Jordan Henderson è diventato un grande centrocampista: anno dopo anno ha saputo migliorarsi, lottare, fino a diventare il capitano del ciclo di Jürgen Klopp.
Estate 2011. Jordan Henderson, classe 1990, firma per il Liverpool, grazie all’interesse di Daniel Comolli, il direttore sportivo dei Reds. Proviene dal Sunderland ed è considerato un centrocampista promettente.
La strada sembra fin da subito in salita. L’allenatore è Kenny Dalglish, un monumento ad Anfield. Il suo modulo è il 4-4-2, con Jordan che deve sacrificarsi come esterno destro: lui che, invece, è cresciuto come diga davanti alla difesa. Nonostante i complimenti del tecnico, Henderson non riesce ad imporsi, Comolli viene destituito a causa delle sue scelte, in primis quella presa su Jordan. Il Liverpool termina ottavo in Premier League, perde 2-1 la finale di F.A. Cup contro il Chelsea, vince la League Cup: Dalglish viene esonerato, al suo posto, Brendan Rodgers.
Il bivio
Momento spartiacque della carriera, il Fulham vuole Jordan, lui ci pensa. Rodgers gli fa capire fin da subito un paio di cose: “Primo, non avrai il posto garantito, dovrai sudartelo. Secondo, ti garantisco che, nel caso in cui tu voglia rimanere, diventerai un giocatore migliore.“
Jordan annuisce, mette anima e corpo per la causa. La prima stagione termina sulla falsariga della precedente annata, ma nel 2013-2014 sarà tutto un altro Liverpool: Suarez è il trascinatore, Sturridge vivrà i suoi momenti migliori in quell’annata, Coutinho accarezza il football nella terra dei padri fondatori e lo piega al suo volere. Henderson finalmente prende la scena e diventa un tassello fondamentale del puzzle di centrocampo.
Dopo un campionato da assoluti protagonisti, tutti si aspettano che la maledizione, lunga 24 anni, venga infranta.
No.
Purtroppo è Steven Gerrard, l’uomo più rappresentativo dei Reds, a mancare clamorosamente l’appuntamento con il destino. Chiariamoci, lo scivolone del Capitano del Liverpool è semplicemente il simbolo della caduta inaspettata della formazione di Rodgers, un capro espiatorio perverso e ingiusto. Eupalla sa essere crudele.
Henderson, quel maledetto giorno di primavera, non c’era, assente per squalifica. Rodgers, in seguito, rimarcò quanto Jordan fosse importante in quel centrocampo.
Nuove offerte arrivano sul banco della proprietà americana.
Jordan rimane. Comincia una nuova era in quel di Anfield, anche se nessuno può sospettarlo.
Capitano a modo mio
Nel 2015, dopo l’addio dell’eterno Steve G, diventa capitano. La trasformazione da giovane promettente a leader è ormai iniziata. Ad ottobre Rodgers viene esonerato, al suo posto, il tecnico che porterà allo stato di falena la crisalide Jordan: Jurgen Klopp. Il tedesco viene da risultati esaltanti con il Borussia Dortmund, familiarizza subito con l’ambiente, si sente a casa.
Occorre tempo, però, prima che il Liverpool diventi la grande squadra degli ultimi anni. Sconfitte, risultati poco esaltanti, una finale di Europa League persa nel 2016 contro il Siviglia. La luce arriva arriva al terzo anno, finale di Champions contro il Real Madrid, a undici dall’ultima, contro il Milan ad Atene. Finisce 3-1 per i Blancos, comunque la strada è stata tracciata. Salah, Mané, Firmino, Wijnaldum, Alexander-Arnold tra tutti, danno un contributo gigantesco alla crescita del Liverpool. Alisson in porta, al posto di Karius, infonderà il definitivo salto di qualità da ottima a grande formazione.
Henderson, nel 4-3-3 di Klopp, che sia a destra o al centro, al posto dell’ottimo Fabinho, è diventato un grande centrocampista. Errori ridotti all’osso, maggior libertà d’azione, più gol. Molto è cambiato e, come scrive Roberto Gotta, “alla gente piaceva poco, perchè pareva non avere nulla di ciò che impressiona i superficiali, cioè la maggior parte dei tifosi: niente dribbling, niente scatto, niente colpi sensazionali e la tendenza, curiosa, a tirare anche da lunga distanza utilizzando più il piatto che il collo del piede.“
Tutto è cambiato.
Giocatore fondamentale nell’Inghilterra del 2018, quarta in Russia, miglior risultato dai tempi di Italia 90, capitano a modo suo del Liverpool, meno appariscente di Gerrard, ma dannatamente concreto. L’abbraccio con il padre, il signor Brian Henderson, dopo il fischio finale di Madrid, è un ringraziamento solenne a chi ha creduto fino in fondo in lui, l’uomo che lo portò a vedere, all’Old Trafford, la finale tra Milan e Juventus del 2003, quando Jordan aveva 12 anni e, probabilmente, sognava di giocare, un giorno, quella partita.
Quattordici anni dopo, il Liverpool è campione d’Europa per la sesta volta. Jordan Henderson è il simbolo della rinascita Reds, il capitano che, quest’anno, ha spezzato la maledizione, vincendo la Premier League dopo trent’anni.
Esistono giocatori e giocatori, storie e storie. Questo è il romanzo di Jordan Henderson, l’uomo del destino.
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Fonte foto di copertina: Instagram Jordan Henderson