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Rangers Glasgow, un elogio non pleonastico

Se il blasone dei Rangers Glasgow è tornato a splendere in Scozia e in Europa, il merito è di Steven Gerrard e dei suoi straordinari ragazzi.

L’unico dovere che abbiamo nei confronti della storia è riscriverla. Si esprimeva così Oscar Wilde a proposito della responsabilità, del fardello dell’uomo nei confronti della Storia. In Scozia questo compito è toccato solitamente alle due regine di Glasgow, Celtic e Rangers. Sin dalla liquidazione nel 2012, questi ultimi hanno avviato un nuovo progetto che ha nei concetti di crisi e scopo i cardini fondamentali, i mattoni necessari per costruire una storia fatta di successi e che possa durare nel tempo.

Crisi: riformulare la propria visione del mondo

La parola crisi deriva dal verbo greco krino, ovvero giudicare, pensare. Il greco, in tutta la sua inafferrabile immaterialità, condensa nel termine krisis una vasta gamma di significati: scelta, giudizio, esito. Non è un caso che da questo termine sia derivata la parola critica, che racchiude in sé la capacità del discernimento, del giudizio e della valutazione. Mentre in italiano ha assunto un’accezione negativa, per i greci la crisi era il lavoro della rivalutazione totale della visione del mondo. Anche Albert Einstein, durante la sua esperienza negli Stati Uniti, celebrava la crisi come opportunità, in quanto nella crisi nascono l’inventiva, le grandi scoperte e le grandi strategie.

In quest’ottica dobbiamo vedere la crisi che ha colpito il club del Blue Heaven nel 2012. La liquidazione e la retrocessione in Scottish Football League hanno rappresentato un punto di partenza per riscrivere la storia secondo la concezione dipinta da Wilde. La crisi dei Rangers, dunque, ha portato a sfruttare la rifondazione del club come punto di partenza per riscrivere un nuovo progetto sportivo, una nuova visione calcistica che ha avuto in Steven Gerrard il culmine e il mentore finale. Se oggi possiamo parlare del campionato scozzese numero 55 vinto dai Blues di Glasgow, lo dobbiamo non ad un exploit estemporaneo, ma ad un progetto sviluppatosi nel corso degli anni e costruito con pazienza sia dall’ex bandiera del Liverpool che dai suoi predecessori.

Scopo: guardare avendo in vista un bersaglio

Attingendo nuovamente dalla sterminata cultura greca, scopo deriva dal verbo scopèo, ovvero guardare avendo in vista un bersaglio. Il professor Galimberti descrive la grecità come una cultura della luce, nella quale la sfera visiva riveste un ruolo predominante e nella quale sono presenti numerosi verbi riguardanti la vista. Scopòs, dunque, è uno sguardo mirato verso un qualcosa di definito, di visibile, e non è un caso che questo termine sia stato usato anche nelle accezioni di oggetto, obiettivo e significato.

Qual è stato lo scopo dei Rangers, dunque? Semplice: il bersaglio è sempre stato questo titolo. Ma per vincere servono basi solide e la nuova dirigenza si è prodigata nel fornirle agli allenatori che si sono succeduti. Non è stato un percorso semplice: i tifosi non hanno appoggiato sempre le scelte del club e i Rangers stessi sono incappati in risultati umilianti contro avversari nettamente inferiori. Solo due anni fa, del resto, Gerrard ereditava una squadra reduce da un pesantissimo 0-5 subito contro i rivali biancoverdi del Celtic nell’Old Firm, il famosissimo derby stracittadino.

Il calo del Celtic, fisiologico dopo anni di successo incontrastato in patria, ha aiutato i Rangers ad interrompere il dominio di 9 anni dei rivali e a preservare la maledizione del “not ten in a row”. I meriti principali, però, vanno alla sponda protestante di Glasgow, che ha saputo mantenere da sempre una visione pragmatica verso il futuro, e al suo allenatore, il vero artefice di un modo di giocare a calcio davvero innovativo.

