ha riportato il sole a splendere su tutto il territorio transalpino.
Immagine di copertina realizzata da PSM Sport, base tratta dal sito web di Clairefontaine
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