Arteta ha saputo lentamente rialzare l’Arsenal dal declino post-Wenger. Mikel ha rivoluzionato l’Arsenal, grazie alle sue idee e al suo modo di lavorare. I Gunners giocano bene, vincono e convincono, in attesa di ritornare grandi.
Mikel Arteta è un incosciente. Un folle sognatore che agisce per amore. Per amore del calcio e delle sue idee. Essere l’allenatore dell’Arsenal è una scelta coraggiosa per chiunque, figuriamoci per chi deve cominciare la propria carriera da allenatore. Dopo l’era Wenger, i Gunners, pregni di una filosofia calcistica decennale, hanno perso la bussola del successo. Ci ha provato Emery, un candidato con un curriculum di tutto rispetto, senza successo. Dopo di lui Ljungberg è sprofondato nel vortice di negatività che aleggiava nel nord di Londra.
L’Arsenal sembrava destinato ad un lungo declino intriso di mediocrità, era era caduto in una spirale destinata all’insuccesso apparentemente irrecuperabile. I biancorossi erano un meme continuo. Il peggior segnale che possa arrivare ad una squadra di livello è quello di non essere più temuta dai rivali. Una sconfitta dell’Arsenal non faceva più rumore; non veniva più accolta con stupore e sgomento, ma era pura normalità. Una situazione che poteva solamente peggiorare. Qualsiasi persona razionale non avrebbe mai accettato di guidare un club in queste condizioni. Nessuno tranne un innamorato, nessuno tranne un sognatore, nessuno tranne Arteta.
La rivoluzione di Arteta
La rivoluzione più grande del tecnico spagnolo all’interno dell’Emirates non è quella tattica né quella tecnica, ma è quella ideologica. Arteta è riuscito a riportare entusiasmo e consapevolezza dei propri mezzi in uno spogliatoio dove la mediocrità veniva accettata come realtà. In pochi mesi alla guida dei Gunners oltre a lasciare un’impronta di gioco ben marcata, è riuscito a conquistare due titoli, L’FA cup e la Community shield. Gli stessi titoli vinti dal Tottenham, i rivali più accaniti dei gunners, negli ultimi 28 anni.
La squadra è riuscita rappresentare le idee del proprio allenatore sul campo. Quando queste idee portano risultati, come è stato, aumentano la sicurezza e l’entusiasmo, e tutto questo non può far altro che migliorare le cose. I giocatori di Arteta entrano in campo senza paura di sbagliare, giocano con degli obiettivi precisi, consapevoli di far parte di un meccanismo che esalta la squadra e conseguentemente loro stessi. Dalle parti di Higbury ora si guarda al futuro con fiducia e positività, ci si ricorda del peso della maglia che si ha addosso e si cerca di onorarla in tutti i modi. Sembra che i giocatori entrino in campo tenendo bene a mente le parole di Henry, uno che di Arsenal se ne intende: “Gioca per lo stemma che hai davanti la maglia e tutti ricorderanno il nome scritto dietro”.
L’Arsenal è sempre stata una squadra delicatissima sul piano psicologico, eppure Arteta, grazie alla sua incoscienza, e grazie alle sue idee, sembra la personalità adatta per poter ricominciare. Il profilo ideale per poter costruire una mentalità forte che si spezzi alle prime fisiologiche difficoltà.
Arteta, non solo un allenatore
Arteta contagia, insegna, ispira e vince. Ecco perché i proprietari gli hanno concesso più potere anche sul fronte dirigenziale. Lo spagnolo ha preso delle decisioni forti. Decisioni essenziali per il bene del collettivo che vanno a penalizzare i singoli. Decisioni forti come la repressione della luce della stella di Guendouzi o l’esclusione di Özil, il giocatore più pagato della rosa, a causa della sua disciplina ritenuta inadeguata.
La leadership del tecnico basco ha come obiettivo primario il bene del collettivo. Grazie a questi valori Arteta è riuscito a recuperare un giocatore come Ceballos, ideale per il suo stile di gioco e soprattutto ha convinto Aubameyang a rimenere. Il gabonese è senza dubbio il calciatore più iconico della rosa e sarebbe stato lecito per lui guardarsi intorno per poter fare il salto di qualità. Nonostante questo Arteta l’ha convinto a rinnovare, ponendolo al centro del progetto e garantendogli un percorso che possa riportare l’Arsenal ad essere competitivo.
Un futuro incosciente
Il maggior merito di Arteta è stato quello di aver contagiato i suoi calciatori con la sua incoscienza. La squadra gioca libera e spensierata. L’Arsenal è diventato il miglior Arsenal degli ultimi anni nel momento in cui ha perso la pressione di doverlo essere e tutto questo è attribuibile all’intelligenza dell’allenatore.
Mikel avrebbe la possibilità e il diritto di voltarsi indietro, guardare il passato e compiacersi, eppure non lo fa.
Arteta decide di guardare avanti e pianificare il futuro, come se il passato non esistesse.
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Fonte immagine di copertina: Instagram Mikel Arteta