Dopo una buona carriera da centrocampista in terra lusitana, Ruben Amorim ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore nel 2017. In tre anni è stato artefice di una scalata fulminante che l’ha condotto sulla panchina prestigiosissima dello Sporting Lisbona.
Lisbona non è semplicemente la capitale amministrativa e culturale del Portogallo, ma anche quella calcistica. Certo, anche Oporto ha offerto un club, il Porto, che ha scritto pagine memorabili di calcio in patria e all’estero. Ma è a Benfica, nella capitale portoghese, dove sorgono due dei club più antichi e prestigiosi della nazione: Benfica e Sporting, i due rivali per antonomasia.
Proprio nella capitale nasce Ruben Amorim, precisamente il 27 gennaio 1985. Fin da subito, la passione per il calcio lo porta a dover compiere la sua prima grande scelta: Aguias o Leões? Encarnados o Verde-Brancos?
La scelta ricade sui colori del Benfica.
Una lunga trafila nelle giovanili, ma un esordio che tarda ad arrivare. Ecco che, allora, Ruben Amorim viene ceduto in prestito al Belenenses, dove finalmente colleziona le sue prime presenze nella massima serie portoghese. Le prestazioni sono molto convincenti, tanto che il Benfica decide di richiamarlo a casa. Tra il 2008 e il 2015 il Benfica conquista ben 6 titoli nazionali e Ruben Amorim sarà un protagonista importante di quel centrocampo di indubbia qualità che poteva vantare il club lusitano, soprattutto nei primi anni.
Mancò la fortuna…
Finché la fortuna non tradì il centrocampista portoghese, Jorge Jesus ha fortemente puntato sul suo canterano. A partire dal 2011 inizia la fase più travagliata della carriera di Amorim. Arriva infatti un primo, grave infortunio ai legamenti del ginocchio: dovrà rimanere lontano dal campo per mesi. Al ritorno, peraltro, lo spazio nella folta mediana delle Aquile non c’è più: Amorim è costretto a cercare fortuna altrove. La sua fortuna si trova a 321 km di distanza da Lisbona, nell’ambiziosa squadra di una vivace cittadina nel Nord del Portogallo: lo Sporting Braga. Viene prelevato nel gennaio del 2012: il Braga chiude terzo quel campionato e strappa il pass per i play-off di Champions League. Per Ruben è stata, invece, la possibilità di tornare ad esprimere tutto il suo talento sul campo di gioco. Non sa che, però, quelle di Braga saranno le note conclusive della sua carriera.
Quel ginocchio maledetto non smetterà più di tormentarlo. Tanto che, a soli 32 anni, Ruben Amorim appende le scarpette al chiodo. Il palmarès recita 3 campionati portoghesi vinti e una coppa nazionale.
Scalata repentina
Una volta ritiratosi, Amorim si dedica ad una nuova, entusiasmante carriera da allenatore. Nel 2018, pur non avendo ancora ottenuto il patentino, diventa il nuovo allenatore del Casa Pia, club di terza divisione de facto sotto la guida di José da Paz. Senza patentino non gli è consentito, ma la voglia di allenare è troppo forte: a pochi mesi dall’inizio della sua avventura in panchina viene multato e squalificato per aver impartito indicazioni durante una partita senza possedere le competenze necessarie. Dopo pochi giorni la squalifica è revocata, ma Amorim decide comunque di rassegnare le dimissioni. Fino a quel momento, le prestazioni in campionato e in coppa sono state più che soddisfacenti: il club è arrivato sino al quarto turno della Taça de Portugal, eliminato solamente dal più quotato Paços de Ferreira, ma soprattutto ha conquistato la promozione in Segunda Liga.
All’alba della stagione 2019/20, il classe ‘85 ottiene finalmente la licenza di allenatore e viene assunto dalla seconda squadra dello Sporting Braga, sempre in terza serie. Anche in questo caso il cammino è eccellente: la squadra è sempre in lotta per la promozione e Amorim riesce a valorizzare al meglio l’intero organico. Si fa notare per il suo savoir faire con i giovani: è una delle caratteristiche più interessanti e costituirà la sua fortuna da tecnico. Le prestazioni della squadra riserve nei pochi mesi sotto la sua guida non passano inosservate: il Braga B lotta per la promozione in Segunda Liga; Ruben Amorim, invece, ottiene una doppia promozione, direttamente in Primeira Liga, alla guida della prima squadra, al posto dell’esonerato Ricardo Sa Pinto.
Il grande salto di Amorim
Non è facile gestire una delle panchine più ambiziose del Portogallo per un allenatore in erba. Soprattutto se lo spogliatoio è in crisi e la squadra occupa solamente l’ottavo posto in classifica. Nel mercato di gennaio l’ex centrocampista del Benfica decide di seguire fedelmente le sue idee e punta tutto su una linea verde. In difesa lancia Ricardo Carmo, prodotto del vivaio degli Arsenalistas; nel reparto avanzato, invece, riesce a far sbocciare il talento di Francisco Trincão, sul quale si sono posati gli occhi del Barcelona, e l’esplosività di Abel Ruiz, in prestito proprio dai blaugrana e appena riscattato per 8 milioni.
