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Jude Bellingham, occhio al 22

Jude Bellingham ha appena 17 anni ed è già un ragazzo da record. Il 14 settembre ha segnato il suo primo gol con il Borussia Dortmund, diventandone il più giovane marcatore di sempre.

Premessa essenziale e forse banale: parlare di un giovane calciatore è uno degli aspetti più complicati che un osservatore di settore possa fare, specialmente in casi come questo, quando il prospetto sembra più che interessante e, anzi, chiunque scommetterebbe il suo ultimo euro sull’avvenire di questo ragazzo.

Predestinato(?)

Il ragazzo ha un’incredibile intelligenza emotiva e maturità per la sua età. 

Kristjaan Speakman, Academy Manager del Birmingham City.

Jude Bellingham è nato il 29 giugno del 2003 a Stourbridge, a circa venti chilometri di distanza da Birmingham. Il padre, mister Mark Bellingham, è stato un ottimo attaccante nel football semi-professionistico di sua Maestà. Jude, però, possiede qualcosa in più: non è da tutti inanellare 44 presenze nella prima stagione tra i professionisti, tra Championship (41), FA Cup (2), EFL Cup (1) e mettere a segno 4 reti, condite da 3 assist in campionato.

Al momento dell’esordio con i Blues, ha esattamente 16 anni e 38 giorni: è il più giovane di sempre ad aver debuttato al St Andrew’s. Inoltre, detiene il record di marcatore più giovane del club, grazie al gol realizzato contro lo Stoke City, il 31 agosto.

Una sola annata con il Birmingham City e la maglia numero 22, indossata da Jude per la prima volta il 6 agosto 2019, in EFL Cup contro il Portsmouth, viene ritirata nel momento in cui lascia l’Inghilterra per trasferirsi a Dortmund. Il motivo è presto spiegato: la sua carriera deve rappresentare un modello per chiunque voglia intraprendere lo stesso percorso.

In un’intervista ai nostri microfoni, Carlo Pizzigoni si è espresso così:

Jude Bellingham è sopraffino, un giovane di qualità.

Elogi più che giustificati, Jude è un centrocampista davvero niente male e ogni appassionato di calcio sa quanto sia importante avere un buon giocatore in quella zona del campo. Certo, si fa presto ad urlare al fenomeno, accostare un ragazzo ad un grande del passato è esercizio comune e, il più delle volte, con risultati al di sotto delle aspettative, vuoi per i media nevrotici, vuoi perché i tifosi, i compagni, la dirigenza, l’allenatore pretendono quel qualcosa che nella testa dell’interessato sembra materializzarsi nelle fattezze astratte e psicotiche della chimera.

Dortmund

Il Borussia allenato da Favre sembra essere un ambiente indicato per una giusta maturazione, umana e calcistica.

Prima partita e primo gol, contro il Duisburg in Coppa di Germania, il 14 settembre. Tanto per cambiare, con 17 anni e 77 giorni, è il più giovane marcatore nella storia del club tedesco. Fianco a fianco ad Axel Witsel e con Giovanni Reyna, classe 2002, poco più avanti, ha dato prova di poter dire la sua nel vorticoso mondo del calcio d’élite.

Nell’occasione del primo centro tedesco, il Borussia ha dato vita ad una splendida azione corale: teniamo la palla come sappiamo, aggiriamo gli avversari, passaggi ragionati, quasi elementari, fino a quando si verifica il cambio di passo messo in atto da Reyna. Jude segue l’azione, il suo inserimento risulta decisivo. Una macchina costituita da ingranaggi praticamente senza difetti.

Visione di gioco sapiente, pallone attaccato ai piedi quando c’è da saltare l’avversario in dribbling, dinamismo, una forza fisica che lo esalta nelle cavalcate. A contraddistinguerne le giocate, è soprattutto l’utilità dei suoi tocchi, mai banali o alla ricerca della gloria egoistica.

Osservatelo: mai domo nella sua andatura decisa, ma senza foga, si muove in scioltezza, come se fosse un veterano, come se giocare a calcio fosse la cosa più naturale del mondo, per lui.

In fondo, il football è un gioco semplice.

Il Borussia Dortmund potrebbe aver messo a segno un grande affare.


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Fonte foto di copertina: Instagram Jude Bellingham

Di Luigi Della Penna

Classe 1996, mi definisco un cacciatore di storie e un mendicante di emozioni. Il calcio è vita, ma un'esistenza senza football non sarebbe la stessa cosa.

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