I meriti di Gerrard

Essere allenati da Steven Gerrard è certamente un privilegio, ma può risultare al contempo alquanto stressante. La bandiera dei Reds è stata capace di lavorare in maniera decisa sull’aspetto fisico e mentale della rosa, contribuendo ad esportare una visione del calcio nuova, vincente, critica. Sicuramente hanno contribuito i numerosi investimenti a livello di strutture e nello staff, divenuto il migliore di tutta la Premiership. Elementi come il vice-allenatore Gary McAllister, Tom Culshaw, Jordan Milsom o Scott Mason, tutti con un importante passato nel Liverpool, hanno contribuito ad innalzare il livello delle prestazioni della squadra. Lo stesso Gerrard, al Robbie Fowler Podcast, ha ammesso che avrebbe impiegato 20 anni per raggiungere il livello di bravura di Michael Beale, fidatissimo collaboratore tecnico che l’ha seguito nell’avventura in terra di Scozia.

I meriti di Gerrard, però, non si limitano a questi ambiti. Ha portato entusiasmo in una piazza amareggiata dalla deludente stagione appena conclusa. Tutto questo rivoluzionando la rosa nei suoi tre anni di gestione: della vecchia guardia, infatti, sono rimasti solo Tavernier e Morelos. Sono arrivati, però, dei giovani molto interessanti, come Hagi, mentre altri calciatori, dopo un inizio stentato, hanno mostrato tutto il loro talento. Aiutato da Beale, il giovane allenatore ha saputo costruire, infatti, una macchina dagli ingranaggi perfetti, estremamente coriacea e solida tatticamente.

“L’attenzione sui dettagli e sull’organizzazione difensiva è incredibile. Ad ogni giocatore vengono date indicazioni chiare e un ruolo preciso all’interno del sistema. È davvero rassicurante scendere in campo e sapere esattamente cosa devi fare.

Andy Halliday, ex giocatore dei Rangers, sul duo Gerrard-Beale

Notevole è anche il miglioramento sul piano della disciplina. Mentre nel 2017/18 ben 12 cartellini rossi hanno falcidiato la rosa, quest’anno nessun calciatore dei Rangers è stato espulso in campionato. Anche in fase offensiva la mano dell’ex bandiera del Liverpool si è fatta sentire. Sebbene i Rangers concludano in media meno del Celtic, risultano essere nettamente più cinici e freddi sottoporta. Basta ricordare che lo scorso anno i Rangers persero un Old Firm proprio a causa della scarsa freddezza davanti al portiere. In questa stagione, invece, all’Ibrox i Blues hanno realizzato mediamente 3 gol a partita, concedendone 0.13: numeri da record. I Rangers sono, inoltre, una delle migliori squadre d’Europa sui calci piazzati. Sono arrivate 47 reti nelle ultime due stagioni su palla inattiva in tutte le competizioni.

Tutto parte da una solida difesa

La sicurezza difensiva che ha manifestato quest’anno la squadra è frutto di un lavoro lungo tre anni e certosino in ogni suo aspetto. Nell’ultima stagione precedente all’arrivo di Gerrard, i Rangers avevano chiuso il campionato al terzo posto con 50 gol subiti in 38 partite, più di tutte le reti concesse nelle tre stagioni successive. I numeri parlano chiaro. In campionato i Blues hanno concesso circa 5.8 tiri ogni 90 minuti: il Celtic, per esempio, ne ha concessi circa 8.5. I Rangers eccellono in tutte le statistiche difensive. Hanno subito 9 gol – un record a livello europeo – pur con un valore di expected goal against (xGA) di circa 17.5: i Gers hanno overperformato sotto questo aspetto grazie alla qualità dei singoli e all’abilità sinfonica del collettivo. Anche i contrasti difensivi vinti (7.9/90 min) e i passaggi concessi in fase offensiva alla squadra avversaria (7.79/90 min) testimoniano una superiorità difensiva schiacciante.

La chiave del sistema difensivo dei Rangers è il pressing asfissiante, il quale diventa ancora più importante nelle zone centrali. I difensori e i centrocampisti tendono ad ostruire aggressivamente le linee di passaggio nel tentativo di spingere il pallone verso le aree esterne del campo, complicando la costruzione del gioco degli avversari ed evitando che questi possano giocare in zone più pericolose.

