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Calcio, Africa e stregoneria

Pipistrelli a centrocampo, pazze corse, oggetti magici e perfino un Thomas N’Kono arrestato. Andiamo a scoprire alcuni degli episodi più assurdi del calcio africano che hanno a che fare con la stregoneria.

La visione che abbiamo del continente africano è fortemente influenzata dagli eventi accorsi negli ultimi secoli. Imperialismo, crisi economiche, guerre civili, carestie, ondate migratorie, dittatori e conflitti etnico-religiosi: così come la scrittrice danese Karen Blixen scrisse nel suo libro di memorie africane, l’Africa è il continente della suddivisione dualistica, imperversato da fratture e contrasti a causa della sua natura multiculturale e conflittuale. Del resto, è difficile rappresentare un mosaico così ramificato e complesso come il continente africano senza ricorrere a stereotipi di lunga durata, sedimentati nella nostra cultura per decenni. Così, per noi occidentali persiste l’idea di un’Africa povera, instabile, distante da noi culturalmente e ricca di fenomeni stravaganti e affascinanti in quanto non nostri, superati, da osservare con lo sguardo affascinato dello studioso che si accinge a recuperare artefatti di un’epoca lontana.

La stregoneria, un mito duro a morire

L’animismo è stato da sempre un tratto che ha contraddistinto buona parte del continente africano sin da prima dell’affermazione politica e militare delle potenze europee e asiatiche. È un fenomeno strettamente legato ad una visione spirituale dell’esistenza, quasi multidimensionale. Mantenere il rapporto con le anime e con gli spiriti è un compito estremamente prestigioso e importante per numerose culture del continente. Il contatto con la Natura, con gli Antenati, con divinità, spiriti ed elementi circostanti è fortemente valorizzato, tanto da richiedere delle figure “specializzate”. Solo dopo aver compreso questo presupposto possiamo addentrarci nel mondo della stregoneria.

Nonostante l’Africa sembri avere uno stretto legame con quella che noi occidentali presuntuosamente chiamiamo dimensione primitiva, la stregoneria nel continente è un fenomeno culturale che ormai sembra attirare sempre meno consensi. Tra miti e leggende, tra paura e superstizione, talvolta questa ha ricoperto una funzione strutturale, portando ordine all’interno della società. Streghe e stregoni, che si pensa possano avere poteri sovrannaturali, sono visti, però, anche come nemici della società stessa, essendo in contatto con entità sovrumane ed essendo capaci di arrecare danni ad altre persone. Sono stati disonorati da numerose comunità, emarginati, talvolta anche imprigionati, trattati male con spinte, accuse verbali forti e perfino linciaggi. In alcuni casi l’odio e la paura hanno condotto anche a vari omicidi. Nonostante ciò, il mito dello stregone africano è ancora duro a morire nella società occidentale, abituata a guardare in maniera distratta e miope alla cultura del continente.

Cosa c’entra la stregoneria con il calcio?

Ci sono diversi casi in cui il pallone è stato influenzato da atti di magia suprema. Il CHAN, ovvero il Campionato delle Nazioni Africane, è una competizione a cadenza biennale, organizzata dalla CAF ad anni alterni rispetto alla più quotata Coppa d’Africa. È riservata a sedici Nazionali che possono convocare solo calciatori che giocano nei propri campionati locali. Scordatevi di vedere Salah, Mané, Mahrez o Aubameyang sollevare questo torneo. Si tratta di un modo per dare risalto a calciatori con meno appeal, non ancora emigrati altrove, e per favorire lo sviluppo del calcio africano. La partita inaugurale dell’edizione 2020 – disputatasi quest’anno causa Covid – tra i padroni di casa del Camerun e lo Zimbabwe è stata oggetto di discussione proprio per un caso di stregoneria.

Prima dell’incontro, il tecnico degli ospiti, Zdravko Logarušić, nota qualcosa sul rettangolo di gioco. Dopo essersi avvicinato, con stupore realizza che c’è una carcassa di un pipistrello sul dischetto del centrocampo. L’evento, alquanto bizzarro, sembra essere riconducibile ad un atto di stregoneria. Logarušić infiamma il pre-partita mostrando una foto dell’animale morto. Nell’immagine, accanto al corpo, un foglio su cui ha scritto: “Stregoneria in Camerun”. Il tecnico ha mostrato questa fotografia per evidenziare come in Africa questi atti di stregoneria esistessero ancora. Solo in seguito ha deciso di esprimere meglio la sua opinione sull’accaduto.

“Queste cose non mi hanno sorpreso, perché già le vedevo in diverse contee dove ho lavorato. Ci sono alcune persone in Africa che credono nel juju o nella stregoneria, incontrano alcuni esperti per vedere spettacoli di magia o li pagano per fare dei rituali. Ho già avuto alcune esperienze del genere, ho visto che dei dirigenti di alcuni club hanno pagato delle persone per fare certe cose…”

Logarušić sulla stregoneria

Un atto di stregoneria riuscito alla perfezione?

Naturalmente la notizia ha suscitato tante polemiche, soprattutto perché il Camerun ha vinto 1-0, con un goal in rovesciata di Salomon Charles Banga dopo una disastrosa uscita del portiere. Quindi atto di stregoneria riuscito alla perfezione? Difficile affermarlo con certezza. Di certo qualcuno ha pensato veramente a qualche rito particolare per facilitare la vita ai calciatori camerunensi. Magari il semplice fatto di aver posizionato un pipistrello nel cerchio di centrocampo è stato un atto intimidatorio verso i giocatori avversari. Dopo qualche giorno, la Confederation of African Football ha deciso di investigare sulla questione, affermando anche che ci sarebbero state dure conseguenze per i Leoni Indombili se fosse stata confermata la tesi della magia nera.

