Enzo Francescoli, il raffinato amante della pelota.
Essere un principe nel portamento, nell’apparente distacco dal mondo circostante, piegato al suo potere, silenziosa tirannia della dolce classe da artista. Chiedete di Enzo Francescoli.
Uruguagio, smilzo e taciturno, fin dagli esordi fu in grado di stupire chi lo osservava. Bello, bellissimo, soprattutto efficace.
Un nobile del fùtbol, il cui amante era la pelota, accarezzata come si farebbe con il volto della propria amata.
Francescoli era dotato di classe, le sue prestazioni gli diedero il prestigio, un grande cantore delle gesta calcistiche del Novecento, Victor Hugo Morales, gli affibbiò l’eterna letizia principesca per cui è ancora oggi ricordato. Un milonguero con gli occhi scavati, l’aria da Rocky Balboa, la testa sempre alta a versar poesia ai quattro angoli del mondo.
Francescoli e Carlos Gardel, il gigante del tango, sono accomunati da storie parallele e allo stesso tempo con alcuni punti di contatto: la paternità dell’autore viene anche oggi discussa dalle due nazioni del Rio de la Plata, mentre Enzo ha accomunato i due popoli sotto lo stesso credo: il calcio. Gardel è nato in Francia, precisamente a Tolosa, nel 1890, mentre per Francescoli la suddetta nazione ha rappresentato il distacco dal Sud America, dalle terre dove era considerato alla stregua di un dio sceso in terra, ripartendo umanamente dal Racing Club di Parigi, per poi passare al Marsiglia e andar via in Italia, a Cagliari, cento anni dopo la nascita di Gardel.
L’arte come filo nascosto della propria essenza.
Alma sincera
Quando si parla di Francescoli, spesso viene utilizzata l’espressione “nove e mezzo”, riguardante le sue caratteristiche tecnico – tattiche. Rilegare un giocatore dotato di una simile classe in comode e pratiche etichette è banale, ma non solo: ridurre il calcio a termini semplicistici è fuorviante. L’arte della pedata non deve essere ridotta a termini vuoti di significato, uno come Francescoli non può passare per l’anticamera dell’anti pensiero di osservatori indegni di trattarne le gesta.
Il racconto storico è materia assai ardua. Come possiamo apprezzare la leggiadria del suo amoreggiare con il pallone, se non riusciamo a cogliere la reale natura del suo calcio e dei luoghi da dove proviene?
Francescoli fu essenza dell’elegante incedere sudamericano contro il progredire frenetico e, spesso vacuo, del Vecchio continente e, quando vi passò, molti cuori palpitarono. Uno di questi, apparteneva ad un giovane di origini berbere, quel Zinedine Zidane che, non a caso, rappresenta ancora oggi uno dei canoni di bellezza calcistica più elevati.
I silenzi urlano emozioni meglio di tante parole proferite a caso, allo stesso tempo, un tocco vale quanto mille carriere.
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Fonte immagine di copertina: https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Enzo_Francescoli_1994_stamp_of_Nicaragua.jpg
Fonte: https://colnect.com/en/stamps/stamp/761838-Rai-1994_World_Cup_Soccer_Championships_US-Nicaragua, Autore: Posta del Nicaragua