In Messico è partito ufficialmente il Torneo di Apertura 20/21.
Nemmeno il tempo di allacciare gli scarpini che André Pierre Gignac ha fatto agitare la rete per ben due volte.
Il centravanti francese è ormai alla quinta stagione nel campionato messicano.
5 anni composti da (attualmente) nove trofei e valanghe di gol. Spiccano senz’altro i due titoli di capocannoniere nel Campionato di Clausura 2016 e Apertura 2018.
Gignac è nato a Martigues, piccolo paesino nel sud della Francia, svezzato nel grande calcio con il Lorient, esploso a Tolosa e consacrato a Marsiglia.
Una montagna russa di emozioni, gol e prestazioni altalenanti per un ragazzo che aveva tutte le carte in regola per diventare uno dei migliori centravanti del calcio francese.
Riavvolgendo il nastro, ricordate come e quando è avvenuto il suo passaggio al Tigres?
Era l’estate del 2015, e dopo una super stagione a Marsiglia condita da 21 reti in 38 partite con Marcelo Bielsa in panchina, l’OM decise di non rinnovargli il contratto.
Da quel momento si scatenò l’asta per il carro armato transalpino. Oltre 90 kg spalmati su 1,90 metri di altezza, attaccante dotato di una stazza imponente a cui, paradossalmente, sapeva abbinare una tecnica cristallina guarnita da un fiuto del gol impressionante. Tutti al termine di quella annata si aspettavano il salto definitivo in un top team europeo, e invece no.
Le squadre interessate al 9 francese provenivano dai migliori campionati, ma la scelta ricadde clamorosamente sull’offerta pervenuta oltreoceano.
È sempre stato un anticonformista per natura. Tanto difficile da marcare in area di rigore, quanto complicato da gestire negli spogliatoi. Chiedere per conferma a Didier Deschamps, con cui spesso venne relegato nella squadra riserve per aver contestato le sue decisioni.
Sì, il buon Gignac non le manda a dire proprio a nessuno.
Basti pensare come rispose alle tante domande sul suo imminente trasferimento in Messico, dimostrando anche di sapersi calare alla grande nel nuovo contesto centro americano.
“Se i francesi non sono d’accordo con questa decisione, vadano ‘a la mierda’”.
Andrè-Pierre Gignac
Dinero y pasión
Fondamentalmente, in ordine di importanza, gli elementi che hanno mediato il passaggio di Gignac nel Centro America sono due: i soldi, quei 6 milioni all’anno che nessuno aveva intenzione di sborsare per lui in Europa.
In secondo piano, ma nemmeno più di tanto, c’è la passione spasmodica che contraddistingue il calcio messicano, secondo al mondo dopo Germania, Inghilterra e Spagna, per affluenza di pubblico allo stadio.
Fu amore a prima vista tra Gignac e il Tigres.
Lì i tifosi venerano il calcio come una religione, e sanno elevare i propri giocatori a divinità terrene.
Un storia passionale che trovò riconferma a distanza di pochi mesi dal suo arrivo, nella sciagurata serata degli attentati di Parigi del 13 Novembre 2015, nell’amichevole tra Francia e Germania terminata 2-0 per i transalpini.
Un colpo di testa a trafiggere Manuel Neuer seguito da un’esultanza per niente banale.
“Doppia L”, chiaro riferimento a “Libres y Lokos” il nome della frangia più calda dei tifosi del Tigres.
Presente e futuro
La musica del gol, nonostante gli imminenti 35 anni di età, non ha intenzione di calare.
Il suo contratto scade il prossimo anno, a fine Giugno 2021, ma i motivi per continuare a giocare sono ancora troppi.
In primis, c’è da scrivere la storia.
Mai una squadra messicana è riuscita ad aggiudicarsi la Copa Libertadores. Immaginate soltanto cosa accadrebbe se il ragazzo di Martigues dovesse trascinare il Tigres alla prima storica coppa di miglior squadra del Centro/Sud America. Il piede è caldo, le testa tiene il passo delle gambe e la fame di continuare a stupire a tratti sembra infinita. L’impero azteco di Gignac, per entrare nella leggenda, ha bisogno dell’ultimo grande tassello. Intanto, il 25 novembre 2020, Gignac entra nella storia del calcio europeo e messicano. Con la doppietta al Toluca, l’attaccante del Tigres raggiunge quota 125 reti, record di gol per un giocatore europeo nel campionato messicano. Superato lo score di 124 reti dello spagnolo Isidro Langara, che resisteva dal 1946. L’impero azteco di Gignac colpisce ancora.
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Fonte: CONCACAF finale
Autore: Los ruidos del deporte