La cittadina dell’Alvernia si è goduta il primo anno in assoluto sul palcoscenico più importante di Francia, raggiungendo una salvezza che ha del clamoroso. E la sua squadra, il Clermont Foot 63, non vuole certo smettere ora di stupire. Ma pur sempre seguendo i propri dettami…
Fallimenti, poi rinascite. Difficoltà, poi gioie. Un’esistenza nell’ombra dell’ASM Clermont Auvergne, squadra che ha indirizzato sul rugby l’attenzione degli abitanti. Questo è il filo conduttore della storia del Clermont Foot, che nell’ottobre del 2021 ha festeggiato 110 anni di storia. E quale poteva essere il regalo migliore per un traguardo così importante? L’approdo in Ligue 1, ovvio! E non è finita qui…
Lo sport a Clermont
Blaise Pascal, i fratelli Michelin – fondatori dell’omonima multinazionale specializzata in copertoni – ed il rugby. Questa la triade che rappresentava il fiore all’occhiello del capoluogo dell’Alvernia fino a qualche decennio fa. Un club cittadino esisteva, ma quiescente. In una sorta di torpore che non lo rendeva degno di nota agli occhi degli addetti ai lavori. Da quel momento in poi, un improvviso cambio di direzione, una virata decisa, ha portato il movimento calcistico cittadino a crescere sensibilmente. Oggi gli abitanti dell’antica Gergovia hanno un motivo in più per essere fieri, un motivo a tinte blu ed amaranto.
Il rapporto tra Clermont-Ferrand e lo sport sorge l’11 ottobre 1911: da un’idea di alcuni ragazzi, guidati proprio da Marcel Michelin, prende vita una polisportiva che comprende inizialmente il rugby, il calcio e le bocce. Qualche anno più tardi si aggiungono ciclismo, scherma e tennis. È per l’appunto il rugby a regalare le maggiori soddisfazioni alla popolazione, sport nel quale il club si rivela una delle migliori compagini transalpine. La branca calcistica non suscita lo stesso interesse e, anzi, attraversa momenti a dir poco complicati.
Pochi alti, molti bassi
Lo Stade Clermontois, questa la prima denominazione societaria, ha dovuto far fronte a diverse avversità fin dai primi anni di nascita. A cominciare dalla situazione finanziaria passando per i conflitti mondiali, due eventi decisamente non trascurabili. Negli anni ’40 la società milita in Première Division, ma i suddetti problemi economici non lasciano scampo e la squadra viene ritirata dal campionato 1946-47.
Per 24 lunghi anni il Clermont non gioca più. Poi il ritorno, ovviamente in leghe inferiori, ovviamente su campi di provincia. Si riparte dalla Ligue d’Auvergne, campionato regionale equivalente alla nostra Eccellenza. Un eterno peregrinare fra la Deuxième e la Troisième Division, con in mezzo un altro cambio di denominazione, un altro fallimento societario e, di conseguenza, un ennesimo tentativo di scalata ai vertici della piramide.
La Francia intera riscopre il Clermont grazie alla Coupe de France 1996-97, quando i rouges et bleux – allora in 4ª serie – raggiungono i quarti di finale. Dopo aver superato Lorient e Martigues, infatti, anche il PSG si deve inchinare a fronte di una clamorosa rimonta: sotto 4-1 a venti minuti dalla fine, gli alverniati pareggiano 4-4, trascinando e battendo ai rigori i parigini guidati da Leonardo e Raí. La città esplode di gioia, è il primo passo verso i fasti di un tempo: il Clermont conta di nuovo qualcosa.
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Eppure, negli anni a venire, la squadra resta impantanata a cavallo fra la seconda e la terza divisione. Almeno sino alla stagione 2006-07, la prima di una lunga serie in cui il club disputa la Ligue 2 in pianta stabile.
Fuori dagli schemi
Quando si parla di calcio è molto facile pensare alle cifre da capogiro che circolano nell’ambiente, sebbene la pandemia da Covid-19 abbia nettamente ridotto la disponibilità economica delle squadre in giro per il globo.
Quest’ultimo è un problema che non tange il Clermont Foot. No, niente affatto, perché dal 1980 ad oggi la società ha speso poco più di 2.5 milioni di euro, la maggior parte dei quali è stata sborsata nell’ultima sessione di mercato. I profili che interessano alla dirigenza sono difatti svincolati, prestiti e calciatori formati nel vivaio. À la maison, per dirlo alla francese.
Una presa di posizione che dura da oltre quarant’anni, portata ovviamente avanti anche da Claude Michy e Ahmet Schaefer, rispettivamente ex ed attuale presidente del club.
