Gerd Müller, un mito del calcio tedesco e mondiale: una vita intensa, tra alti e bassi, fino ai giorni nostri.
Ossessione, ansie, sguardi, tutto evapora quando il pallone valica la linea di porta e gonfia la rete. Quel gusto oppressivo, per Gerd, ha rappresentato l’evanescente adrenalina che lo teneva aggrappato alla vita, almeno fino ad inizio anni Ottanta, quando decide che, almeno per lui, il pallone smette di rotolare. La sua vita inizia il processo inverso.
Il post carriera di un atleta non è affatto scontato: l’anima di un individuo da sempre abituato alla competizione, a momenti di pura passione emotiva, rimarrà per sempre, almeno in minima parte, ancorata ai propri istanti di gloria.
Il Bayern e la Nazionale tedesca erano ormai lontani ricordi, il 2-1 all’Olanda, in finale nel 1974, non fu altro che la scala verso l’inferno in terra: dura un attimo, la gloria e per cadere basta un errore.
Gerd sprofonda, annullato umanamente da droghe e alcol.
Game over. Ho voltato le spalle alla vita, al calcio e, allo stesso tempo, il mondo le ha voltate a me. Il destino mi ha restituito con gli interessi quanto avevo guadagnato: rispetto, affetto, fama. Sono diventato uno straccio, un fantasma che non spaventa più nessuno, se non se stesso.
Gerd e il suo nemico indimenticabile
L’uomo dei record, vincitore d’ogni trofeo a cui abbia partecipato, colui che aveva come ossessione il gol, non riuscì a trovare il proprio spazio nel mondo.
Qualcuno, fortunatamente, gli salva la vita: Franz Beckenbauer, Sepp Maier e Karl-Heinz Rummenigge, i suoi vecchi compagni, lo notano per caso, davanti a un bar, di ritorno da una trasferta con il Bayern. Lo convincono ad intraprendere un percorso di riabilitazione.
Gerd piange lacrime di gioia.
Sono tornato, gente.
Entra nei piani dirigenziali e tecnici della sua squadra, i suoi amici non lo hanno dimenticato, capiscono quanto abbia bisogno di aiuto.
Dunque, storia a lieto fine, con il campione decaduto, tornato dagli inferi e risorto.
No, purtroppo.
Gerd non ricorda nulla di quegli istanti di gloria con il Bayern, la Nazionale, il Pallone d’Oro, il Mondiale del 1974, probabilmente neanche quell’infinito Italia-Germania 4-3, la Partita del secolo, marchiata da una sua doppietta. L’Alzheimer lo ha avvolto, il male oscuro si è preso uno dei più grandi attaccanti della Storia del football.
Storie di questo genere lasciano una tristezza infinita.
Noi, amanti del calcio e mendicanti di bellezza, vogliamo ricordarlo come quel Bagonghi che distrusse le convenzioni ed entrò nella leggenda a suon di gol.
Che resterà dell’amore di quei giorni, Gerd, se non il soffio caldo della memoria, che noi, nel tuo nome, continueremo a coltivare?
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Fonte foto di copertina: https://www.kicker.at/gerd-mueller-wenn-das-schicksal-das-glueck-zerstoert-788807/artikel