Qualora il pressing non fosse efficace, il sistema di gioco dei Rangers permette alla squadra di adattarsi velocemente e di costruire nuove linee difensive più flessibili. Il reparto arretrato ha imparato a compattarsi velocemente in caso di imbucate nelle zone centrali, sovraccaricando le zone centrali del campo. Il tutto è ancora più sorprendente se consideriamo che, nel 4-3-3 di Gerrard, i centrocampisti centrali spesso tendono a sacrificarsi e a coprire gli spazi lasciati dai terzini e dagli attaccanti esterni, i quali rappresentano le vere arme in più dei Blues in fase offensiva.

I protagonisti

I Rangers possono vantare dei leader per ciascun reparto. In porta Allan McGregor ha mantenuto la porta inviolata 16 volte su 23 partite di campionato: dall’alto dei suoi 39 anni, può guidare con fiducia il reparto arretrato. L’icona di questa squadra, però, gioca sulla destra con la fascia da capitano al braccio ed è il capocannoniere della squadra pur essendo un terzino. James Tavernier è stato totalmente trasformato da Gerrard, il quale lo ha reso l’uomo più importante in fase offensiva. In effetti, 11 gol e 9 assist in 29 partite sono un bottino piuttosto impressionante. Anche Borna Barišić, sulla fascia sinistra, risulta determinante grazie ai suoi 15 assist in totale tra tutte le competizioni. E pensare che era pure finito nel mirino dei tifosi dopo un avvio non esaltante…

Che sia schierato a centrocampo o come ala destra, Joe Aribo ha sempre mantenuto un alto livello di prestazioni. Nonostante un po’ d’incostanza, in Scozia abbiamo potuto ammirare finalmente il talento di Ianis Hagi: 7 reti e 9 assist tra campionato ed Europa League. In attacco, oltre al leggendario Jermain Defoe, vale la pena citare Ryan Kent e Alfredo Morelos. L’ariete colombiano ha stupito tutti a causa della metamorfosi che sembra essere avvenuta grazie a Gerrard. Morelos è maturato enormemente, è divenuto nettamente più disciplinato e aiuta con efficacia il resto della squadra. I suoi 13 gol stagionali rappresentano la ciliegina sulla torta di un calciatore totalmente rinnovato e trasformato, pronto a trascinare i Gers a nuovi trionfi.

È in Europa che i Rangers hanno stupito maggiormente

È stata l’Europa League la vetrina che ha permesso al grande pubblico di scoprire questa squadra. Entrati in scena nel secondo turno preliminare, in 13 partite i Rangers non hanno mai perso. A 9 vittorie e 4 pareggi, 28 gol fatti e 13 subiti ammonta il bottino della squadra scozzese in campo continentale. Peraltro, questi risultati sono arrivati spesso contro avversari di pari livello. Nel terzo turno preliminare gli scozzesi hanno eliminato il Galatasaray, ai gironi il Benfica è stato messo più volte alle strette, l’Anversa nei sedicesimi ha subito 9 gol in due partite. Il tutto adottando sempre lo stesso modello di gioco, affrontando gli avversari a viso aperto e aggredendoli a tutto campo.

Nel match d’andata, per esempio, le Aquile di Lisbona hanno faticato tremendamente a trovare spazi nelle zone centrali e raramente si sono rese pericolose nella metà campo avversaria. Al contempo, i Rangers hanno avuto controllo delle fasce laterali, creando costantemente superiorità numerica, ma non sfruttando a dovere tutte le occasioni create. Lo stesso copione che ha portato i Rangers a vincere un campionato con 6 giornate d’anticipo e con 77 gol fatti e 9 subiti in 32 partite.

Crisi e scopo, solidità difensiva e grande cinismo, uno staff di assoluto livello e uno stile di gioco arioso e coraggioso: è andando a scoprire nel dettaglio questa squadra quello che riteniamo essere il miglior complimento non pleonastico a dei Rangers fantastici e al loro eccellente allenatore.


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Foto di copertina tratta da: The Scottish Sun

Di Matteo Cipollone

Sempre alla ricerca di una storia particolare da raccontare, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da scoprire. Amo studiare storia e rimango affascinato da quello che essa ci offre. Accumulo libri e talvolta li leggo pure. Unisco due belle passioni: il calcio e la scrittura.

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