Ha vinto tanto da calciatore e ora vuole farlo anche da allenatore. Philippe Clement, classe ’74, vuole continuare a sorprendere alla guida del Club Brugge in Belgio e in Europa.
La città di Bruges si specchia placida sulla calma acqua dei suoi canali. Se c’è una cosa che ha affascinato i fiamminghi più della luce, è stata proprio quella distesa azzurra che ha determinato le fortune di questi lembi di terra. Tanto che i maestri fiamminghi non hanno esitato, con le loro pennellate, a fornire alla luce la stessa fluidità dei canali che, come arterie, portano nella città belga la sua linfa vitale. La Zeebrugge sbuffa e si affanna, mentre il Mare del Nord languisce il profilo indaffarato del porto. Dal Boudewijnkanaal numerosi bracci d’acqua si espandono, sottili come capillari, a scoprire in maniera giocosa i meandri più nascosti tra le abitazioni. L’azzurro e il verde avvolgono il pittoresco castello ter Brughe, mentre la frenesia del XXI secolo lascia che il cuore pulsante di Bruges si faccia avvolgere dalla patina crepuscolare della sua storia.
Insieme all’azzurro delle sue acque, sullo stemma e sulle divise del Club Brugge, la squadra della città e colosso del calcio belga, scorre anche il nero. E questi due colori Philippe Clement ha difeso, con la fascia da capitano al braccio, nella maggior parte della sua carriera. Nativo di Anversa, bandiera del calcio belga, dopo i primi trofei con il Genk e un’infelice parentesi oltremanica, al Coventry City, Clement si è ritagliato un posto di primo rilievo nella storia del club di Bruges: 353 presenze in carriera, 9 trofei nazionali con i Blauw en Zwart e un carisma e una leadership che gli sono fruttate anche 38 apparizioni con la nazionale belga.
Una lenta ascesa
L’ascesa di Clement ai vertici del calcio belga anche nelle vesti manageriali comincia sempre nel Club Brugge, dapprima come scout, quindi come vice allenatore per oltre 200 partite. I suoi mentori sono due allenatori alquanto importanti: Juan Garrido e Michel Preud’Homme. Nel 2017 Philippe inizia il suo percorso da allenatore, prendendo le redini del piccolo Waasland-Beveren. In sei mesi l’ex difensore ha portato grande entusiasmo nell’est delle Fiandre, collezionando ben 29 punti in 22 partite ed entrando così in piena lotta per la zona Europa. Il Genk, che già lo ha avuto da calciatore, rimane stupito dal suo lavoro e, nel pieno della pausa natalizia, decide di affidargli la guida del club al posto dell’esonerato Albert Stuivenberg.
“È una sfida, sono qui per vincerla”. In poche partite Clement fa risalire la squadra: arriva fino al quinto posto, raggiunge il raggruppamento play-off e vince lo spareggio finale contro lo Zulte Waregem, qualificandosi per l’Europa League. L’anno successivo conquista anche il titolo nazionale grazie ad un’incredibile serie di 27 risultati utili in 30 partite. Tra il bomber Samatta, capocannoniere con 23 centri, e il faro Leonardo Trossard, emerge un giovane venuto dall’est, in doppia cifra di reti e assist. Finirà in nerazzurro, ma non a Bruges, bensì a Bergamo. Se la Serie A ha potuto conoscere Ruslan Malinovsky, il merito è tutto di Clement.
E’ ora di tornare a casa, di nuovo
Al Genk Clement si trova bene, ma se quel nerazzurro chiama, è impossibile resistere. Dopo un’infinita carriera da difensore e da capitano, dopo gli inizi nello staff e in panchina, Philippe Clement torna nel 2019 sulla panchina del Club Brugge. Guiderà ancora i Blauw en Zwart, ma questa volta dalla panchina. E a Bruges una cosa è certa: quando c’è Clement, si vince sempre. Nonostante la partenza di numerosi big, come Denswil, Amrabat o Nakamba, con l’arrivo di uomini d’esperienza, come Simon Mignolet, e delle giovani leve, il Club Brugge non si limita a vincere la Pro League belga, ma la domina. Una sola sconfitta in 30 partite e 15 punti di vantaggio sul Gent secondo: solo il Covid è stato di fermare questa corazzata.
