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Interviste Nazionali

Intervista al CT della Mauritania

Il 2024 è stato un anno fondamentale per la Mauritania perché ha portato la consapevolezza che qualcosa di grande si può fare. La federazione si è mossa in prima persona per costruire rapporti con la FIFA e con gli ingombranti paesi vicini, per migliorare le proprie strutture e alzare il livello interno.

Sul fronte della nazionale, cruciali sono state, ognuna a modo suo, due partite contro Capo Verde. Quella del 29 gennaio, per quanto sia finita con una sconfitta e la conseguente eliminazione agli ottavi di Coppa d’Africa, ha dimostrato che traguardi fino a poco tempo fa impensabili sono invece possibili. La gara dello scorso 19 novembre, al contrario, malgrado la vittoria per 1-0 i sogni di gloria li ha momentaneamente spenti.

Non è bastata infatti la rivincita sui “Tubarões Azuis” (gli “Squali Azzurri”) per centrare un posto nella prossima AFCON, andato al Botswana. Dopo tre partecipazioni consecutive, è naturale che un passaggio a vuoto rischi di intaccare il progetto. Si è fatto strada dunque il desiderio di non sprecare questo periodo ma di utilizzarlo per ritornare ancora più competitivi di prima nella kermesse del 2027. Due vittorie nelle ultime 10 uscite e gli obiettivi mancati hanno comportato la separazione dall’allenatore franco-comoriano Amir Abdou. Ma hanno aperto la strada ad Aritz López Garai…

Ho 44 anni e da 3 mesi sono l’allenatore della Nazionale maggiore. Sono stato un giocatore professionista, giocando tutte le categorie del calcio spagnolo. Ho appeso gli scarpini al chiodo nel 2017 e nella stagione successiva è subito iniziata la mia nuova carriera. Sono padre di un bambino di 10 anni e vivo con la mia famiglia a Lartabetzu, un piccolo paese vicino a Bilbao. Ad oggi sono felice del cammino intrapreso e spero che il meglio debba ancora venire”.

Fin dai primi anni di vita il calcio è stato per lui un punto fermo. “È la mia passione praticamente da sempre e non riesco a immaginare una vita senza. Tutti i miei ricordi sono legati al pallone e da bambino ho sempre sperato che potesse trasformarsi nel mio lavoro: apparire sulle figurine, in TV, giocare negli stadi della Liga… ma quelli che erano solo i sogni di un bambino, con tanto sacrificio e fortuna di sono avverati”. Aritz è cresciuto nei Paesi Baschi e ha vissuto il club principe della regione sia da semplice supporter che da giocatore.

Sono tifoso dell’Athletic praticamente dalla nascita e ho avuto la grande opportunità di appartenere alle giovanili del club. Successivamente nella mia terra ho giocato solo nelle divisioni inferiori, con due brevi parentesi nelle ex Tercera e Segunda B, che adesso hanno un altro nome: esperienze molto belle perché hanno segnato i miei primi passi verso la professionalità, in tutti i sensi”.

Aritz López Garai, CT della Mauritania

Le categorie a cui si riferisce erano, a inizio millennio, rispettivamente la quarta e la terza della piramide iberica. Vi ha militato indossando la maglia giallo-verde del Baskonia (formazione satellite dell’Athletic) e poi del Gernika. Successivamente ha lasciato il Nord-Ovest della penisola per la prima volta, firmando per la Conquense, dove ha raccolto 100 presenze. L’asticella si è poi alzata con Salamanca, Castellón e Celta Vigo. Nel 2015, dopo aver militato nello Sporting Gijón e nel Córdoba, arrivano due esperienze nel calcio europeo, fuori dalla Spagna.

Al suo ritorno in patria lo aspettava la Catalogna, crocevia fondamentale del suo cammino. “Ho sempre agito da centrocampista difensivo, un ruolo dove la tattica diventa molto importante e devi avere una buona comprensione del gioco. Negli ultimi anni nel rettangolo verde ho cominciato a prendere nota degli allenamenti ed a studiare ogni mister che avevo. Inoltre, un paio di periodi all’estero, in Romania ed a Cipro, rispettivamente con il Rapid Bucarest e il Doxa Katōkopias, mi hanno aiutato molto a capire giocatori di altri nazionalità e condividere lo spogliatoio con loro. Per la mia ultima tappa sono tornato e ho firmato per il Reus, che è stata allo stesso tempo la società con cui ho fatto il mio esordio da capo allenatore. Mi sono ritirato in cadetteria e non l’ho lasciata, anzi l’ho vissuta immediatamente sotto un’altra veste”.

