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Barcellona e Atlético Madrid: rivali, ma mai nemici?

Non è un segreto che appena uno pensa al calcio spagnolo o alla Liga novanta volte su cento pensa al Clasíco. Pensa alla leggendaria rivalità che intercorre tra Real Madrid e Barcellona. Il fascino di questo antagonismo risiede probabilmente nel fatto che non si ferma al rettangolo verde, bensì si spinge ben oltre affondando le proprie radici nel tessuto sociale e politico della Spagna.

Merengues contro Culés non è un contrasto che si limita all’undici contro undici su un campo da calcio. Invade la totalità della vita delle due tifoserie, in particolar modo quella blaugrana. Il Barcellona è per forza di cose il simbolo della Catalunya, una comunità autonoma che non vorrebbe fermarsi a questo titolo, ma che desidererebbe l’autonomia completa dalla Spagna e l’indipendenza. Il Real Madrid rappresenta, invece, il nemico anche dal punto di vista politico-sociale: è lo Stato, la monarchia. È la Capitale della Spagna ed in quanto tale rappresenta l’ostacolo all’indipendenza catalana.

In passato, durante la dittatura di Francisco Franco, questa frattura era ancora più aspra. Squadre come l’Athletic Bilbao o il Barcellona patirono duramente in quegli anni. Provenivano rispettivamente dai Paesi Baschi e dalla Catalogna e sostanzialmente per il Generalísimo erano la rappresentazione calcistica delle richieste di riconoscimento dei propri dialetti o costumi. Il Real, invece, era per Franco il simbolo più puro della centralizzazione, della lingua e della cultura spagnola tradizionale.

Basti pensare che in quegli anni l’Athletic Bilbao dovette cambiare il proprio nome in Atlético Club per abbandonare ogni legame con la terra d’origine basca. Dovette rimuovere la bandiera dallo stemma e fu anche costretta a mollare la propria politica di tesseramenti di soli giocatori baschi. Anche il Barcellona fu costretto a cambiare nome e togliere ogni riferimento ai colori catalani dal proprio scudo, un’autentica vergogna. Pensate che Franklin Foer nella sua opera “Come il calcio spiega il mondo” evidenziò il fatto che in un’offensiva dell’esercito spagnolo i militari franchisti avevano intenzione di colpire proprio il palazzo in cui erano custoditi con grande cura i trofei vinti dal Barça.

I catalani ed i baschi per Francisco Franco erano una minaccia all’identità spagnola, per forza di cose il centralismo franchista ruotava attorno alla capitale, sia economicamente che politicamente. Ecco perché il Generalísimo aveva interesse nel rendere grande il Real ed influenzò anche affari come quello di Alfredo Di Stefano evitando vestisse la maglia blaugrana.

È bene qua cercare di essere più brevi ed incisivi, anche perché non basterebbe un solo articolo per spiegare questa parte di storia. Sicuramente Barcellona ed Atlético Madrid hanno in comune il rivale più sentito. I catalani disputano il Clasíco contro il Real Madrid, i Colchoneros sono costretti a dividerci la città. Una vecchia frase recitava “Il nemico del mio nemico è mio amico” ed in un certo senso calza a pennello per le due società. Certo, anche l’Atlético in parte raffigura la capitale spagnola e la centralizzazione, ma in misura molto inferiore.

Basti pensare al fatto che certi gruppi di tifosi di Atlético Madrid e Barcellona sono gemellati. C’è rispetto reciproco perché sono accomunati dalla rivalità e dal risentimento che nutrono verso i Blancos. Successivamente ci sono anche poi gruppi di tifosi organizzati più politicamente schierati che sentono la rivalità politica-sociale della Spagna e della Catalogna. A livello calcistico, però, c’è una forma di rispetto reciproco nonostante negli ultimi dieci anni le due compagini si siano ritrovate a giocarsi match davvero importanti da avversari.

Nel 2014 c’è la prima, grande gara del nuovo millennio che vede coke avversarie Atlético Madrid e Barcellona. Al Camp Nou va in scena l’ultima giornata di campionato, se i blaugrana vincono si laureano campioni della Liga. Ai Colchoneros, invece, basta anche solo un pareggio per alzare al cielo il decimo campionato della loro storia.