In sole 13 partite Ruben Amorim ha lasciato il segno. Prima partita il 4 gennaio in casa del Belenenses, la sua vecchia squadra: finisce 1-7 per il Braga; a segno vanno Trincão, Ricardo Horta e Rui Fonte. Prima finale il 25 gennaio contro il Porto: rete decisiva di Horta, il Braga vince la Taça da Liga, Ruben Amorim conquista il suo primo trofeo da allenatore. Niente male come primo mese di lavoro. A partire da quel successo esterno roboante sul Belenenses, tra gennaio e marzo 2020 il Braga in dieci partite strapperà 28 punti su 30. Vittime illustri: Porto, Sporting – entrambe battute anche nella coppa di lega nello stesso periodo – e Benfica, le tre regine del calcio portoghese. Unico neo è l’eliminazione ai sedicesimi di Europa League per mano dei Rangers di Steven Gerrard. Il Braga chiuderà al terzo posto finale il campionato e si qualificherà per i play-off di Champions League: un risultato insperato alla luce della pessima prima metà di stagione. Tanti meriti vanno a Ruben Amorim, che, però, non siederà sulla panchina degli Arsenalistas abbastanza a lungo da festeggiare questo traguardo.
Una mossa a sorpresa
Per una squadra che festeggia la Champions League, ce n’è un’altra che deve accontentarsi all’ultimo dei gironi di Europa League. Parliamo dello Sporting, giunto solamente quarto nella classifica finale. Mentre il Braga vola e macina gioco e spettacolo in campionato, i Leoni vivono una fase di lenta ricostruzione dopo il caos del 2018. Da quel momento la squadra non è mai risultata competitiva per la lotta al titolo, ma quantomeno ha continuato a coltivare ambizioni europee. Serve dare una scossa all’ambiente. Di conseguenza, ad inizio marzo, la dirigenza ha sborsato i 10 milioni della clausola rescissoria per accaparrarsi l’allenatore più discusso del momento. Lui accetta, pur sapendo in cuor suo di aver tradito le sue Aquile.
All’avanguardia
Dal suo arrivo allo Sporting, Amorim ha posizionato i suoi uomini in un moderno 3-4-3, rivoluzionando il precedente 4-2-3-1 di Silas. Tra i pali troviamo Luis Maximiano, etichettato dalla stampa locale come l’erede di Rui Patricio in nazionale. In difesa, oltre all’esperto Coates e al duttilissimo Marcos Acuña, è presente il classe 2002 Eduardo Quaresma. Prodotto del vivaio locale, Eduardo ha già impressionato tutti e sembra pronto a prendere le redini di una retroguardia che è stata molto spesso ballerina.
Nello schema tattico dell’ex Benfica rivestono un ruolo cruciale gli esterni di centrocampo, i quali devono garantire copertura e allo stesso tempo esplosività in fase offensiva: Ristovski e Nuno Mendes sono gli interpreti ideali. In mezzo al campo, le geometrie e la fisicità di Wendel e Matheus sono fondamentali per innescare palloni per il trio d’attacco. Alle spalle del roccioso slovacco Andraz Sporar, abbiamo due dei talenti emergenti più interessanti dell’intera Liga NOS. La prima è Gonzalo Plata: il 19enne ecuadoregno è un’ala sinistra molto brava nel dribbling e nell’uno contro uno, oltre ad avere una spiccata personalità. Sull’altra fascia, invece, si posiziona il secondo talento, Jovane Cabral: il 22enne di Capo Verde è il vero trascinatore dei bianco-verdi nel finale di stagione. Sono stati cinque i gol che ha realizzato da quando è ripreso il campionato, oltre a varie giocate da capogiro che hanno attirato su di lui le attenzioni di tanti club europei.
Un nuovo Sporting
Come si evince dalle caratteristiche dei suoi interpreti, il futebol di Ruben Amorim è aggressivo ma allo stesso tempo vivace, con gli esterni che sono il cardine lungo cui ruota l’intero gioco. Per quanto il talento e le abilità tecniche per costruire le trame di gioco abbondino nella formazione titolare, lo Sporting è una squadra molto pericolosa anche sui calci piazzati, con Coates che più volte ha dato sfoggio delle sue abilità aeree. La filosofia di Amorim ricorda molto quella del suo ex allenatore e mentore, ovvero Jorge Jesus, colui che per primo ha puntato su di lui e che, dal prossimo anno, sarà suo rivale nei derby infuocati contro il Benfica. Ce ne sono di ragioni per guardare Sporting-Benfica nella prossima stagione!
Con le sue direttive, lo Sporting è uscito dal tunnel e ha rivisto la luce. Non solo Ruben Amorim ha gestito con cura e attenzione la delicatissima fase di ripresa del campionato dopo lo stop dovuto alla pandemia, ma ha inanellato una striscia ragguardevole di otto risultati utili consecutivi, fra cui ben 6 successi. Non è stato sufficiente a strappare il pass per la Champions League, alla luce delle due sconfitte nelle battute conclusive contro Benfica e Porto, ma sicuramente si è visto uno Sporting nettamente più entusiasmante e vitale di quello antecedente al suo arrivo. Attenzione a Ruben Amorim: le carte in regola per poter essere un tecnico vincente in futuro le ha tutte.
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Fonte copertina: abola.pt