Gli chiediamo dunque come si è presentata l’opportunità di volare in Africa e mettere fine a una pausa dettata dalla pandemia e dai problemi nel trovare un luogo dove dare seguito alle eserienze sulle panchine di Reus, Numancia, Tenerife e Albacete.

Dopo aver allenato le 4 squadre di Liga2 che nominavi per un totale di 118 incontri, è arrivata la pandemia e tutto è passato in secondo piano. Le possibilità che si sono presentate per tornare sulla scena per un motivo o per l’altro non si sono concretizzate. Un giorno però Luis Fuerte, il direttore tecnico della Federazione mauritana, mi ha chiamato per propormi di allenare la migliore squadra del posto, il Noadhibou. Mi chiese di provare a farle fare il salto di qualità in termini di competitività anche fuori dai confini del paese. Senza pensarci troppo ho detto di sì e sono venuto con Cristian Bustos, che è il mio migliore amico e vice”.

Con il Noadhibou riesce a continuare la striscia di vittorie consecutive in campionato, facendola salire a sette (undici i titoli complessivi) e confermando l’egemonia arancione. Ciò per cui lo ricorderanno maggiormente nella città costiera è però un risultato storico come la qualificazione ai gironi di CAF Champions League. Fino ad allora le colonne d’Ercole erano piazzate in Confederations Cup, grazie alla presenza del 2019. “Le club orange” era scivolato nella seconda competizione continentale con il doppio ko subito dal Wydad Casablanca, giocando e vincendo il solo turno di qualificazione con i ghanesi del Triangle. Gli unici punti arrivarono dai due pareggi con i nigeriani dell’ Enugu Rangers nigeriani; niente da fare invece con il tandem d’Egitto formato da Al-Masry e Pyramids.

Proprio quest’ultimo era presente anche nel girone di Champions e se cinque anni prima i mauritani avevano incassato un tennistico 6-0, stavolta li hanno battuti per 2-0 e fermati sul pari a reti inviolate nella sfida di ritorno. Una grande soddisfazione, senza dimenticare anche il punto conquistato a spese del TP Mazembe.

“Siamo riusciti a vincere due campionati della Mauritania e una Coppa del Presidente nelle due stagioni in cui siamo stati alla guida, ma senza dubbio il traguardo più importante corrisponde a quella qualificazione, per la prima volta nella storia. Abbiamo offerto una grande prova, riuscendo a raccogliere 5 punti e finire al terzo posto nel raggruppamento con tre concorrenti fra i più forti del continente (oltre a quelle già nominate c’erano anche i sudafricani dei Mamelodi Sundowns, ndr). È stato un boom a tutti i livelli”.

Aritz López Garai, CT della Mauritania

Ci conferma inoltre le sensazioni percepite da qui. “Sia il campionato locale che il movimento in generale sono in continua evoluzione, seppur ancora lontani dalle vicine potenze del Nord. La FFRIM è presieduta da Ahmed Yahya, una persona con una visione del futuro chiara e intelligente, che sta portando conquiste inimmaginabili fino a poco tempo fa”.

La nostra realtà” – aggiunge – “è un riferimento per quello che sta facendo, la FIFA lo sa e valorizza il grande lavoro svolto. L’obiettivo in questo momento è creare un’identità per ciò che verrà in futuro. Il 2025 non sarà facile: agganciare gli slot disponibili per il Mondiale nordamericano è un’ipotesi remota. E siamo eliminati dalla prossima Coppa d’Africa che si disputerà in Marocco. Proprio per questo motivo dare nuova linfa e basi solide alla Mauritania è fondamentale. Io accetto la sfida”.