Nella prima frazione di gioco i catalani si portano in vantaggio con un meraviglioso destro di prima intenzione di Alexis Sanchez. I rojiblancos sono costretti a perdere per infortunio sia Diego Costa che Arda Turan, due giocatori simbolo dell’armada cholista. Se sei dell’Atlético de Madrid, però, arrendersi non è mai contemplato, anche quando tutto risulta perduto o estremamente difficile. Nella ripresa un colpo di testa di Diego Godin dagli sviluppi di un calcio d’angolo risulta decisivo per acciuffare il pari, ma soprattutto per laurearsi campioni di Spagna diciotto anni dopo l’ultima volta.

In quella stagione le due squadre si erano anche affrontate ai quarti di finale della Champions League: 1-1 al Camp Nou ed 1-0 nel romantico Vicente Calderón grazie alla rete di colui che poi negli anni successivi sarebbe diventato il capitano e l’anima dell’Atlético Madrid: Koke. Quello che c’è di curioso è che gli ultimi due campionati vinti dai Colchoneros portano la firma di attaccanti che i blaugrana hanno lasciato andare via troppo facilmente e che nella Madrid biancorossa hanno trovato una seconda giovinezza: nel 2014 era David Villa, nel 2021 Luis Suárez.

L’attaccante spagnolo nell’estate del 2013 si accasa all’Atlético Madrid per soli 5 milioni di euro, sigla 13 gol in Liga ed è una presenza costante al fianco di Diego Costa. L’uruguaiano finisce ai margini della rosa catalana nel 2020 e per soli 6 milioni (tutti bonus, non era prevista una parte fissa) si trasferisce alla corte di Simeone. La prima stagione del Pistolero è clamorosa: 21 reti e le due decisive nelle ultime due giornate di campionato contro Osasuna e Real Valladolid necessarie a portare i Colchoneros sul tetto della Liga.

Non sarà decisiva come nel 2014, ma questa sera le due squadre si affronteranno sulla collina del Montjuïc per decretare quale delle due si prenderà momentaneamente la testa della Liga. Da una parte ci sono i blaugrana, autori di un avvio stagionale perfetto culminato con il 4-0 al Santiago Bernabeu nel Clasíco. Da quella sera, però, i ragazzi di Hansi Flick hanno vinto solamente due partite delle ultime sette di campionato. Una tendenza negativa che dev’essere girata il prima possibile se il Barça vuole competere seriamente per la Liga.

L’Atlético Madrid, invece, ha fatto il percorso inverso. Primi mesi timidi ed incolori, ma dalla sconfitta con il Betis a fine ottobre sono arrivate undici vittorie su altrettante gare in tutte le competizioni. L’aspetto incredibile? Real Madrid-Barcellona e Betis-Atlético sono state disputate nello stesso week end. Una sliding door clamorosa.

Colchoneros e catalani si ritrovano in un testa a testa per prendersi la vetta della Liga. Il Real Madrid dista un solo punto da entrambe e dunque spera nel pareggio delle due rivali. L’ultima vittoria dell’Atleti in casa del Barcellona risale al febbraio del 2006: alcuni membri della rosa come Lamine Yamal, Pau Cubarsí o Hector Fort non erano nemmeno nati. Il Golden Boy classe 2007 non sarà della partita per un problema alla caviglia rimediato contro il Leganes. Un’assenza pesante, ma che soprattutto impatterà negativamente sullo spettacolo. Un autentico peccato.

Dieci anni dopo Barcellona e Atlético Madrid si ritrovano da avversari in una partita delicatissima. E le cose non sono quasi cambiate. I blaugrana sono tornati con Joan Laporta in presidenza dopo la disastrosa parentesi Bartomeu. Quindi ancora fiducia alla Masía e al proprio settore giovanile, senza dubbio il migliore d’Europa. Diego Simeone ha svoltato i suoi Colchoneros ritornando proprio in questa stagione al 4-4-2 che nel 2014 li ha contraddistinti. Questa volta è più offensivo, ma ha recuperato dai meandri della sua memoria il suo primo bellissimo Atlético Madrid.

Questa sera non saranno amici, ma il bello della rivalità tra Barça e Atleti è che non si percepiranno mai nemmeno come dei nemici. Entrambe le afición sostengono l’un l’altra nella lotta contro il Real e si portano rispetto reciprocamente. Perché non pensare che i gruppi gemellati questa sera si ritrovino a vedere la gara insieme bevendo cervezas? D’altronde il bello e l’amore per il calcio portano proprio a questo.


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Di Edoardo Viglione

Nato nel nuovo millennio in provincia di Torino. Appassionato di sport, romanticismo, scrittura e di tutto ciò che è argentino. Juventino con ogni fibra del proprio corpo, ha un’adorazione sfrenata per La Masia e per i mancini di Lionel e Lamine oltre che per la Madrid dei Colchoneros.

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