Yunus Musah si sta rivelando prezioso come il pane per un affamato Valencia, nel frattempo in Nazionale sta mandando un chiaro messaggio.
Figlio di genitori ghanesi, Yunus Musah nasce a New York nel Novembre del 2002, mentre la madre si trovava in vacanza negli Stati Uniti. Non palleggerà mai fra i prati di Central Park ma nelle campagne venete di Castelfranco, dove cresce fino ai 9 anni d’età.
Il primo tesseramento della sua carriera arriva con il Giorgione Calcio, associazione sportiva dilettantistica del luogo. E già con il club veneto si intravede un notevole potenziale in un Musah ancora bambino.
“Lo abbiamo ingaggiato come facciamo con tanti altri ragazzi dopo il campo estivo. Aveva già qualcosa di speciale. Oserei dire che era un fenomeno, i ragazzi della sua età non potevano competere con lui”.
Antonello Orfeo, presidente del Giorgione
Motivi familiari costringono Yunus ad un nuovo trasferimento nel 2012, prima del decimo anno d’età. Destinazione nord di Londra.
Cannoni e pipistrelli
Cambia il Paese ma non cambia la voglia di Yunus di giocare a calcio. In poco tempo gli scout dell’Arsenal lo scovano e lo inseriscono nell’Academy dei Gunners, dove si fa notare fin dai primi palloni toccati.
Neanche quindicenne, nel 2017 Musah disputa un paio di partite con l’U-18 dell’Arsenal allenata da Kwame Ampadu, riuscendo anche a mettere a segno una marcatura.
Nella stagione successiva aggiunge altre 16 presenze con annesse 4 reti e 3 assist, svariando spesso la sua posizione dalla trequarti alla mediana di centrocampo.
L’Arsenal gongola al solo pensiero di essersi aggiudicato un fenomeno vero, arcigno e pulito nella riconquista dei palloni, agile in fase d’impostazione ma soprattutto potente negli strappi in progressione. Nel frattempo anche la Juventus mette gli occhi su di lui.
I dubbi di Yunus Musah spiazzano un po’ tutti. Preoccupato di non trovare posto nell’Arsenal che ingaggerà già Emil Smith-Rowe e Joe Willock, l’anglo-americano sceglie la terza opzione, preferendo alla Juventus e alla panchina dell’Arsenal, una nuova avventura in Spagna.
Il Valencia diventa la nuova casa di Musah. Il primo anno in terza divisione con il Mestalla si conclude con 17 presenze ed 1 gol, più le 6 gare di Uefa Youth League con il Valencia U19.
Record e caratteristiche
La stagione corrente regala allo Yankee Musah l’esordio assoluto con la prima squadra. Il 13 Settembre contribuisce alla prima vittoria del Valencia nella nuova Liga contro il Levante, in cui rimane in campo per 88 minuti.
Il 1° Novembre, dopo 7 gare disputate su 8, segna il suo primo gol da professionista aprendo le marcature contro il Getafe, partita che termina 2 a 2.
A 17 anni, 11 mesi e 3 giorni, Musah diventa non solo il più giovane giocatore non spagnolo a segnare in Liga, ma anche il più giovane non spagnolo a segnare nella storia del Valencia, che non ha mai avuto un elemento americano in rosa.
Secondo il The Guardian, Yunus Musah è uno dei migliori 60 calciatori nati nel 2002. Dotato di una velocità straripante e di una resistenza straordinaria, Musah ha imparato a giocare in ogni reparto del centrocampo, dal più arretrato al più avanzato, ma diventa più efficace se utilizzato come centrocampista di destra.
Ciò che distingue Musah è la qualità e la forza dello strappo con cui riduce notevolmente le distanze in campo. Passa davvero pochissimo tempo dal momento in cui riconquista il pallone a quello in cui si trova già nei pressi dell’area avversaria. Tuttocampista box-to-box, è dotato di un tiro potente e ben calibrato.
Let’s Make America Great Again
Convocabile dalle nazionali di Ghana, Italia, Inghilterra e Stati Uniti, Musah segue la trafila con la selezione dei Tre Leoni, bruciando tutte le tappe. A 15 anni infatti viene già convocato nell’Under 17 di Steve Cooper, esattamente un anno dopo ascende negli U-18 di Ian Foster, segnando anche due reti. Il tutto, senza aver compiuto nemmeno 17 anni.
Il cammino in nazionale prevede la salita con l’U-19, Musah però ha altri piani: nel 2020 sceglie infatti di rappresentare la United States Men’s National Soccer Team, ovvero la nazionale degli Stati Uniti, suo paese di nascita.
Il 12 Novembre 2020, all’età di 17 anni 1 mesi e 14 giorni, Yunus ha potuto fare il suo esordio assoluto con l’USMNT, disputando 80 minuti dell’amichevole contro il Galles. In campo con lui ha debuttato un altro minorenne, la promessa del calcio europea Giovanni Reyna, freschissimo di rinnovo con il Borussia Dortmund.
Contro i gallesi, il ct Gregg Berhalter ha schierato una formazione giovanissima, anche a causa delle tante assenze. L’età media del 4-2-3-1 partito titolare al Liberty Stadium di Swansea ha sfiorato i 22 anni, con due minorenni in campo e solamente due elementi over 25.
Quasi tutti militano in una squadra europea, e non una qualunque: Sergiño Dest e de la Fuente rappresentano il futuro del Barcellona, McKennie trova già molto spazio nella Juventus, Tyler Adams ha già trovato già segnato un gol importante per il Lipsia in Champions League, Matt Miazga gioca nell’Anderlecht ma è di proprietà del Chelsea. Solo per citarne alcuni.
Let’s Make America Great Again. Con questo noto slogan si apriva la campagna elettorale che portò Ronald Reagan alla presidenza nel 1980. L’intento era semplice quanto ambizioso, ossia quello di riportare ai fasti di un tempo un paese che, nella mente del popolo americano, aveva subìto un declino negli ultimi tempi.
Lo stesso obiettivo potrebbe visualizzarsi nel mirino dell’USMNT, una Nazionale che sta crescendo e promette di fare meglio rispetto agli anni passati. La delusione per la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 pesa ancora come un macigno.
Yes, we can
L’interesse verso il soccer sta aumentando nel nuovo continente: da competizione utile solo per allungare la carriera dei top player avanti con l’età, la MLS sta diventando un campionato ambizioso, disputato da club che stanno allestendo vivai e centri calcistici dove allevare giovani campioni e campionesse. Un esempio: chi ha vinto l’ultima edizione dei Mondiali di calcio femminile?
Il calcio americano procede piano, ma arriverà. A fare da condottieri saranno già Yunus Musah e gli altri wonderkids della nazionale, che a suon di grandi prestazioni in giro per l’Europa, stanno mandando un chiaro messaggio.
Quale messaggio? Per riprendere un altro famoso slogan politico: Yes, we can.
Fonte immagine copertina: Instagram Yunus Musah
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