Categorie
Resto d'Europa

Bursaspor: ascesa e discesa

Il campionato di calcio in Turchia come lo conosciamo oggi è nato nel 1957 e da allora solo due squadre sono riuscite a portare il titolo fuori da Istanbul. La prima è stata il Trabzonspor, che ha vissuto i suoi anni d’oro a cavallo degli anni ’70 e ’80 vincendo ben 6 titoli. La seconda il Bursaspor che nel 2010 trionfò a discapito di tutte le squadre più accreditate. C’erano tutte le carte in regola per la nascita di un’altra big del calcio turco ma la storia non è andata secondi i piani. E oggi il Bursaspor si trova in 3.Lig, la quarta serie…

Bursa è una città che si trova nel nordovest della Turchia, la quarta più popolosa della Nazione con oltre 3 milioni di abitanti. È prima per la produzione nell’industria automotive, famosa per essere situata alle pendici del monte Uludağ e per le sue aree verdi, grazie ai tanti parchi all’interno della città e per i boschi nella regione che la circonda. Da questo deriva il suo soprannome “Yeşil Bursa” che significa proprio verde Bursa. Questo è anche il principale motivo per cui i colori sociali del Bursaspor sono il bianco, in onore della neve del monte Uludağ, ed appunto, il verde.

Insomma, una vera e propria metropoli che si merita una grande squadra per dar ancora più lustro alla città e alla sua popolazione. Nel 1963 in città c’erano 5 squadre dilettantistiche: Acar İdman Yurdu, Akınspor, İstiklal, Pınarspor e Çelikspor. Le società decisero di fare una fusione per creare una squadra professionistica ed iscriversi al campionato nazionale. È così che nacque il Bursaspor. Inizialmente ci furono discussioni per la scelta dei colori sociali e per la scelta dello stemma in quanto ognuno voleva qualcosa che rappresentasse la vecchia società.

Alla fine, optarono per il bianco ed il verde in onore dei colori locali, come abbiamo già detto. Ma la vera particolarità è stata la scelta dello stemma. Tuttora possiamo notare cinque stelline colorate al suo interno ovvero il viola, il rosso, il giallo, il verde ed il blu ed ognuno di questi era il colore delle cinque squadre fondatrice.

Il club ottenne subito la possibilità di iscriversi in seconda divisione e già dalle prime partite ci fu un grande seguito. Nei primi anni riuscì a toccare quote di 10 mila spettatori a partita. Considerando che stiamo parlando di una seconda divisione degli anni ’60 in Turchia, sono stati numeri del tutto inimmaginabili.

Nella stagione 1966/1967 il Bursaspor vinse il campionato ed arrivò la promozione in prima divisione, categoria che non abbandonerà mai per i successivi 37 anni. Nella prima stagione riuscì a piazzarsi a metà classifica ma le prime soddisfazioni arrivarono a partire dai primi anni ’70. In quell’epoca in Turchia c’erano due coppe nazionali: la Türkiye Kupası (Coppa di Turchia) e la Başbakanlık Kupası (Coppa del Primo Ministro). Il Bursaspor riuscì a raggiungere la finale di entrambe le competizioni per due anni, nel 1971 e nel 1974. Nonostante la possibilità di giocare quattro finali sono riusciti a portare a casa solo la Coppa del Primo Ministro nel 1971 battendo il Fenerbahçe per 1-0. In questo modo il Bursaspor ha ottenuto la sua prima qualificazione europea garantendosi l’accesso alla Coppa delle Coppe.

Il club non sfigurò assolutamente alla sua prima campagna europea. Il Bursaspor raggiunse i quarti di finale eliminando prima gli irlandesi del Finn Harps e poi gli scozzesi del Dundee United. Il sogno si infrange contro la Dynamo Kiev, perdendo entrambe le sfide andata-ritorno.

Questa non è stata l’ultima occasione che il Bursaspor giocò in Europa, ma la seconda volta arrivò in un periodo parecchio particolare e turbolento. Nel 1986 riuscì finalmente ad alzare al cielo la Coppa di Turchia, dopo averla sfiorata per due volte. I biancoverdi superarono in finale l’Altay per 2-0 e così si qualificati no nuovamente alla Coppa delle Coppe. Stavolta il cammino si fermò al primo turno dove l’Ajax di Rijkaard, Winter, Van Basten e Bergkamp rifilò al club di Bursa un sonoro 5-0 ad Amsterdam ed uno 0-2 a Bursa.

