I migliori e i peggiori dell’ultimo turno di Champions League.
Tre in e tre out dei quarti di Champions League.
In: Neymar
Lo si può amare, e lo fanno in pochi, lo si può criticare/odiare, e lo fanno in tanti, Neymar però è sempre al centro dell’attenzione. Contro l’Atalanta ha sbagliato qualcosina davanti alla porta, ma ha propiziato entrambi i goal del PSG. Non solo.
Il brasiliano ha completato 16 dribbling vincenti contro la squadra del Gasp, il numero più alto nella storia della Champions League, eguagliando Lionel Messi nel 2008 contro il Man United e Javier Zanetti contro la Dynamo Kyiv nel 2003. Inoltre, Neymar ha subito ben nove falli, il numero maggiore per una singola partita di Champions League in questa stagione.
In: Davies
Il terzino canadese ha fatto letterelmante impazzire la difesa catalana, in particolare il povero Semedo che non lo ha mai fermato. Impossibile contenere così tanta tecnica unita ad una velocità fuori dal comune. Se pensiamo che il tutto è abbinato ad una possente struttura fisica, ci troviamo di fronte al terzino perfetto. Oltre ad una sontuosa prestazione in attacco, incorniciata dallo splendido assist del quinto goal, Alphonso ha anche totalmente annullato un certo Leo Messi. Una grande dedizione e un’estrema concentrazione in fase difensiva hanno reso la Pulce argentina quasi inoffensiva. Coadiuvato da uno studio della partita semplicemente perfetto da parte di Flick, il giovane classe 2000 si sta imponendo come uno dei migliori terzini d’europa.
In: Upamecano
Il difensore centrale, sotto la guida di Nagelsmann, ha trovato la sua dimensione ideale. L’allenatore tedesco sembra aver capito come far rendere al meglio il gioiello della nazionale francese. Grazie ad uno stile di gioco offensivo, basato sul pressing e sulla tenuta alta della linea difensiva, il Lipsia sta beneficiando di tutte le migliori caratteristiche di Upamecano. Grazie a questa impostazione tattica il giovane difensore classe ’98 può essere decisivo grazie ai suoi anticipi. Ottima la sua abilità nelle palle alte e il suo posizionamento. Inoltre sono fondamentali il suo controllo palla e le sue capacità da regista. Vista la compattezza della squadra tedesca, Upamecano spesso è in grado di trovare linee di passaggio intriganti che aprono il gioco per i propri compagni. Tutto questo si è visto contro gli uomini del Cholo, dove è stato premiato addirittura man of the match.
Out: Piquè&Lenglet
Il quarto di Finale tra Bayern Monaco e Barcellona resterà nella storia della Champions League. Un passivo così pesante per una squadra dal blasone internazionale come il Barcellona non si era mai visto. Ovviamente quando si subiscono umiliazioni sportive di questo peso la colpa deve necessariamente ricadare su tutta la squadra. Ma se dobbiamo individuare dei peggiori non si può non scegliere la coppia di centrali Blaugrana.
Una prestazione imbarazzante, hanno faticato da morire in fase d’impostazione e sono stati completamente assenti in quella di copertura. Hanno permesso ai bavaresi di fare tutto che volevano indisturbati. Male sulle letture di gioco e sulle marcature preventive, poco reattivi sulle seconde palle e pochissima sostanza nei duelli aerei. Quantomeno Piquè ha avuto il coraggio di andare in sala stampa, assumersi le proprie responsabilità e mettersi in discussione. Ma sempre male lo stesso.
Out: Atletico Madrid
L’occasione per mettere le mani sulla bramata coppa era ghiotta. Dopo gli amari bocconi ingoiati in finale per mano degli odiati cugini blancos, sembrava la volta buona per riprovare l’assalto in finale. L’Atletico si era ritrovato dalla parte meno spinosa del tabellone e, dopo aver giocato la super partita di Anfield, la strada sembrava spianata. Invece i colchoneros hanno fornito una pessima prestazione in quella che doveva essere una partita da sbrigare con semplicità. La granitica difesa biancorossa questa volta non ha retto l’innovazione e la freschezza delle idee offensive del Lipsia, la fase offensiva è stata sterile ed inconcludente. L’unica fievole luce che ha portato qualche grattacapao alla difesa tedesca è stata accesa da Joao Felix. Ma un solo calciatore non basta ad illuminare il cammino che porta alla semifinale della coppa dalle grandi orecchie, così per Simeone e co. sono state inevitabili le tenebre portate dal buio dall’eliminazione.
Out: Pep Guardiola
Questa Final Eight ci ha presentato un Manchester City dato per favorito per la vittoria finale. La squadra di Pep Guardiola ha raccolto buoni risultati in campionato dalla ripresa delle competizioni e anche in Champions League i Citizens hanno dato buona prova di sé. Ma questa Final Eight ci sta ricordando anche una delle tante leggi non scritte del calcio: in una gara secca può accadere di tutto. La partita del City si può vedere in alcune statistiche: 71% di possesso palla, 12 tiri su 18 in area, 3 grandi occasioni mancate, fra cui quella clamorosa di Sterling. Tutto questo non è comunque bastato per evitare un tracollo clamoroso per 1-3 contro l’Olympique Lyonnais di Rudi Garcia e Moussa Dembélé e l’ennesima eliminazione di Pep Guardiola nei quarti di finale di Champions League.
Si può dire che il tecnico catalano sia stato tra i peggiori in campo per i Citizens. Un 3-5-2 alquanto inusuale che ha relegato in panchina giocatori come Bernardo Silva o Phil Foden, alcune scelte di formazione che hanno fatto discutere, come posizionare Fernandinho difensore centrale, l’incapacità di cambiare le sorti del match attraverso i cambi: sono stati tanti gli errori di Guardiola in questa serata sfortunata. Anche Rio Ferdinand ha rivolto parole al vetriolo verso l’ex Barça e Bayern, invitandolo ad assumersi le sue responsabilità per la sconfitta. Il bilancio della stagione non può essere positivo: il campionato è stato concluso al secondo posto, mentre in FA Cup e in Champions League il percorso si è interrotto anzitempo. Per il Manchester City è tempo di riflessioni, per Pep Guardiola pure.
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