Con la maglia club andaluso l’argentino ha completato il suo percorso, diventando a tutti gli effetti un campione. La sua storia è un esempio di come il contesto sia decisivo per l’evoluzione di un talento.
Il gioco del calcio non è una scienza esatta. Spesso avere talento non basta se non si aggiungono componenti quali spirito di sacrificio, costanza, applicazione tattica. Per brillare e trovare la dimensione adatta alle proprie qualità ci può essere bisogno di affrontare varie tappe, di perdersi per poi ritrovarsi. È questo il caso di Lucas Ocampos, che a Siviglia ha trovato il contesto ideale per esprimersi appieno e completare (finalmente) la sua maturazione calcistica.
Aspettative
Quando sei argentino ed hai un certo feeling con il pallone, razionalità ed equilibrio di giudizio passano subito in secondo piano. È una storia vecchia, che ha attraversato la carriera di tante aspiranti stelle del panorama calcistico argentino e che non ha risparmiato nemmeno Lucas Ocampos.
Sin dalla tenera età il mancino di Quilmes ha dovuto imparare a convivere con l’etichetta del predestinato, tra numeri d’alta scuola e paragoni di un certo tipo. Un peso troppo grande dal quale nemmeno la sua culla, il River Plate, è riuscito a proteggerlo. Con l’attenzione mediatica catapultatogli addosso a 18 anni, nell’estate 2012 Ocampos si è visto costretto al salto in Europa, al Monaco per la precisione.
Esistono club migliori di quello monegasco in piena rivoluzione identitaria – da squadra di media classifica a club ricchissimo – per l’inserimento di un giovane teenager argentino nel calcio europeo. Difatti l’esperienza nel Principato si rivela un fallimento, di pari passo con i piani del club, con tre stagioni anonime – o quasi – e la sensazione di un talento fumoso, anarchico, attitudinalmente e atleticamente poco propenso al grande calcio.
Declino
Le difficoltà incontrate con la maglia del Monaco accompagnano Ocampos anche nelle sue successive esperienze in giro per l’Europa. Nel suo primo anno e mezzo al Marsiglia “El Mole” non riesce ad incidere, faticando addirittura a trovare la giusta collocazione in campo. All’equivoco tattico si uniscono poi o problemi fisici e la “testa calda”, che in una piazza particolare come Marsiglia lo spingono subito ai margini. Su un feticcio simile, in un momento così particolare della sua carriera, sono pochi i club che possono scommettere.
Tra questi c’è ovviamente il Genoa di Preziosi, che nel 2016 si lascia abbindolare dalla sua etichetta di fenomeno sbiadito e lo prende in prestito. In rossoblù Ocampos non fa male, nonostante la continua altalena di rendimento. Quando sembra poter trovare la sua collocazione, però, l’ennesimo colpo di teatro di Preziosi rimescola le carte e complica le cose.
Nel mercato di gennaio l’argentino viene scambiato con il Milan, dove si ritrova a vivere un ruolo da comprimario alle spalle di Suso e Deulofeu. Non proprio il massimo per un calciatore in cerca di una fiamma e che, circondato da una sensazione di apatia, sceglie molto più comodamente di lasciarsi andare invece di provare a ribaltare le cose. Eppure qualcosa di positivo, nella sua avventura in rossonero, c’è. In occasione di Milan-Roma il funambolo argentino viene notato da Monchi, all’epoca diesse dei giallorossi, che se ne innamora e segna il suo nome sul taccuino. È solo la prima tappa di un percorso che riporta Ocampos in Francia, al Marsiglia, prima dell’incontro reale e concreto con il suo demiurgo.
Equilibrio
Nella sua seconda esperienza con il Marsiglia, dove rientra per fine prestito, Ocampos riesce finalmente a poggiare i piedi a terra. La nuova avventura all’ombra del Vèlodrome è elettrizzante e piacevole oltre ogni aspettativa. L’esterno argentino gioca con continuità, segna e prende confidenza con l’ambiente. Una piazza umorale e un giocatore umorale si annusano, si piacciono, prendono ad amarsi. Da lontano, da Roma per la precisione, Monchi continua ad assistere alla crescita del suo pupillo. Nell’estate 2018 prova a portarlo a Trigoria, folgorato dal percorso europeo del ragazzo, ma le finanze del club non gli permettono di accontentare l’esigente richiesta dei transalpini.
Il volo di Ocampos verso un club di più alto rango – e verso Monchi – è però solo rimandato. Dopo il suo ritorno al Siviglia, infatti, il direttore sportivo non perde tempo e versa 15 milioni di euro nelle casse del Marsiglia. Missione riuscita: la potenza e la velocità del classe ’94 sono finalmente al suo servizio. Se nelle Metamorfosi di Ovidio c’è bisogno di un essere mitologico per trasformare gli uomini, nel caso di Ocampos è bastato il tocco di Monchi. L’approdo in Spagna, in un ambiente e in un contesto di gioco adatto alle sue caratteristiche tecniche, l’argentino è riuscito a completare la sua metamorfosi da eterna promessa in campione vero.
L’esplosione è stata tanto fragorosa quanto rapida, favorita dal meccanismo perfetto innescato da Lopetegui. Da ala laboriosa e “dribblomane”, Ocampos si è trasformato in un giocatore straordinariamente efficace, potente e concreto. Poter contare sull’appoggio di Jesus Navas dalle retrovie ha valorizzato le sue abilità senza palla e la sua resistenza fisica, due fattori nel meraviglioso ’19-20 del club andaluso. La firma di Ocampos si è rivelata decisiva tanto per il successo in Europa League quanto per il piazzamento in Liga, trovando nuova linfa in questa prima parte di stagione. Per ritmo, qualità e potenza, Ocampos è ad oggi il vero segreto del Siviglia. Per la gioia di Scaloni, pronto a scommettere con decisione sulla sua energia e verticalità per completare il tridente con Messi e Lautaro.
Il meglio del calcio internazionale su Sottoporta: Pierre-Emile Højbjerg: tra Nadir e Zenit
Immagine di copertina tratta da: Instagram Ocampos