Ma Logarušić e lo Zimbabwe non hanno presentato alcun reclamo formale alla CAF. Il tecnico croato si è limitato a far vedere come, essendo la stregoneria e il calcio entrambe pratiche sociali, l’una sia connessa all’altra. Perfino uno sport moderno come il calcio subisce lo charme antico della stregoneria. Del resto, entrambe condividono tanto di primitivo, entrambe sono pratiche spirituali, fortemente incentrare sull’anima e sulla storia.

Il tecnico croato ha chiosato in conferenza stampa: “Non abbiamo giocato bene a causa della stregoneria? O perché non eravamo pronti? Forse c’era molta tensione, o forse era solo la prima partita?”. È possibile che l’essere cresciuti a stretto contatto con un determinato tipo di cultura e di visione del mondo abbia influenzato la maggior parte dei ragazzi dello Zimbabwe. Oppure, come ha dichiarato ai giornalisti Logarušić, molto probabilmente la sua squadra ha semplicemente perso perché è stata inferiore agli avversari e l’atto di stregoneria non ha avuto alcun impatto. Il dubbio, però, rimane.

Una lunga tradizione

Questo non è l’unico episodio del binomio stregoneria-calcio in Africa. Basti pensare alla semifinale di Coppa d’Africa del 2002. A Bamako, i padroni di casa del Mali ospitano il Camerun. Thomas N’Kono, leggenda dei Leoni Indomabili e idolo di Gianluigi Buffon (qui un nostro approfondimento), è l’allenatore dei portieri degli ospiti. Prima dell’inizio della partita, N’Kono si dirige nella porta avversaria e sembra posare un oggetto. Che sia un sortilegio, un rito propiziatorio? Dieci poliziotti entrano in campo e lo arrestano insieme al CT del Camerun, Winfried Schafer. Quest’ultimo minaccia di ritirare la squadra se non avessero rilasciato subito lui e il suo allenatore dei portieri. N’Kono e Schafer vengono liberati, il Camerun vince e in tutto il paese maliano si è gridato allo scandalo perché la sconfitta sarebbe stata causata da un incantesimo.

Due anni prima, a Lagos, durante il quarto di finale della Coppa d’Africa, con il Senegal in vantaggio a 15 minuti dalla fine, un membro della federazione nigeriana ha invaso il terreno di gioco per rimuovere uno “charm” che si trovava dietro la porta del Senegal. Nella magia nera – e anche in quella bianca – questo termine ricorre spesso. Sui vocabolari viene tradotto in maniera semplicistica come “oggetto”, anche perché in realtà può significare infinite cose. Un fascio di foglie annodato, un pezzo di plastica, piume di uccelli, pezzi di legno, parti di un animale, candele, specchi: dipende dal rituale in questione.

Dopo quel fugace intervento provvidenziale, la situazione si ribalta a favore dei nigeriani. Julius Aghahowa segna il goal dell’1-1 che manda il match ai supplementari, quindi, al secondo minuto dell’extra time, sigla anche il timbro decisivo. Che sia stato solo un caso? Per alcuni è difficile crederci. I nigeriani avrebbero perso poi in finale, a differenza del Camerun di N’Kono e Schafer. Intanto, però, avevano sconfitto ai quarti di finale pure la superstizione.

L’episodio più eclatante

Nel dicembre 2016 è avvenuto forse uno degli episodi più incredibili e surreali. Mukura Victory e Rayon Sports si affrontano per un match valido della Premier League ruandese. Il Rayon è sotto nel punteggio e coglie pure una traversa qualche minuto prima del duplice fischio dell’arbitro con Moussa Camara. Al minuto 46, l’attaccante si precipita alla porta avversaria e appoggia un oggetto misterioso, il famoso charm, sul palo. Un rituale non accettato dal portiere del Mukura e da alcuni suoi compagni di squadra che, furiosi, cacciano via Moussa Camara, colpendolo quasi a pedate. Mentre viene ammonito, Camara sfodera un sorriso radioso e scambia un cenno positivo con la sua panchina. All’inizio del secondo tempo arriva il pareggio del Rayon. Chi ha segnato? Proprio Camara.

Dopo questo episodio, la federazione calcistica del Ruanda ha deciso di multare 100.000 franchi ruandesi qualsiasi giocatore che avesse compiuto un atto di stregoneria in campo. In più, se anche il club dovesse essere coinvolto nella vicenda, sarebbe stato pesantemente sanzionato con una multa salata e 3 punti di penalizzazione.

“Negli statuti della FERWAFA (Federation of Rwanda Football Association) non abbiamo alcuna legge che punisca l’uso della stregoneria perché non c’è nessun posto al mondo in cui è stato dimostrato che questa possa influenzare il risultato di una partita. Tuttavia, con la violenza che nasce tra i giocatori e i tifosi a causa dei riti propiziatori, abbiamo deciso di emanare delle leggi”.

Vedasite Kayiranga, il vice presidente della Rwanda FA nel 2016

Episodi del genere fanno ricredere anche gli scettici più convinti che esista un forte potere oscuro dietro ad oggetti, gesti e parole. Il punto è questo: è colpa del rito magico in sé o del condizionamento psicologico che questo crea? Davvero difficile stabilirlo. Nel frattempo, fate attenzione agli charm che trovate in giro…


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Foto di copertina tratta da: (AP Photo/Rebecca Blackwell)

Di Cosimo Giordano

Opinionista sportivo nel tempo libero, founder di Sottoporta, amo la pizza e il calcio internazionale. Sono quel tipo che ogni tanto ripensa alla carriera di Pauleta e che va a curiosare sulle rose del campionato australiano.

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