Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola. E la stessa rosa che sboccia oggi, domani appassirà. Il modello Brentford – Midtjylland è tanta roba.
L’incontro tra il giocatore d’azzardo Matthew Benham e il consulente Rasmus Ankersen è passato ai più inosservato, ma ha contribuito a formare due splendide realtà calcistiche.
Entrambi sono individui estremamente intelligenti, come le loro carriere sin qui dimostrano.
In gioventù Benham è stato uno degli studenti più promettenti d’Inghilterra, conseguendo una laurea in Fisica all’Università di Oxford. Dopo un inizio brillante come fisico, decise di passare alla finanza, dove eccelse al punto tale da diventare vicepresidente della Bank of America. La passione per lo sport e le scommesse ebbe però il sopravvento. Nel 2001, Benham iniziò a lavorare anche per Premier Bet, una società di allibratori londinese. Fedele al motto latino carpe diem, Benham ha sempre colto l’attimo giusto per soddisfare le sue passioni. Quando il Brentford, squadra per cui tifava da bambino, rischiò il fallimento, Benham decise di rilevarla e di farne un modello vincente.
L’eclettico Rasmus Ankersen e il modello “Moneyball”
Ankersen è più giovane del suo partner britannico, ma almeno altrettanto ambizioso. Nato ad Herning, Danimarca, nel 1983, è già un affermato business consultant, un esperto di public speaking e uno scrittore. Ricopre inoltre il ruolo di Direttore Sportivo nel Brentford e di chairman nel Midtjylland. La grande intesa con Benham è cementata dalla passione dei due per l’applicazione delle statistiche al mondo dello sport.
Specialista nella data analysis e dotato di sbalorditive capacità manageriali, Ankersen ha rapidamente fatto carriera e occupa la posizione più importante sia nel Brentford che nel Midtjylland. Dopo patron Benham, beninteso.
Curiosamente, Ankersen è anche un tifoso del Midtjylland, avendo militato per il club prima che un infortunio al ginocchio lo costringesse al ritiro.
L’approccio statistico dei due al calcio è stato spesso paragonato a quello di Billy Beane nel baseball. Il leggendario manager degli Oakland Athletics ha rivoluzionato il ruolo dell’analisi dello sport, portandola a nuove vette.
Il successo del suo metodo fu tale da spingere il giornalista Michael Lewis a scrivere un libro su di esso. Moneyball: The art of winning an unfair game è un’analisi brillante di come l’analisi statistica abbia cambiato lo sport, e il film omonimo di Bennett Miller ha contribuito a sdoganare tale concetto alla massa.
Per giocare d’azzardo…
Per capire al meglio il ragionamento della premiata ditta Benham-Ankersen, bisogna partire dall’assunto che la posizione in classifica non è tutto. In una lezione alla Wharton School l’eclettico danese spiega che, a differenza di sport come il basket, nel calcio non sempre chi gioca meglio vince. Mentre nella pallacanestro vengono segnati oltre 100 punti a partita, nel calcio professionistico ci si aggira su una media di 2,8 goal. Una variabile aleatoria quale un palo una traversa può dunque incidere sul risultato finale e sulla posizione in classifica di una squadra più di quanto un tiro libero sbagliato possa farlo in una partita di basket.
“Per scommettere, un giocatore d’azzardo non si basa sulla posizione in classifica delle due squadre” – spiega Ankersen. “Deve guardare l’intera struttura sottostante, numeri alla mano.”
Tale filosofia è particolarmente evidente nel suo lavoro al Midtjylland.
Gli appassionati della Superliga hanno affettuosamente ribattezzato la squadra Moneyball FC, evidenziando ulteriormente il filo che collega Ankersen e Benham a Billy Beane. Lo scopo della dirigenza non è quello di migliorare i risultati in maniera diretta, bensì quello di farlo sollevando i cosiddetti KPI. I KPI, dall’inglese key performance indicators, sono degli indici numerici che raccontano le prestazioni dei giocatori e della squadra. Tra di essi figurano parametri come la quantità di occasioni create e convertite e la loro qualità – ovvero la probabilità che si tramutino in goal.
Per capire bene la mentalità del duo, bisogna guardare ad un aneddoto risalente al lontano 2014.
Il Brentford militava in League One, e Ankersen chiese a Benham quale risultato si aspettasse durante la stagione. “La sua risposta mi spiazzò. Mi disse che al momento c’era una possibilità del 43,3% di essere promossi nella divisione superiore.”
Un modello vincente
Lo studio di parametri e indicatori chiave influisce pesantemente sul mercato dei club, dato che i giocatori vengono selezionati accuratamente in base a numerose variabili. Prima di operare un acquisto, il team di analisti cerca di assicurarsi che il futuro nuovo giocatore sia in possesso di quelle caratteristiche di cui la squadra ha bisogno per migliorarsi, e i risultati raggiunti in pochi anni sembrano testimoniarne l’efficacia.
Pochi acquisti sbagliati, promozioni in successione con il Brentford e tre titoli in cinque anni con il Midtjylland.
Ma è in alcuni aspetti del gioco che l’efficacia delle analisi statistiche si dimostra sbalorditiva.
Fino al 2014, anno in cui Benham ha acquistato il Midtjylland, i danesi segnavano in media sei goal da situazioni di calcio piazzato in stagione, in linea con i numeri del campionato.
Nella stagione 2014-15, la prima sotto la gestione sapiente di Benham, i goal segnati nelle stesse situazioni furono 25, con un incremento del 400% rispetto alla norma. Nelle successive stagioni, i lupi di Danimarca hanno continuato a sfruttare le debolezze degli avversari sui calci piazzati, adoperando schemi ad hoc diversi in ogni partita. Gli oltre 20 goal su calcio piazzato che segnano sistematicamente dal 2014 sono la prova del buon lavoro svolto dal coach Brian Priske, ma soprattutto dal team di analisti che opera senza sosta per migliorare la resa del club.
Il successo del FC Midtjylland
Il club danese, fondato nel 1999, ha da poco vinto il terzo titolo della sua storia ripetendo i successi del 2015 e del 2018. Tutto sotto il segno di Benham e Ankersen.
Ad inizio stagione Brian Priske ha sostituito Kenneth Andersen alla guida dei lupi, riportando la squadra sul trono di Danimarca. Il suo 4-3-3 sfrutta alla perfezione i principi del gioco di posizione sia in fase offensiva che difensiva. La squadra è solida ed efficace, letale nelle transizioni e sui calci piazzati.
In fase difensiva, il Midtjylland adotta un pressing intenso sul portatore di palla, cercando di bloccare l’impostazione avversaria e di ripartire in velocità. Le capacità aerobiche delle mezzali Cajuste ed Evander sono fondamentali per resistere 90 minuti a ritmi molto elevati, mentre la sapiente lettura di gioco da parte del mediano Frank Onyeka garantisce equilibrio alla squadra e una copertura sicura in caso di contropiedi avversari. Quando il trio di centrocampo non riesce a recuperare velocemente il pallone, entrano in azione i centrali di difesa. I giganti Sviatchenko e Scholz sono un muro invalicabile, e in più di un’occasione le squadre avversarie hanno concluso l’intera partita senza mai riuscire a tirare verso la porta difesa da Hansen. Nelle 33 partite stagionali, i lupi hanno concesso solamente 23 goal, risultando di gran lunga la miglior difesa della competizione.
Sorprese in attacco
Nessuno degli attaccanti è riuscito ad andare in doppia cifra di realizzazioni. Il capocannoniere della squadra è stato il centravanti Kaba con 8 reti, seguito da Mabil con 7. Tuttavia il Midtjylland ha sfoderato due armi segrete portentose, contro di cui le squadre avversarie hanno potuto ben poco. Con 6 goal segnati, Sviatchenko si è dimostrato una minaccia per qualsiasi difesa. Ma la vera rivelazione della stagione è stato Evander. Il centrocampista brasiliano ha messo a segno 7 reti, regalando 9 assist ai compagni. Dotato di un destro educatissimo e di grande facilità di corsa, ha disputato una stagione strepitosa, risultando determinante per la conquista del titolo. Rigorista infallibile e specialista dei calci piazzati, in breve tempo è diventato l’idolo dei tifosi e l’incubo dei portieri avversari. A soli 21 anni, Evander è pronto per palcoscenici di livello superiore, e numerosi club europei sono già interessati a lui.
I ragazzi di Priske hanno cavalcato impetuosamente verso il titolo, desiderosi di riscattare le sconfitte subite lo scorso anno contro il Kobenhavn. I play-off per decretare il vincitore sono stati quasi una formalità per il Midtjylland, che ha potuto festeggiare con quattro turni di anticipo una vittoria mai stata in discussione. Le basi per continuare la striscia di successi il prossimo anno ci sono tutte, e la coppia Benham-Ankersen non si aspetta nulla di diverso.
Il modello Brentford
Salvare il Brentford dalla bancarotta è stata una mossa dettata dal cuore, per Matthew Benham. Per una volta, l’amore ha prevalso sulla ragione e sulla sua mentalità razionale. La successiva acquisizione delle quote di maggioranza del club e gli investimenti onerosi sono invece frutto di una strategia a lungo termine.
In poche stagioni la squadra è salita dalla League Two (quarta divisione) alla Championship, e potrebbe essere promossa in Premier League tra poche giornate.
Dal 2012, Benham ha investito oltre 100 milioni di euro nel miglioramento di tutte le strutture del Brentford, nello staff e nel mercato. Al momento sta destinando una grande quantità di risorse alla costruzione di un nuovo stadio, per sostituire l’ultracentenario Griffin Park.
Il lavoro incessante degli scout e gli investimenti sui giovani hanno permesso al Brentford di scalare rapidamente le divisioni del calcio inglese e di affermarsi come modello di business sostenibile e di successo.
Legato alla natia Danimarca, Ankersen ha individuato nel connazionale Thomas Frank il profilo migliore per guidare il Brentford fino al porto della Premier League.
Con un passato da allenatore delle giovanili della Danimarca, Frank fa della gestione dei giovani una delle sue armi migliori. Per dargli tempo di ambientarsi, Ankersen lo assunto come allenatore in seconda per un biennio, alle spalle dell’esperto Dean Smith.
Dallo scorso anno, Frank è salito da solo al timone della squadra.
Dopo una prima stagione di rodaggio, quest’anno ha tentato la scalata alla classifica della Championship, puntando alla promozione in Premier League.
La gestione Thomas Frank
Il suo credo calcistico è fortemente influenzato dalla scuola nordeuropea nel quale è cresciuto, specialmente da quella tedesca. Seguace delle idee di Klopp, Frank ha dato un’impronta estremamente verticale al Brentford, basandosi su elementi caratteristici del gioco del suo maestro. Il pressing intenso, il possesso palla elevato ma non stucchevole e il gioco sostanzialmente corretto hanno generato numerosi paragoni con il Liverpool del tecnico di Stoccarda.
Frank adotta uno stile di gioco verticale alla ricerca dello spazio tra le linee avversarie per favorire la risalita rapida del campo. Una volta portata la palla nella trequarti, gli attaccanti hanno il compito di rifinire l’azione. Tutta la produzione offensiva passa per i piedi del tridente d’attacco, la famosa BMW, così chiamata per le iniziali dei giocatori: Benrahma, Mbueno e Watkins. Benrahma in particolare ha disputato una grande stagione, destando l’interesse del Chelsea, e sembra ormai prossimo ad unirsi ai Blues.
Al momento il Brentford occupa la terza posizione in classifica, alle spalle di Leeds e West Bromwich Albion, e due giornate da disputare. Se il Leeds appare ormai irraggiungibile, il WBA è invece ad un solo punto di distanza, e superarlo vorrebbe dire qualificarsi in Premier League senza dover passare per i play-off. Dato il netto vantaggio sulla quinta in classifica, il Brentford avrà sicuramente una chance di accedere alla massima serie, ma una promozione diretta creerebbe sicuramente meno patemi. La banda di Frank è in ottima forma, e le prossime partite contro lo Stoke City e il Barnsley, rispettivamente diciassettesima e ultima in classifica, sembrano abbastanza abbordabili.
La promozione in Premier League potrebbe generare un introito di circa 100 milioni di euro, e in Inghilterra tutti sono curiosi di vedere cosa potrebbe fare Benham con così tanto denaro a disposizione. A Londra, sponda Brentford, sperano di scoprirlo presto.
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