Qui Marsiglia. Da Larbi Ben Barek ad Abedi Pelé, fino a Didier Drogba: i calciatori africani hanno sempre avuto un legame speciale con l’OM.
Marsiglia storicamente è sempre stata una città legata a doppio filo con l’Africa. Ospita uno dei porti più importanti del Mediterraneo ed è da sempre considerata una porta d’accesso all’Europa. Durante il periodo tra le due guerre mondiali, la città divenne un punto di approdo cruciale per i primi flussi migratori, in particolare dal Nordafrica. Ancora oggi, la comunità maghrebina rappresenta la componente etnica più numerosa della popolazione marsigliese.
Questo legame con la città lo possiamo notare anche nella storia dell’Olympique Marsiglia, che ha annoverato tra le sue fila tantissimi giocatori africani: Abedì Pelé, Taye Taiwo, Habib Beye, Didier Drogba, Djamel Belmadi, Mamadou Niang, Stephane M’Bia. Ci sono giocatori maghrebini, subsahariani, che provengono dall’Algeria, dal Camerun passando per la Nigeria, creando un forte legame con l’intero continente.
Da Ben Barek al trionfo europeo del 1993
La “dinastia” africana nell’OM iniziò già negli anni ’30, quando la stella indiscussa della squadra era il trequartista marocchino Larbi Ben Barek. Scoperto nell’allora colonia francese, passò rapidamente dall’anonimato alla celebrità, guadagnandosi il soprannome di “Perla Nera” grazie al suo straordinario talento.
Un altro giocatore emblematico per il Marsiglia arrivò negli anni ’60: Joseph Maya. Centravanti camerunense che con 113 gol in 226 partite è tuttora uno dei migliori marcatori della storia della squadra. Nel 1969 contribuì alla vittoria della Coupe de France mettendo fine ad un astinenza da titoli che durava da 26 anni.
Altra figura molto rilevante fu il portiere Joseph-Antoine Bell, anche lui proveniente dal Camerun. Giocò per l’OM nella seconda metà degli anni ’80 ed è molto ricordato anche per i suoi impegni fuori dal campo, come la lotta al razzismo, oltre che per le prestazioni sportive. Fu inoltre il primo portiere di colore di una squadra della prima divisione francese.
Dopo il mondiale Italia ’90 – forse anche dovuto all’exploit del Camerun in quella competizione – diventò sempre più comune vedere giocatori africani farsi strada nel grande calcio europeo. E quale fu la prima squadra ad ottenere un grande successo europeo giocando con tanti giocatori di origine africana? Chiaramente l’OM.
Fino al 1993 solo lo storico portiere del Liverpool Bruce Grobbelaar (originario dello Zimbabwe) e l’attaccante algerino del Porto Rabah Madjer erano stati gli unici africani a vincere la Coppa dei Campioni/Champions League, rispettivamente nel 1984 e nel 1987. Poi è arrivato l’Olympique Marsiglia con la sua epoca d’oro sotto la guida del controverso presidente Bernard Tapie. Nel 1993 l’OM toccò l’apice della sua storia riuscendo ad alzare al cielo la Coppa dalle grandi orecchie nella finale contro il Milan guidato da Fabio Capello. Avevano già sfiorato la vittoria due anni prima, cadendo solo in finale ai calci di rigore contro la Stella Rossa.
All’Olympiastadion di Monaco di Baviera, il 26 maggio 1993, un colpo di testa del difensore Basile Boli regalò la vittoria all’Olympique Marsiglia.Nato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, Boli è stato naturalizzato francese e convocato dalla nazionale transalpina, con cui ha totalizzato 45 presenze. Al suo fianco in difesa c’era Marcel Desailly, una delle colonne della squadra, il cui nome di nascita era Odonkey Abbey. Nato ad Accra, in Ghana, Desailly prese il cognome del patrigno francese, che lavorava come console nella capitale ghanese. Il gol decisivo quella sera nacque da un calcio d’angolo battuto da Abedi Ayew, meglio noto come Abedi Pelé. Un soprannome ingombrante ma perfettamente rappresentativo per il miglior calciatore ghanese di sempre. Quella Champions League fu quindi decisa da un ivoriano su cross di un ghanese. Un’eventualità che, fino a pochi anni prima, sembrava impensabile.
Marsiglia accoglie tutti
Dopo l’epoca Tapie, l’OM ha vinto un solo campionato nel 2010. Quella squadra aveva come spina dorsale Souleymane Diawara (Senegal), Stephane M’Bia (Camerun) e Mamadou Niang (Senegal). Ultimo, ma non per importanza lo storico portiere Steve Mandanda, di nazionalità francese ma nato a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo.
Oggi è sempre più comune vedere giocatori africani brillare nei grandi club europei, ma il loro legame con il Marsiglia resta speciale. Anche chi ha trascorso solo una stagione al Vélodrome spesso mantiene un affetto profondo per la squadra. L’esempio più emblematico è Didier Drogba, 32 goal in 55 presenze nel 2003/04. Dopo quella magnifica stagione, mezza Europa aveva messo gli occhi su di lui. L’ivoriano inizialmente esitò ad accettare l’offerta del Chelsea, ma alla fine cambiò idea. Per merito di Pape Diouf.
Pape Diouf è arrivato a Marsiglia nel 1970 da Dakar ed inizialmente ha lavorato come scaricatore di porto e dormiva in un ostello. Era un grande appassionato di calcio e leggeva tutte le riviste calcistiche che poteva. Questo lo portò a scegliere la strada del giornalismo. Nel 1987 aveva già vinto due premi come miglior articolo dell’anno, ma all’improvviso la sua storia cambiò nuovamente.
Ricordate Joseph Bell? Il portiere camerunense gli propose di diventare agente visto che era molto apprezzato dai giocatori africani. Nel 1989 Diouf fondò la sua agenzia, la Mondial Football, che ha visto negli anni alternarsi vari talenti africani: Abedi Pelé, Omam-Biyik, Song e Drogba appunto. Questa doppia carriera da giornalista prima e da agente poi ha portato la dirigenza del club ad offrirgli l’incarico di general manager nel 2004. Appena un anno dopo diventò presidente del club, il primo presidente di colore del club. E fu lui a convincere Drogba che la destinazione londinese sarebbe stata la miglior scelta per la sua carriera.
Pape Diouf incarna alla perfezione lo spirito di Marsiglia: una città che ti permette di arrivare dall’Africa senza un soldo in tasca ma, con determinazione e talento, di diventare persino presidente dell’OM. La sua storia è una fonte d’ispirazione per intere generazioni di giovani immigrati e figli di immigrati che crescono nelle periferie marsigliesi. Del resto, tra quei vicoli è nato e cresciuto, da genitori algerini, anche un certo Zinedine Zidane… ma questa è un’altra storia.
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Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino