Il pianeta Sporting Lisbona ha smesso di ruotare intorno ad un solo giocatore; grazie ad Amorim la squadra si muove all’unisono tenendosi per mano, e parte per lo spazio profondo insieme a Pedro “Pote” Gonçalves
In una galassia lontana lontana – precisamente a Chaves, piccolo comune nel nord del Portogallo – nasce nel 1998 Pedro Gonçalves. Dopo aver iniziato a giocare con le giovanili della squadra locale, nel 2010 Pedro passa alla più prestigiosa cantera dello Sporting Braga, con cui trascorre tutta la trafila fino all’U-17. E’ proprio lì che Pote, come lo chiamano tutti, incontra il procuratore Jorge Pires.
Passato un periodo sterile nell’Under-19 del Valencia, Pires convince Pote a trasferirsi nella colonia portoghese del Wolverhampton U23, dove infatti trova maggior minutaggio e 4 gol in 16 gare. Schierato perlopiù come mediano, tuttavia Gonçalves va a segno non appena viene spostato a centrocampista avanzato, cosa che rivela un’attitudine più offensiva. Non sarà l’unica volta che il giocatore subirà un cambio di ruolo.
Con gli Wolves si toglie la soddisfazione di giocare in prima squadra solamente una volta, quando il connazionale Nuno Espirito Santo gli concede mezz’ora in una gara di EFL Cup contro lo Sheffield Wednesday.
Il Famãlicao appena promosso in Primeira Liga portoghese lo riporta in patria per poco più di un milione di euro – l’unico acquisto effettivo nella marea di prestiti e parametri zero.
Alla prima esperienza con i professionisti, Pote segna 7 gol e serve 8 assist in 40 gare tra campionato e coppe: tra le sue vittime anche il Porto, a cui segna l’ultima rete con i Famalicenses.
Nel finale di stagione il Famãlicao cala in rendimento e chiude al sesto posto, fuori dalle coppe europee. Con il mercato estivo il club deve fare i conti con i numerosi prestiti scaduti e con le cessioni di rilievo: Fabio Martins vola in Arabia Saudita, Toni Martinez sceglie il Porto mentre Diogo Gonçalves torna al Benfica. Per l’altro Gonçalves, Pedro, si aprono le porte dello Sporting Lisbona.
A proposito di Sporting Lisbona
Maggio 2018, ovvero l’ultima volta che lo Sporting Club de Portugal ha fatto parlare di sé anche al di fuori dei confini portoghesi. E non si è trattato di fuochi artificiali lanciati nel cielo, ma piuttosto di polvere da sparo che esplodeva.
I Leoni di Lisbona, guidati allora dall’attuale tecnico del Benfica Jorge Jesus, chiudono una stagione disastrosa perdendo l’ultima gara di campionato contro il Maritimo e consegnando la qualificazione in Champions al Benfica.
Un dramma sportivo che non giustifica l’aggressione dei tifosi verde e brancos contro i giocatori del club, mira di in un vero e proprio raid al centro d’allenamento dello Sporting.
Il tutto pochi giorni prima della finale di Coppa nazionale contro il das Aves, che ne approfitta, ringrazia e si porta a casa la prima Taça de Portugal della propri storia.
Da allora il club del nuovo presidente Frederico Varandas ha cercato di rimediare ai danni della vecchia gestione e riportare lo Sporting ad essere quantomeno competitivo in patria.
La prima mossa è stata quella di strappare allo Sporting Braga il tecnico esordiente Ruben Amorim; il portoghese non riesce a centrare un posto in Champions ma getta le basi per il nuovo Sporting Club.
Revolução
Il vecchio Sporting Lisbona ha cessato di esistere di fatto con la cessione invernale di Bruno Fernandes, sulle cui spalle ha poggiato per lungo tempo tutto il peso della squadra; capitano dal 2019 in avanti, incaricato di battere punizioni, rigori e corner, quasi costretto a diventare contemporaneamente “testa e braccio” per tutti e 11. Come se lo Sporting ruotasse su sé stesso e Bruno fosse il perno del movimento rotatorio.
Da quando è arrivato, Amorim ha potuto aprire un nuovo capitolo tramutando quel movimento rotatorio in un moto rivoluzionario in cui non è la squadra che gira attorno ad un singolo giocatore, ma è il collettivo che si muove insieme al giocatore chiave.
Chi è quel giocatore? Non può che essere Pedro Gonçalves. Avendo sviluppato la fase d’interdizione nel centrocampo del Famãlicao, ma mantenendo un’attitudine offensiva, ci troviamo di fronte ad un elemento eclettico capace di adattarsi in più ruoli.
Nel 3-4-3 di Amorim, Pote trova spazio come centrocampista centrale o trequartista, ma risulta impiegabile anche sulle fasce laterali o all’occorrenza come prima punta che non lascia punti di riferimento alla difesa avversaria.
Il ruggito dei Leoni
Il rendimento dello Sporting e di Pote parlano chiari: i Leoni di Lisbona si sono presi la vetta della classifica dalla 6° giornata fino all’attuale 27°, con 6 punti di vantaggio sulla seconda Porto a 7 giornate dalla fine.
Record di punti dopo 27 gare e la consapevolezza di poter finalmente alzare un trofeo che manca ormai da 9 anni, magari perfino da imbattuta. A gennaio è arrivato il primo titolo di Amorim con la vittoria della Coppa di Lega proprio ai danni del Braga, mentre ha fatto storcere il naso l’eliminazione in Europa League contro gli austriaci del Lask.
Da quando ha esordito con lo Sporting, Gonçalves non ha più lasciato il campo – squalifiche e Covid-19 a parte -: 31 presenze totali e 17 gol in Liga, in lotta per il premio di capocannoniere del torneo, dove ha stupito tutti mettendo a segno 5 doppiette, di cui 3 consecutive.
Lo Sporting non è ancora sicuro di aver vinto il titolo di campione ma già stravede per Pote; la stagione non è ancora finita ma per lui si parla di interesse da parte del Liverpool e dello stesso Manchester United, già innamorato del connazionale Fernandes.
E’ ancora presto per fare i conti, sia sullo Sporting che su Pote. Solamente il tempo potrà dirci se la navicella spaziale di Amorim raggiungerà lidi gloriosi o andrà incontro ad un’altra avaria.
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Foto di copertina tratta da: Instagram Pedro Gonçalves