Da questa stagione la Première Division – che tra l’altro ha accolto i due migliori club sudanesi Al-Merrikh e Al-Hilal Omdurman, esuli dal paese devastato da un’interminabile guerra civile –  dispone del VAR; la Super D3 (terzo livello) è stata riorganizzata con una fase di accesso su base regionale e promozioni. Poche settimane fa hanno preso il via i lavori per raddoppiare la capienza (attualmente di 8.000 spettatori) dello stadio più importante della Mauritania, il “Cheikha Ould Boïdiya Stadium”. È stata inaugurata una Talent Academy finanziata dalla FIFA. Insomma, un’innovazione dopo l’altra per migliorarsi costantemente.

Riviviamo ora con lui un recente successo, la qualificazione alla CHAN che si sarebbe dovuta tenere a febbraio, salvo poi slittare di fronte ai ritardi nell’organizzazione. Nel doppio confronto con il Mali si è rivelato decisivo il gol dell’andata siglato da El Mami Tetah, esterno classe 2001 con un passato fra Bulgaria e Turchia, difeso con compattezza e determinazione nel ritorno a Bamako.

“La qualificazione per il Campionato delle Nazionai Africane è stata letteralmente eccezionale, considerando che i netti favoriti rella vigilia erano gli avversari. Abbiamo giocato due grandi partite e ora siamo tra le 24 che lotteranno nella fase finale ad agosto. Il modello di gioco e le intenzioni sono sempre Stati gli stessi da quando sono allenatore e tranne qualche adattamento o sfumatura non è mai cambiato. Cerchiamo dj prendere l’iniziativa, di essere protagonisti con la palla e quando la perdiamo proviamo a recuperarla prima possibile. Più siamo vicini all’area di rigore altrui, meglio è”.

Aritz López Garai

Il debutto della Mauritania arriverà sabato 22 marzo contro il Togo, mentre martedì a fare visita a Nouakchott sarà la Repubblica Democratica del Congo. “Questi confronti mi aiuteranno a capire a che punto siamo e a tracciare la strada. Sicuramente cercheremo di muovere la classifica”. I piani alti sono lontani, con Sudan e Senegal in pole, tuttavia è d’obbligo provare a lasciare l’ultima posizione.

“In questi due anni in Mauritania ho imparato a conoscere perfettamente i giocatori entro i confini così come quelli all’estero e ne abbiamo di ottimi su entrambi i fronti. Non mi piace trattare di singoli, parliamo di uno sport collettivo e tutti sono importanti. Ancora una volta torna la necessità di organizzarci in un certo modo e con idee ben precise”.

Aritz López Garai, CT della Mauritania

Nelle convocazioni del tecnico classe 1980 si rivede soprattutto Sidi Yacoub – assente da marzo ’23 e in forza ai libici dell’El Ettihad Al Misraty. Da seguire anche il difensore 20enne Saïd Imigene del Léganes B e Mohamed Lewine Hawbott, in vetta alla graduatoria dei marcatori del campionato locale a quota 10 gol. Ad essi si aggiungono tre assists: l’ex giocatore degli albanesi dell’Egnatia è un fattore determinante dello Chemal, avendo contribuito praticamente alla metà delle sue reti. Tre i volti nuovi: dal già citato Tetah, a Hamady N’Diaye del Tevragh-Zeïna, passando per Abderrahmane Sarr (ASAC Concorde) che va a rinforzare un parco portieri privo di Babacar Niasse, estremo difensore di Ligue 2.

Davanti, se ci sono le sicurezze Aboubakary Koita dall’AEK Atene e Hemeya Tanji, manca a sorpresa Pape Ibnou Ba del Troyes. Il quadro della Mauritania si completa con le due speranze Oumar Ngom, centrocampista del Pau, e soprattutto Beyatt Leokuery, 19 anni e una prima parte di annata ottima con l’Istra che gli è valsa la chiamata invernale in Svizzera dal Losanna.

Aritz López Garai, che ringraziamo per la disponibilità, ha i pensieri nitidi sulla sua missione e su ciò a cui è chiamato. L’ambizione a lungo termine della Mauritania è inevitabilmente l’AFCON 2027, ma in mezzo c’è tanto altro da vivere. La ripartenza inizia allora da lui e il pubblico saprà aspettare, fedele a uno dei detti più utilizzati dai Tuareg mauritani: “Gli occidentali hanno un orologio, noi abbiamo il tempo”…


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Immagine di copertina realizzata da Fabrizio Fasolino

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