Ramos e il Real Madrid sono la stessa cosa, vibrano alla stessa frequenza, quella del successo. Non c’è nessuno al mondo che possa rispecchiare il Real Madrid come Sergio Ramos e viceversa. Ed è leader anche con la Roja.
Una coppa del mondo, due europei, quattro champions league, tre supercoppe europee, quattro mondiali per club, cinque campionati spagnoli e due coppe del re.
Questo è l’amplissimo palmares del capitano del Real Madrid e della Spagna: Sergio Ramos, record-man di presenze della Furia Roja.
Incline al successo
Citando Maxwell Maltz: “Oggi è clinicamente e irrefutabilmente provata, nei campi della psicologia individuale, della psicologia di base psicosomatica e nella psicologia industriale, l’esistenza di personalità inclini al successo e personalità destinate a fallire, personalità inclini alla felicità e personalità inclini all’infelicità”.
Beh, sicuramente Sergio Ramos è una personalità decisamente incline al successo.
Una delle principali caratteristiche di queste personalità è la costruzione di una propria immagine dell’io ricca di consapevolezza nei propri mezzi e fiducia in sè stessi. Queste peculiarità, abbinate ad una buona dose di coraggio e un obiettivo ben definito, sembra che portino al conseguimento di ogni risultato desiderato.
L’andaluso possiede queste caratteristiche, radicate nel suo DNA da vincente. Fin da bambino il suo sogno era quello di diventare il numero 4 del Real Madrid, proprio come il suo idolo Fernando Hierro, al quale era dedicato un poster nella sua cameretta.
La sua caparbietà di non arrendersi mai, la capacità di non arrendersi neanche davanti l’ostacolo più insormontabile, ha reso possibile non solo di esaudire il suo sogno, ma probabilmente anche di spingersi oltre.
Il vizietto del goal
Oltre, sì, oltre l’inimmaginabile. 650 presenze nel Real Madrid e 172 per la Spagna sono numeri da capogiro destinate ad aumentare, ma ciò che lascia di stucco sono i 97 goal accompagnati da 37 assist per i galacticos e 23 per la nazionale. Anche qui sono destinati ad aumentare.
Con la doppietta messa a segno contro l’Ucraina in Nations League, Ramos raggiunge un mostro sacro della nazionale spagnola e del Real Madrid: Alfredo Di Stefano. Con 70 goal in Liga è recentemente diventato anche il difensore più prolifiico nella storia del campionato, superando Ronald Koeman.
Grazie al rigore che ha sbloccato le marcature e la zuccata vincente che ha permesso il raddoppio per la Roja, Ramos, dall’inizio della scorsa stagione, ha messo a segno ben 30 marcature. Sì. 30 goal da difensore centrale. Ciò che ha portato a questi numeri, oltre alle caratteristiche già scritte in precedenza, è la sua fame per la vittoria, anzi, la sua ossessione.
Sergio Ramos non ci sta proprio a perdere, è disposto a tutto pur di non vedere l’avversario esultare. Ecco spiegato il motivo delle sue letture tattiche, intervenendo e fermando l’azione rivale ancor prima che diventi pericolosa. È così chiarito anche il motivo dei suoi interventi prodigiosi, anche quando ormai sembra non ci sia più nulla da fare, el gran capitàn appare e mette ordine.
Ecco spiegato pure il goal al 93’ in finale di Champions a Lisbona. Non poteva perdere, non contro l’Atletico, non nella sua prima finale di Champions.
Anche se Ramos ne aveva già segnati parecchie di reti, da quel momento attorno a lui si è creata un’aura mistica. Lui si esalta, mentre gli avversari sono terrorizzati dalla zona Ramos. Da quel momento in poi siglerà svariati goal, tutti decisivi, come il goal del pareggio al 93′ nella Supercoppa Europea 2016 contro il Siviglia. Ai supplementari la deciderà Carvajal, ma Sergio è stato provvidenziale.
I cartellini di Sergio Ramos
Oltre ai record legati ai goal, Ramos detiene anche un record assurdo legato ai cartellini. Il numero 4 è il giocatore più ammonito e più espulso nella storia della Liga, della Champions League, del Real Madrid e della nazionale spagnola.
Com’è possibile che questo record appartenga al difensore centrale di una delle squadre più tecniche di sempre? Logicamente, avendo a disposizione giocatori come Kroos, Xabi Alonso, Modric, Cristiano Ronaldo, Benzema e tutti gli altri, i dati del possesso palla sono spesso a favore del Real. Nonostante ciò, Ramos si iscrive all’albo dei cattivi con un’inspiegabile regolarità.
Viste le premesse sarebbe logico pensare che Ramos sia un giocatore molto falloso, irruento e che si veda spesso costretto a spendere il fallo per poter reggere un gioco offensivo e sbilanciato come quello dei galacticos. In realtà non è così. La scorsa stagione Sergio ha commesso meno falli di giocatori considerati abbastanza corretti come Lenglet o Carvajal. Ma anche quando era più giovane e di conseguenza più inesperto e spericolato commetteva comunque meno falli di giocatori come Dani Alves e Arbeloa. Allora è ancora più lecito domandarsi il perché di tutti questi cartellini.