La coppa nazionale non fu quindi molto utile per la qualificazione in Europa ma si rivelò di vitale importanza visto che in quella stagione il Bursaspor retrocesse ma grazie a quella vittoria, fu ripescato. La musica non cambiò ed anche l’anno successivo arrivò la retrocessione, ma questa volta a salvare i biancoverdi ci ha pensato il tribunale di Ankara, che decise ancora per il ripescaggio. Stavolta senza nessun merito sportivo.

Il cammino del Bursaspor è continuato galleggiando a metà classifica, con una piccola parentesi positiva nel 1992. Allora il club riuscì ad aggiudicarsi la seconda Coppa del Primo Ministro battendo ancora il Fenerbahçe in finale. La partità finì 3-1 ed il secondo gol lo segnò un giovanissimo Hakan Şükür, futura leggenda e personaggio più discusso della storia del calcio in Turchia. Infine, nel 2004 arrivò la retrocessione, stavolta inesorabile, senza tribunali o coppe a poterla salvare. Finì così un lunghissimo periodo di militanza in Süper Lig. Dopo due stagioni di purgatorio tornarono nella massima divisione e nessuno poteva immaginare quello che da lì a qualche anno stava per succedere nella Yeşil Bursa.

Nel 2007 İbrahim Yazıcı è stato nominato presidente ed ha dato vita al periodo più splendente della storia del club, toccando l’apice nel 2010. Già dalle prime partite di campionato il Bursaspor non sembrava più quella squadra da metà classifica che è sempre stata. In poche giornate riuscì ad esser considerata una squadra temutissima e nei primi mesi riuscì a battere prima il Galatasaray in casa e poi il Beşiktaş in trasferta.

La partenza a razzo non passò assolutamente nell’indifferenza. Anzi, quando a fine 2009 Fatih Terim rassegnò le dimissioni da CT della nazionale, la federazione propose il posto vacante proprio all’allenatore del Bursaspor, Ertuğrul Sağlam. La decisione non era facile, quello poteva essere un treno di quelli che passano solo una volta nella vita (ed infatti così è stato) ma sentiva nell’aria che c’era qualcosa di speciale a Bursa ed ha gentilmente declinato l’offerta, restando così al timone della squadra. I biancoverdi continuarono a macinare punti guidati in campo dalle due colonne della squadra, il trequartista argentino Pablo Batalla e l’esterno mancino Ozan İpek. Una coppia di assoluti fenomeni quell’anno.

I due furono i protagonisti nella partita chiave per la svolta della stagione: lo scontro diretto con il Fenerbahçe a febbraio. Dopo appena 20 minuti la squadra di Istanbul, grazie ai brasiliani Alex e André Santos si era portata sul 2-0. Tutto lasciava pensare alla fine del sogno per il Bursaspor ma dopo qualche minuto Batalla accorciò le distanze ed Ozan İpek, con una doppietta nei 5 minuti finali, riuscirono a ribaltare l’esito dell’incontro.

Il Bursaspor aveva guadagnato 3 preziosi punti partendo da un doppio svantaggio in casa di un gigante del calcio turco. Ora era tutto era veramente possibile. Per tutto il restante girone di ritorno fu una lotta senza tregua e fino ad aprile la squadra di Sağlam riuscì a mantenere la vetta della classifica. Qualche pareggio di troppo però costrinse la squadra a lasciare lo scalino più alto del podio al Fenerbahçe. A quel punto, a 5 partite dalla fine del campionato, era troppo tardi per arrendersi. Bisognava provarci fino in fondo.

Il Bursaspor riuscì a tenere il passo dei rivali che incredibilmente, all’ultima giornata fanno solo 1-1 a Trabzon. Un passo falso che nessuno si aspettava. Nel frattempo, grazie ad un gol di Batalla e ad un autogol di İbrahim Toraman il Bursaspor riuscì ad avere la meglio sul Beşiktaş. Triplice fischio, sorpasso in classifica con un punto di vantaggio. Il sogno si è realizzato. Dopo 25 stagioni fu interrotto il dominio delle squadre di Istanbul e la coppa prese la strada per Bursa. La storia si era scritta. La stagione successiva iniziò con il momento più atteso per i tifosi, il sorteggio per i gironi di Champions League.

L’urna assegnò ai campioni di Turchia Valencia, Glasgow Rangers e Manchester United. La prima storica apparizione nella competizione continentale più importante non fu esattamente un successo. Arrivò infatti un ultimo posto, con 15 gol subiti e solo 2 fatti. Un solo punto ottenuto, all’ultima giornata in casa, contro gli scozzesi grazie al gol di Sercan Yıldırım che a dieci minuti dal termine pareggiò l’iniziale vantaggio firmato Kenny Miller (che nel successivo mercato di gennaio passerà proprio al Bursaspor).

Ma la possibilità di aver potuto giocare in alcuni degli stadi più iconici del mondo come il Mestalla, l’Old Trafford e Ibrox poteva essere visto come un primo passo verso l’élite del calcio. La conferma di questa voglia di diventare grandi c’è stata nel 2011 quando è iniziato il progetto per il nuovo stadio, la Timsah Arena (arena del coccodrillo). Tuttora è uno degli impianti più futuristici dell’intero panorama calcistico mondiale. Un gigante coccodrillo che “abbraccia” le tribune ed il campo. La scelta è ricaduta sulla scelta del grande rettile grazie a Lemi Keskin, ex dirigente del club, che ad inizio degli anni ’90 era alla ricerca di un simbolo che rappresentasse il Bursaspor. Ispirato da tanti altri club che già avevano come simbolo un animale, Keskin decise di optare per il coccodrillo dopo aver ammirato il coraggio del rettile mentre guardava un documentario. Ovviamente anche il colore andava bene.

Nel 2015 lo stadio fu inaugurato ma le cose erano già iniziate ad andare male. Quello lo stadio, immaginato, magari, per ospitare nuovamente il Manchester United presto vedrà arrivare squadre dilettantistiche della periferia turca. Quando il presidente İbrahim Yazıcı è venuto a mancare nel 2013 in seguito ad un infarto, il Bursaspor si ritrovò senza il suo leader. La sua assenza si fece sentire, in negativo. Da quel momento in poi si sono susseguite innumerevoli gestioni, una peggio dell’altra.

Investimenti sbagliati e giocatori strapagati a fine carriera hanno portato, in 10 anni, il club ad essere uno dei più indebitati dell’intera Nazione con oltre 1 miliardo di lira turca di debito. La proprietà fu costretta a vendere immobili, lo Stato gli confiscò addirittura una stazione di servizio, il ricavato delle cessioni dei giocatori non bastava per coprire neanche lontanamente la metà del debito complessivo e la federazione gli bloccò il mercato.

Nel 2019, arrivò inevitabilmente la prima retrocessione seguita da una seconda nel 2022 e da una terza nel 2024. Stavolta a realizzarsi è stato l’incubo e dalle stelle della Champions League si è finiti negli inferi dei campi di periferia. Nello scorso maggio è stato eletto un nuovo presidente, Enes Çelik, che sembra stia lavorando nel migliore dei modi possibili. Nei suoi primi sei mesi di gestione ha infatti portato il debito da 1,6 miliardi a “soli” 900 milioni. Ad inizio stagione ha poi nominato come allenatore Pablo Batalla. Sì, proprio quel Pablo Batalla che fu uno dei trascinatori nella stagione del titolo.

La scelta per ora sta premiando e il Bursaspor sta viaggiando a gonfie vele verso la promozione. Circa un terzo della rosa è composto da giocatori nati a Bursa, e avere come guida un idolo della città rende naturale tirare fuori l’orgoglio e dare sempre il massimo. L’entusiasmo è tornato in città, e con più di 40 mila spettatori di media è la squadra con la più alta media di presenze allo stadio nella stagione 2024/2025 in Turchia. Sono dati incredibili.

Nelle acque fangose, si sa, il coccodrillo sa muoversi bene ma la strada è ancora lunga, lunghissima e piena di insidie. Sognando un ritorno in Champions League prima o poi…


Il nmeglio del calcio internazionale su Sottoporta: Vuŝković, il nuovo che avanza

Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino

Di Marco Paoletti

La mia curiosità per il calcio internazionale nasce quando, da bambino, guardando le prime partite di Premier League vedevo Roy Keane e Patrick Vieira promettersele (e non solo!) per 90 minuti. Oggi la mia passione va dal Bernabeu fino al campetto incastonato nella favela…non ha confini!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *