Ei fu. Giacciono, immobili, le spoglie del Deportivo La Coruña. È ufficiale la retrocessione in Segunda División B.
20 luglio 2020: una data dalle tinte cineree per La Coruña, muta, pensando all’ultima ora della squadra fatale. Come è potuto accadere? Perché proprio loro?
Non sempre il destino si mostra benevolo verso quelle squadre che hanno contribuito a rendere grande il calcio. Sicuramente benevolo non lo è stato con un club che ha reso grande un’intera regione, la Galicia, agli occhi dell’Europa. Oggi, quella terra al nunzio sta attonita, scossa. Dato il suo mortal sospiro, il Deportivo La Coruña è ufficialmente retrocesso in Segunda División B.
Il SuperDepor è stata la squadra romantica per eccellenza. Un piccolo club di provincia che tutt’a un tratto si è scoperto grande e che ha fatto tremare quegli squadroni che grandi lo sono sempre stati. A testimoniare che grandi club non si nasce, ma si diventa. E quel Deportivo si era meritato pienamente di essere definito Super. Oggi, però, quel Depor non c’è più. Sta la spoglia immemore nei bassifondi della classifica della seconda serie spagnola, condannata a palcoscenici indegni per il suo blasone.
Deportivo folgorante vide il mio genio
La memoria corre a venti anni fa, ad un’epoca che non c’è più. Era il 2000, il fútbol si apprestava ad entrare nel nuovo millennio nell’apogeo del suo splendore. Fu un’annata anomala in Spagna. Retrocedettero in Segunda i due acerrimi cugini di Siviglia, nonché un Atletico Madrid lontano parente di quella corazzata in terra iberica ed europea che è attualmente. La coppa nazionale venne vinta dall’Espanyol, altra squadra alle prese con un 2020 molto più doloroso del previsto. In massima serie vi erano club come il Racing Santander o il Numancia, compagini compagne di sventure sia all’epoca che oggi, anch’esse finite in fondo alla classifica della Segunda quest’anno. In vetta nella Liga di venti anni fa, però, vi era il Deportivo La Coruña.
Quella rosa non è adatta ai deboli di cuore. Sango’o tra i pali, in difesa pilastri come Manuel Pablo, Scaloni e Naybet, sulla mediana l’imperioso Mauro Silva, uno degli undici carioca che infiniti lutti addusse ai tifosi italiani in quell’afoso pomeriggio americano del 1994. Lì davanti, una sinfonia di talento. Da un lato Djalminha, probabilmente il giocatore più geniale che sia mai arrivato nella ridente città galiziana – ma questo perché il più forte di sempre sarebbe giunto solamente nella stagione successiva, il capitano Juan Carlos Valerón. Dall’altro lato un ragazzotto che avrebbe mantenuto in terra spagnola (e non solo) una media di un gol ogni due partite, Roy Makaay. Un talento così interessante e sfavillante da aver relegato a panchinaro un certo Pauleta, cavaliere del Portogallo e a lungo miglior marcatore della nazionale portoghese, fino a quando, dall’Atlantico, non giunse sul rettangolo verde l’uomo fatale, Cristiano Ronaldo.
Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza
Due partite del Depor, due istantanee, due storie consegnate alla leggenda del pallone. La prima risale ad una fredda sera invernale. È il 6 febbraio del 2000 quando il Deportivo La Coruña ospitò al Riazor il Real Madrid che avrebbe vinto la Champions League nella finale con il Valencia, nel derby tra Castiglia e Aragona. In Galicia, però, è tutta un’altra storia. Per gli ospiti segneranno Fernando Morientes e capitan Hierro, ma nel frattempo i padroni di casa di reti ne avevano siglate cinque. Finirà 5-2 quella partita, un risultato roboante che riportò per una notte sulla terra i Galacticos. Momento più iconico della serata? Djalminha potrà sicuramente rispondere a questa domanda:
La seconda istantanea è stata scattata sempre nella cornice pittoresca del Riazor. Questa volta il clima è più benevolo: è il 7 aprile 2004 e va in scena la competizione per club più importante del mondo. I bianco-azzurri trovarono un cliente scomodo nei quarti di finale: il Milan campione in carica. A San Siro i rossoneri avevano ricordato agli spagnoli che la Champions League non si vince per caso. In Galicia, però, il Deportivo si ricordò di essere Super. Il Milan all’andata fece quattro gol e ne subì uno; il Depor al ritorno ne mise a segno sempre quattro, ma non ne subisce nessuno. La partita termina 4-0. Il Deportivo La Coruña si era qualificato per la semifinale di Champions League.
Tal su quell’alma il cumulo delle memorie scese!
Ei fu. Se Napoleone si macchiò di troppa audacia nello sfidare il volere di Dio e della Storia, lo stesso destino toccò a quella straordinaria squadra spagnola che tanto incantava in patria e oltreconfine. Prima svanirono i fondi del presidente Lodeiro, quindi pian piano si dissolse anche il SuperDepor. L’ultimo attore che mestamente avrebbe abbandonato quel tristo palco sarebbe stato capitan Valerón nel 2013: 13 anni nelle altere Rias Altas galiziane e 410 partite disputate con la maglia degli Herculinos. Una bandiera del Depor che fu.
Oh quante volte ai posteri
5 maggio, Alessandro Manzoni
Narrar se stesso imprese,
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!
Tra il 2010 e il 2018 il Deportivo La Coruña è retrocesso in Segunda División per ben tre volte. Nel 2019, però, ha l’occasione di tornare immediatamente in Liga dopo un anno di purgatorio, di nuovo. Finale dei play-off contro il Mallorca. All’andata il Deportivo vince in casa 2-0, il Riazor ruggisce e inizia a riassaporare la promozione. Al ritorno, però, gli isolani vincono 3-0. Il Depor rimane in Segunda.
La stagione successiva parte con tanti buoni propositi e con la consapevolezza che si può salire di categoria, l’organico lo consente. Nessuno sicuramente si sarebbe aspettato questo epilogo. Il Lugo vince le ultime due partite, l’Albacete anche; Real Oviedo e Malaga racimolano quel tanto che basta per allontanarsi dalle ultime posizioni. Guadagna tre punti il Ponferradina contro l’Almería, sufficienti per arrivare a quota 51 punti, avendo gli scontri diretti a favore. Il Depor, invece, rimane fermo a 48 punti, in ventesima posizione. Nemmeno può disputare l’ultima partita di campionato contro il Fuenlabrada causa Covid-19. È un giorno triste per il calcio spagnolo.
Ei fu. Dato il suo mortal sospiro, stette la spoglia immemore: il Deportivo La Coruña è ufficialmente retrocesso in Segunda División B.
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Foto di copertina tratta da: lavozdegalicia.es