Due protagonisti spiccano su tutti. Il primo, Hans Vanaken, 17 reti tra campionato ed Europa League: cervello, occhi, cuore e polmoni della squadra. Sa fare tutto e bene, ma con Clement fa tutto e meglio. Nella stagione precedente in campionato aveva siglato 14 gol: nella stagione successiva, con l’allenatore belga, ha raggiunto quasi la stessa quota con dieci partite in meno. Il secondo è un talento di 19 anni che al pallone dà del tu. Talenti come il suo se ne vedono raramente sui campi da calcio e tutta Europa avrebbe presto conosciuto il suo nome: Charles De Ketelaere.
Le chiavi di Clement: disciplina e coraggio
Come gioca – e vince – il Club Brugge di Philippe Clement? Il tecnico belga propone un gioco prettamente offensivo anche in fase difensiva. I difensori devono essere coraggiosi e contribuire alla fase di pressing. Appena riconquistata palla, si cerca immediatamente la verticalità. Le due mezz’ali, dotate di ottime proprietà di palleggio, servono i fantasiosi esterni d’attacco che possono procedere con giocate individuali o sfruttare la presenza del finalizzatore, che sia Krépin Diatta, ora all’AS Monaco, o il giovane Noa Long, oppure l’inserimento di un centrocampista come Vanaken. I giocatori più offensivi non hanno solamente il compito di segnare, ma devono essere abili a far alzare il baricentro della squadra, attirando su di sé le attenzioni della retroguardia avversaria.
Clement propone generalmente due moduli: il 4-3-3 e il 3-5-2. Tra i pali gioca Simon Mignolet che, dopo anni in Premier League, è tornato a sfoderare prestazioni eccellenti in patria. La coppia di centrali, costituita dal 21enne Odilon Kossounou e dal 28enne Brandon Mechele, garantisce una buona fisicità e una buona proprietà di palleggio, molto importante in fase di impostazione. Generalmente, quando il Brugge imposta dal basso, il terzino destro Clinton Mata tende ad abbassarsi e formare una difesa a tre. Sull’altra fascia, l’ucraino Eduard Sobol fornisce diverse alternative offensive con il suo buon mancino: il 25enne è già a quota 3 assist in campionato.
Il terzetto di centrocampo offre esperienza, quantità e qualità. Davanti alla difesa c’è l’insostituibile Mats Rits che ha fatto il salto di qualità grazie al suo agonismo e alla sua eccellente abilità da incontrista. Ai suoi fianchi giocano il capitano Ruud Vormer e Hans Vanaken. Entrambi mezz’ali che accompagnano la manovra, sono bravi negli ultimi sedici metri e sui calci da fermo. Ogni anno raggiungono la doppia cifra o in reti o in assist, quando non decidono di abbondare. Ma soprattutto, entrambi sono due punti di riferimento nello spogliatoio vista la loro lunga militanza in nerazzurro.
L’attacco è sicuramente uno dei punti di forza della squadra di Clement ed è stato rinforzato parecchio nell’ultima sessione di mercato. Sulla fascia destra parte Noa Lang, che quest’anno sta facendo vedere grandi cose in Belgio: con ben 13 gol e 6 assist in 23 partite, praticamente incide in ogni partita. È un ragazzo che fa dell’imprevedibilità il suo punto di forza: generalmente ama tagliare in mezzo al campo sfruttando il suo buon dribbling e il suo destro. Inoltre è anche molto duttile: infatti svaria su tutto il fronte d’attacco e in alcune occasioni ha fatto anche la mezz’ala.
Sull’altro lato invece gioca colui che è definito dai media locali come il futuro perno della nazionale belga, Charles De Ketelaere. Il ragazzo ha qualità tecniche fuori dal comune ma manca ancora di lucidità sotto porta.
Come prima punta agisce da qualche settimana l’olandese Bas Dost. Qualche anno fa è stato in lizza per vincere la scarpa d’oro nel 2017, quando vestiva la maglia del Wolfsburg. Non ha più eguagliato quei livelli, ma in Belgio ha già segnato 7 gol in campionato in 10 partite.
Ha preferito aspettare qualche anno per fare il grande salto. Ora però sta raccogliendo i frutti di tanto apprendistato. Dal Belgio sono sicuri: di Philippe Clement ne sentiremo parlare parecchio in futuro.
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Fonte Copertina: As Monaco