Sognando sui campi di terra di arrivare over the Moon, il percorso calcistico di Ollie Watkins è stato un continuo crescendo fino alla tanto agognata Premier League e alla maglia della nazionale inglese.
Se chiedete ad Ollie Watkins come ci si sente dopo aver segnato un gol al debutto con la maglia della nazionale inglese, lui vi risponderà: “Sono sulla luna!”. Alle sue parole fanno eco quelle del connazionale, compagno di squadra e capitano dell’Aston Villa Jack Grealish, a testimoniare che, forse, la Terra sta stretta al fuoriclasse del Devonshire.
I primi calci al pallone
Oliver George Arthur Watkins, per tutti Ollie, nasce il 30 dicembre del 1995 a Newton Abbot, una cittadina che conta poco più di 20 mila abitanti, situata sulle sponde del fiume Teign, nella contea di Devon. Nonostante fosse tifoso del Torquay United, il giovane Ollie inizia a calcare il prato verde con la casacca dei rivali dell’Exeter City, che si concessero pure il lusso di rifiutarlo dopo il primo provino, quando Oliver aveva appena spento 9 candeline. Undici anni dopo, invece, sarebbe arrivato il debutto in League Two con la prima squadra. L’esordio con l’Exeter, tuttavia, anticipa di qualche mese il trasferimento in Non-League al Weston super-Mare. A detta del calciatore stesso, quell’esperienza gli fece capire che quella non poteva e non doveva essere la sua categoria. Sono altri i palcoscenici ambiti dal giovane fantasista: il tempo non farà altro che dare forma ai suoi sogni.
Botti di Capodanno
Il 31 dicembre è per tutti giorno di festeggiamenti, si saluta il vecchio anno e si dà il benvenuto a quello che verrà, innaffiandolo di sogni e di champagne. Anche Ollie salutava l’anno vecchio, ormai da titolare dell’Exeter, affrontando il 31 dicembre 2016 il malcapitato Newport County in una sfida valevole per il campionato di League Two. Quel giorno l’attaccante di Newton Abbot fece davvero i botti di Capodanno, realizzando la prima tripletta della sua carriera in un Rodney Parade che già accoglieva un anno nuovo che sapeva di retrocessione.
Ma se hai i mezzi fisici e tecnici di Oliver Watkins è Capodanno tutto l’anno. Così finisce che vinci il premio di miglior giovane del campionato 2016/2017 per l’EFL, un traguardo più che meritato. Peccato per quella promozione svanita ai play-off con il Blackpool, che lascerà l’amaro in bocca a Ollie quando, nel luglio 2017, saluterà definitivamente il St. James Park per diventare grande.
London calling
Più di 160 miglia dividono Exeter da Londra, ma il richiamo della capitale è troppo forte per l’ormai ventiduenne Watkins e, quando alla porta bussano gli emissari del Brentford, non si può far altro che farli accomodare per una tazza di tè. Quasi 2 milioni di sterline nelle casse della società del Devonshire e quasi 50 palloni insaccati in fondo alla rete degli avversari delle Bees, firmati dal numero 11 in sole tre stagioni.
Prima che la sua carriera prenda la svolta sperata ai tempi del Weston-Super-Mare, c’è tempo, tuttavia, per un’altra delusione portata dai play-off, che sembrano essere stregati per Oliver. Dopo una cavalcata impressionante, coronata da 5 vittorie consecutive prima della pausa forzata causa Covid-19, il Brentford supera, non senza qualche difficoltà, i gallesi dello Swansea con il contributo di Watkins. Nella cattedrale deserta di Wembley, però, le Bees vengono fulminate da una doppietta di Joe Bryan, uomo partita del Fulham in un derby agguerrito fino al 120esimo minuto.
Tuttavia, esattamente come qualche anno prima, la sconfitta ai play-off non è la fine, piuttosto un nuovo inizio per il fuoriclasse del Brentford, ormai ape regina in un alveare troppo piccolo.
Il grande calcio e quel vizio dell’hat-trick
I quasi 3 milioni di sterline del 2017 diventano quasi 30 nell’estate del 2020, quelli sborsati dall’Aston Villa per portare a Villa Park l’attaccante del Brentford. Investimento fruttuoso per i Villans, che finalmente sono riusciti ad affiancare al capitano Grealish (di cui abbiamo parlato qui) un centravanti moderno, in grado sia di supportarlo che di finalizzarne i suggerimenti. Lo sa bene Dean Smith, attuale “Gaffer” del Villa e mecenate di Watkins in quel di Brentford, che tanto ha desiderato riabbracciare il suo pupillo. Due settimane dopo il debutto ufficiale in Premier, il numero 11 ripagherà la fiducia con una tripletta al Liverpool campione in carica, che se ne andrà da Birmingham con 7 gol subiti, quattro dei quali aventi Ollie come protagonista.
Dopo un inizio spumeggiante, ora Ollie è stabilmente al centro dell’attacco dei Villans, che sta trascinando con 12 gol segnati tra campionato e coppa di lega. Se la salvezza sembra ormai una certezza, i Claret and Blue possono sognare l’Europa. Certo, l’impresa è ardua e le contendenti per un posto sono squadre blasonate come Tottenham, Chelsea o Arsenal, ma se c’è qualcosa che questo meraviglioso sport ci ha insegnato è che, finché il pallone continua a rotolare sul rettangolo verde, le sorprese sono dietro l’angolo.
It’s coming home
La prima metà di stagione è stata sicuramente esaltante per il neo centravanti dell’Aston Villa e le sue prodezze non sono passate inosservate al commissario tecnico dei “Three Lions” Gareth Southgate, il quale ha, saggiamente, deciso di includere Watkins nella rosa inglese che ha affrontato le prime tre gare di qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022. E Ollie che fa? Risponde presente!
Nella gara d’esordio contro San Marino, che ha visto trionfare la nazionale di Sua Maestà, l’attaccante di Newton Abbot prende il posto di Dominic Calvert-Lewin e, al primo tiro in porta con la maglia bianca dei grandi, gonfia la rete alle spalle di Benedettini. Un debutto da sogno, che ha fatto sentire il giovane Ollie “Over the Moon”, ma questo è il momento in cui bisogna rimanere con i piedi per terra e continuare a lavorare sodo. A giugno ci sono gli Europei e i tifosi che potranno affollare le gradinate di Wembley sono carichi: questa volta sarà davvero l’anno dei Tre Leoni, football must come home.
Annunciare ora il vincitore del campionato europeo è forse prematuro, ma affermare che Oliver Watkins sia un giocatore dal talento cristallino, che può fare la differenza sia in Premier che in Nazionale, non è più un azzardo. E poco importa se la’approdo nel calcio che conta sia arrivato relativamente tardi, soprattutto se paragonato ad altri golden boys di quest’era come Phil Foden o Jude Bellingham. Chi ama il calcio non può rimanere indifferente di fronte alle giocate di Watkins, un ragazzo cresciuto con il mito di Thierry Henry che è riuscito a coronare il suo sogno, che gioca nel ruolo di Titi e che, a volte, è anche capace di ricordarlo nei movimenti.
Chissà cosa sarebbe successo se quel giorno di sedici anni fa, dopo il rifiuto dell’Exeter, il piccolo Ollie avesse deciso di mollare e di riporre i suoi sogni nel cassetto, assieme agli scarpini e alla numero 14 dell’Arsenal. Sicuramente non ci saremmo potuti godere l’ascesa del ragazzo che, sui campi di terra, sognava di poter raggiungere il cielo, fino ad arrivare oltre la Luna sui palcoscenici più luminosi.
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Foto di copertina tratta da: Instagram Watkins