È proprio Michy, a capo della banda rossoblù dal 2005 al 2019, a portare la società fuori dagli schemi. Nel maggio del 2007 sceglie la portoghese Helena Costa come allenatrice della prima squadra. E poco male che la lusitana si dimetta il mese successivo, senza aver ancora iniziato la preparazione, perché Michy non si dà per vinto e persiste nel voler rendere il Clermont la prima squadra francese allenata da una donna.
Al posto della Costa subentra Corinne Diacre – ex calciatrice della Nazionale francese – che resterà sulla panchina del CF63 per tre anni, prima di sedersi su quella dell’Équipe de France féminine.
Il boss ed il gioiello
Da marzo del 2019 il Clermont è di proprietà dell’imprenditore svizzero Ahmet Schaefer, che l’ha rilevato per una cifra vicina ai quattro milioni di euro. La filosofia del neo-presidente è chiara: non rimetterci. Il calcio è – per sua stessa ammissione – una grande passione, ma è importante fare investimenti oculati ed in linea con la politica storica del club.
Assistente di Sepp Blatter dal 2008 al 2011, il 40enne zurighese ha lavorato con altre due società di nicchia: il Vendsyssel, in Danimarca, e l’Austria Lustenau. È proprio con queste squadre che, nelle scorse stagioni, il Clermont ha stretto una sinergia tale da poter parcheggiare alcuni calciatori per poi farli tornare alla casa base. L’obiettivo del businessman elvetico era centrare la promozione in Ligue 1 entro un quinquennio. Sono servite solo due stagioni per realizzare il sogno di un’intera città.
Gran parte del merito va dato al ventiquattrenne Mohamed Bayo, centravanti e vero trascinatore della squadra. Nato proprio a Clermont-Ferrand, Bayo ha però scelto di difendere i colori della Guinea, paese di provenienza dei genitori.
Nella stagione 2020-21, oltre alla storica promozione con la compagine alverniate, si è regalato il titolo di capocannoniere in Ligue 2: le ventidue reti e i sette assist in 38 presenze hanno portato diverse società transalpine a mettere gli occhi su di lui. Tuttavia, come afferma sapientemente Douglas Jerrold, “la felicità è a casa tua, non cercarla nel giardino d’altri”.
Mohamed ha così deciso di restare a casa sua, per godersi la prima storica stagione del Clermont nel Gotha del calcio francese. Una scelta che l’ha ripagato con l’ennesima soddisfazione di una ancor breve carriera. È stato lui infatti il primo marcatore del CF63 in Ligue 1, nella gara vinta per due a zero contro il Bordeaux dell’agosto 2021: un record che resterà in eterno.
Clermont, si riparte
Oggi Mohamed è un giocatore del Lille. Certi treni passano una sola volta, e così ecco il motivo di una scelta che lui stesso ha definito dolorosa. E siamo sicuri che questa sensazione sia la medesima provata dai supporters, considerando l’apporto fondamentale dato dal guineano alla salvezza della scorsa stagione: diciannove (combinando gol ed assist) delle 38 reti complessive sono state propiziate da Momo.
Il Clermont ha difatti concluso il campionato al diciassettesimo posto, valevole per la salvezza diretta, precedendo il Saint-Étienne – retrocesso dopo lo spareggio interdivisionale con l’Auxerre – di quattro lunghezze. Un risultato minimo, in fin dei conti, ma insperato ai nastri di partenza, e che ha evidenziato un fattore basilare: la programmazione e la competenza della dirigenza possono portare ai giusti risultati, anche senza spendere cifre esorbitanti.
Fra i tanti nuovi acquisti, per l’appunto, c’è Komnen Andrić, attaccante che fa della forza di sacrificio una delle sue armi principali. Il serbo – prima punta classe 1995 – è il principale indiziato per ricoprire il ruolo di post-Bayo; e sinora non c’è male. L’ex Dinamo Zagabria si è messo in mostra con una doppietta di spessore nella prima vittoria stagionale, ottenuta in rimonta ai danni del Reims (2-4), e punta ad essere il trascinatore nel nuovo corso del CF63.
Komnen Andrić è pronto a caricarsi sulle spalle non solo la propria squadra, ma l’intera Clermont-Ferrand, la quale sogna di conquistare un’altra salvezza “di cuore”. Quello stesso cuore che Komnen è sempre pronto a mettere in campo. Quello stesso cuore tanto caro a Pascal, emblema della cittadina d’Alvernia che non ha intenzione di abbandonare il tanto agognato Paradiso.
Immagine di copertina realizzata da PSM SPORT, base tratta da:
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