Punti, spunti e appunti sull’Europeo itinerante che ha sancito il trionfo dell’Italia.
Appunti sull’Europeo, eccoci per un lieto fine. Ultime cartoline dall’Europeo itinerante che ha sancito il trionfo dell’Italia.
1) Il cuore di Christian Eriksen, la tragedia sfiorata e il ritorno dal buio. Tutto in un pomeriggio, il 12 giugno, durante Danimarca-Finlandia. Copenaghen città di confine, il mondo appeso e sospeso a un attimo, a un capannello di giocatori, a un battito. Quanto volte abusiamo del termine «favola»? Ecco: visto il lieto fine, abusiamone.
2) L’abbraccio fra Roberto Mancini e Gianluca Vialli. Lo abbiamo esplorato, toccato e spogliato per ricavarne l’essenza più recondita. E invece era tutto lì, tutto chiaro. L’amicizia e la scapigliatura della Sampdoria, lo slalom parallelo del dopo carriera, Roberto globetrotter, Gianluca fisso a Londra. La lotta di Gianluca contro il tumore. L’estasi di Wembley. Quante vite in una? Troppe, per non abbracciarsi.
3) Ricapitolando. La Nazionale del coraggio, l’Italia dei valori, l’apoteosi delle idee. Il pianeta in coda dietro ai nostri moschettieri. Una sorta di Te Deum. E poi ecco a voi, e a noi, l’oscar al miglior giocatore del torneo: Gigio Donnarumma. Il portiere. Ops. Ma non eravamo una squadra d’attacco? Un gruppo votato al possesso palla, un’idea di calcio positivo e propositivo, al diavolo il catenaccio e le cattive tentazioni? Certo. Ma allora perché premiare un portiere, il «nostro» portiere? E perché, nel 2006, assegnare il Pallone d’Oro a uno stopper, Fabio Cannavaro, in volata su un altro portiere, Gigi Buffon? Non ricordo muri clamorosamente rozzi, sotto il cielo di Berlino.
Vince l’Italia e i simboli sono sempre dalla cintola in giù, sia che la alleni un eclettico come Marcello Lippi o un visionario come Mancini. Calcio, mistero senza fine buffo. E nel 1982? Paolo Rossi detto Pablito. Centravanti. Ct, Enzo Bearzot. Che, a differenza del Mancio e del Marcello, il sentimento popolare considerava un italianista, un tradizionalista. Non se ne esce.
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4) Ancora il Gigio (Donnarumma). Nella finale ha parato due rigori: a Sancho e a Bukayo Saka. Due, esattamente come Jordan Pickford: ad Andrea Belotti e a Jorginho. La differenza, per la cronaca e per la storia, l’ha fatta il palo di Marcus Rashford. Eppure: Donnarumma eroe, Pickford zero tituli (di giornale). Voto?
5) E così, l’unica corona rimane il Mondiale del 1966. Vinto in casa, complice un gol che, oggi, il Var avrebbe cancellato nel giro di un «frame». Anche per questo gli inglesi hanno perso la testa e «ghigliottinato» le medaglie. Tutto il mondo è paese. Sarà pure una frase fatta, ma alla luce di quello che è successo, e di come è successo, altro che frase fatta, altro che slogan: è una fotografia.
6) Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini: la ricreazione è finita. Sino a domenica 11 luglio, i professori di Harvard (José Mourinho dixit). Il leader della difesa e il vecchio Dracula pronto a vampirizzare chiunque gli capitasse a tiro: e che leccornia, il collo di Bukayo Saka. La coppia che ha trasformato l’età – 34 anni il libero, 36 lo stopper – in una clinica all’avanguardia: entri Lazzaro ed esci Nembo Kid. Stop. Bye bye. Fra pochi giorni torneranno a essere i simboli dei poteri forti, le sentinelle truci e prezzolate della Juventus, «quello» che in un derby incornò Nicola Rizzoli (Leonardo) e «quello» che è tutto un tuffo, tutto uno scippo (Giorgio). E’ l’Italia, bellezza.
7) La scoperta dell’America. La scoperta che l’Inghilterra, arrivando prima nel suo gruppo e (arrivando) sino in fondo, avrebbe disputato sei partite su sette in casa. Si sapeva da anni, e all’atto del format non uno che fiatò o eccepì. Gli italiani l’hanno tirato fuori man mano che cresceva il sogno, fingendo che si trattasse di un sopruso cucinato sul momento. Tristezza cosmica.
Come la storia della «mafia» UEFA al soldo di Sua maestà. D’accordo, non c’era il rigore che decapitò i danesi, ma non è che in materia di «Spectre» arbitrali o arbitrarie noi si possa dare lezioni. O temere ritorsioni. Di Bjorn Kuipers si dirà (alla luce del fuoco preventivo): negli unici episodi dubbi – su Raheem Sterling, possibile penalty; su Jorginho, possibile rosso – sempre pro Italy: né penalty né rosso. Siamo fatti così. Come se Italo Allodi e Luciano Moggi non fossero nati da noi, fra noi, per noi.
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Fonte immagine di copertina: UEFA Euro 2020