Il sivigliano è dotato di una tecnica e di un’intelligenza tattica che gli consentono di prevenire i possibili pericoli grazie ad una fenomenale capacità di anticipo ed una strabiliante capacità di lettura del gioco. Proprio in virtù di queste capacità il suo record legato ai cartellini risulta ancora più incomprensibile. Poi c’è anche da mettere in conto la sua foga agonistica…
Non è una questione di campo
Per poter comprendere questo dato si deve lasciare da parte la tattica, la tecnica, gli schemi, il ruolo e tutto ciò che riguarda il campo. Per poter capire questi numeri è necessario provare ad entrare nella testa di Ramos ed analizzare attentamente le partite. L’andaluso viene ammonito spesso nelle primissime battute di gara. Viene punito dall’arbitro per un fallo duro, se necessario anche durissimo, sul migliore attaccante della squadra avversaria. Quasi come se Ramos volesse intimorire di proposito il giocatore potenzialmente più pericoloso per la sua squadra.
Una tecnica di manipolazione psicologica degna di uno dei più cattivi geni del male. In questo modo il centrale madridista non solo tiene a bada il giocatore che ha puntato, ma riesce a mandare un messaggio chiaro e preciso agli avversari sull’ordine delle gerarchie in campo. Ramos è temuto fin da prima della partita, sanno che è un giocatore senza scrupoli disposto a tutto pur di vincere.
Prendiamo come esempio uno dei falli più discussi degli ultimi anni: il rocambolesco placcaggio che ha portato all’infortunio di Salah in finale di Champions. Non sapremo mai se Ramos abbia messo tutto il peso possibile in modo volontario o meno, quel che è certo è che el capitàn ha individuato l’egiziano come giocatore più pericoloso e voleva dargli un segnale forte. Sempre in quella partita Ramos andrà a colpire Karius con una gomitata (volontaria?) che lo manderà in tilt e regalerà la tredicesima coppa ai Galacticos, la quarta per Ramos.
Il rapporto con il Real Madrid
Il Real Madrid è tutto ciò che Ramos ha sempre sognato. Un fuoco ardente che brucia in lui fin dai primi passi. Nonostante un forte attaccamento a Siviglia e al Siviglia, Ramos non ha tentennato un attimo quando è arrivata l’offerta dalla Casa Blanca. Ramos e il Real Madrid sono la stessa cosa, vibrano alla stessa frequenza, quella del successo. Non c’è nessuno al mondo che possa rispecchiare il Real Madrid come Sergio Ramos e viceversa. Questo “tradimento” non è mai stato perdonato in Andalusia. Quando il numero 15 della Nazionale spagnola si presenta al Pizjuan di Siviglia, è costretto ad affrontare 90 minuti di insulti, urla incessanti contro di lui e la sua famiglia, lui ovviamente risponde a modo suo a suon di goal e irriverenza.
Non solo segna, mostra la maglia e porta le mani dietro le orecchie in segno di sfida. L’odio lo carica, lo spinge a dare il meglio di sé. Questa capacità di farsi odiare così tanto, nonostante possa risultare istintiva, sembra quasi essere studiata in modo razionale. Tutto nel mondo di SR4 sembrerebbe essere pianificato, dal modo di comportarsi a quello di vestirsi, dalla gestione dei social a quella della stampa.
È come se senta il costante senso del dovere di dover essere l’esempio per i compagni e di attrarre l’odio da parte degli avversari. Vuole lasciare liberi i compagni dalle pressioni degli haters, vuole accumulare tutto questo peso da solo, come se fosse consapevole di essere l’unico ad avere le spalle abbastanza forti per poterlo fare.
La fascia da capitano di Sergio Ramos
La fascia da capitano è come una droga per lui, qualcosa di cui non può fare a meno. Dopo aver ammirato Hierro ed appreso direttamente da mostri sacri come Raùl e Casillas, la fascia sul suo braccio si è attaccata in modo naturale. Una meravigliosa storia d’amore che sboccia dopo anni di corteggiamento. Essere un capitano non è mai facile. Essere il capitano del Real Madrid lo è ancora meno.
In un documentario dove parla con Hierro, Raùl e Camacho, Sergio spiega l’importanza del suo ruolo. Racconta che il capitano del Real Madrid non è semplicemente colui che alza le coppe al cielo per primo, ma molto di più. Il capitano deve essere una guida per tutti, deve dare una parola di conforto a chi gioca male, deve mettere in riga chi non si comporta bene, deve cercare di mantenere il gruppo unito e deve favorire l’inserimento e la crescita dei più giovani.
Un capitano deve mantenere alta la concentrazione durante tutta la stagione e deve dare sempre il 100% affinchè gli altri lo imitino. Sergio Ramos è nato per fare questo. Una guida naturale, un fratello maggiore al quale affidarsi fuori e dentro del campo.
Una dei compiti più delicati di un capitano è la comunicazione con l’arbitro. Il 34enne andaluso è un maestro in questo. Sa quando alzare la voce, e sa quando dialogare in modo più pacato. Ramos è l’unico calciatore al mondo che protesta di più quando un compagno commette un fallo, piuttosto che quando lo commette lui stesso.
Il meglio di sé lo fornisce quando viene espulso, sminuendo l’arbitro in modo quasi paradossale, come se lui decidesse di voler abbandonare il campo. Più che un’espulsione sembra un’architettata uscita di scena. Litiga con gli avversari, conforta i compagni, insulta l’arbitro e, solo dopo quando e come lo decide lui, esce di scena, come se se ne andasse per sottolineare la (presunta) incompetenza da parte dell’arbitro.
Sergio Ramos è molto di più che un difensore, molto di più di un calciatore, molto di più di un capitano. Sergio Ramos è il Real Madrid. Puoi amarlo o odiarlo, non c’è una via di mezzo, quel che è certo è che non puoi ignorarlo.
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Fonte immagine di copertina: Instagram Sergio Ramos