Sedetevi comodi, e lasciate che l’aria pura di mare penetri i vostri polmoni. Rimanete ad ascoltare lo sciabordio delle onde sul bagnasciuga, intervallato dalle grida stridule dei gabbiani.
Passate poi al mercato del pesce di Amburgo, la domenica mattina, e dopo aver consumato in rapida successione un panino con del pescato fresco e due bottiglie di Astra, la birra locale, tornate sul mare.
Lungo il tragitto troverete degli anziani signori che sembrano rivivere gli anni perduti della giovinezza inseguendo le dodici battute di un rock’n’roll. Anziani che il rock’n’roll europeo lo hanno visto nascere: il mito di quei quattro ragazzi di Liverpool qui non è mai morto.
Sì, perché i Beatles intrapresero la loro scalata al successo nei quartieri di Amburgo, poco lontano dalle luci rosse di Reeperbahn, molti anni or sono. Riuscite a sentire qualche vecchio giradischi che spinge le dolci note di Love me do sin sulle banchine del porto?
Sankt Pauli, storia di corsari
Il St.Pauli nasce nel distretto omonimo di Amburgo, tra le luci rosse e i pirati. Amburgo è città bucaniera, un po’ speciale. Ha sempre goduto di uno status particolare, diverso. E una squadra come il St. Pauli poteva nascere solo lì, tra i relitti di un galeone corsaro e le pieghe vellutate della gonna di una prostituta.
Prima dell’avvento della cultura punk, il St. Pauli era considerato il cugino povero dell’Hamburger SV. I biancazzurri, ben più blasonati, potevano infatti vantare campionati, Coppe di Lega, Coppe di Germania e, soprattutto, una Coppa dei Campioni. Belli, nobili e ricchi, fieri di non essere mai retrocessi in seconda divisione. I tifosi dell’Hamburger hanno sempre considerato il St. Pauli un parente scomodo, di quelli che sei obbligato ad invitare per il pranzo di Natale, ma che non presenteresti mai ai tuoi amici. Poi sono arrivati gli anni ’80.
Not established since 1910
Gli anni del boom economico, ma anche gli anni dello scandalo Bautechnik. La società edile di proprietà dell’architetto Dietrich Garski si rese responsabile del più grande scandalo finanziario tedesco del dopoguerra, in un periodo in cui le speculazioni edilizie permettono ad una élite ristretta di arricchirsi a dismisura sulle spalle dei lavoratori. Il vento porta quindi aria di crisi sulle banchine di Amburgo. Porta però anche freschezza ed entusiasmo giovanile, voglia di vivere e di ribellarsi. Porta il punk e l’heavy metal, simboli musicali della lotta all’establishment che caratterizza l’essenza stessa del St. Pauli. Not established since 1910.
Amburgo è la città in cui baristi, prostitute e musicisti seguono le orme del leggendario pirata Klaus Stortebeker, che saccheggiava le navi dei nobili tedeschi per ripartire il bottino con la popolazione. Quando il pirata, vero e proprio Robin Hood del Baltico, fu catturato, propose che gli fosse tagliata la testa e che per ogni passo compiuto mentre camminava uno dei suoi uomini sarebbe stato liberato. Secondo la leggenda ne salvò undici, permettendo al suo mito di diventare immortale.
Diritto al tetto
La città si mobilita e protesta, contrasta le feroci cariche della polizia e manifesta per il diritto al lavoro e alla casa. Si unisce per far da scudo ai senzatetto, chiedendo a gran voce che venga rispettato l’articolo 14 della Costituzione, che sancisce il ruolo subordinato della proprietà alla collettività. Diritto al tetto e non avere un tetto canteranno anni dopo I Ministri, si sarebbero trovati bene a Sankt Pauli.
In questo frangente tumultuoso, le gradinate del Millerntor di St. Pauli iniziano a ricoprirsi di manifestanti, creste dal sapore punk e giubbotti di pelle a fianco alla maglie bianche e marroni del club.
Under jolly roger
Nell’estate del 1987 un tifoso, Doc Mabuse, entra allo stadio con una bandiera pirata legata ad un manico di scopa. Libertà e resistenza all’autorità, lotta sfrenata alla xenofobia e al neofascismo. Lo stadio del St. Pauli si riempie di questi valori e respira quest’atmosfera, che contagia anche il club. Al Millerntor sono vietati i cori razzisti, e l’ingresso è proibito ai facinorosi iscritti a partiti di estrema destra. In breve tempo il jolly roger, la bandiera pirata con il teschio e le ossa incrociate, diventa il simbolo del club e della sua identità ribelle ma genuina.
Quella degli operai di Amburgo, dei manovali e delle lavoranti, che non si sono mai piegati di fronte all’autorità e che hanno sempre mantenuto la loro dignità. Quella di un prete del quartiere, che offrì un tetto a numerosi rifugiati appellandosi ad una legge medioevale che vieta l’ingresso delle forze dell’ordine in luoghi di culto. E quella dei tifosi, che in poche settimane diedero il via ad una colletta di 1,95 milioni di euro per salvare il St. Pauli dalla bancarotta del 2003. Perché St. Pauli è molto più di una squadra di calcio. È uno stile di vita, è il cuore pulsante di un quartiere indomito e di una città coraggiosa, in cui il freddo rigore dell’inverno nordico è mitigato dalla passione ardente dei tifosi. St. Pauli è una visione politica e filosofica del mondo, una weltanschauung che trascende i risultati sportivi per focalizzarsi su un’interpretazione più olistica.
Non abbiamo certo da mostrarvi l’argenteria, ma abbiamo qualcosa di molto meglio: abbiamo una storia da raccontare. L’affascinante storia di come un club imperniato sul senso comunitario sia diventato uno dei più famosi d’Europa senza soldi e senza trofei.
Oke Göttlich, presidente del Sankt Pauli
Il pentalogo del Sankt Pauli
L’inno ufficiale diventa You’ll Never Walk Alone e le partite casalinghe si aprono con Hells Bells degli AC/DC, seguita da Song 2 dei Blur dopo ogni rete. Dal 2005, la società comincia anche ad organizzare opere di beneficenza verso terzi. L’iniziativa Viva con agua de Sankt Pauli, ad esempio, vede la squadra impegnarsi attivamente per l’acquisto di distributori di acque per le scuole di Cuba. Nel 2009, per sottolineare ulteriormente l’impegno nel club nelle lotte sociali, vengono proclamate cinque direttive che dovranno fungere da linee guida negli anni a venire:
1. Il St. Pauli FC è una società, che attraverso i suoi membri, viene influenzata sia direttamente che indirettamente dai cambiamenti in ambito politico, culturale e sociale.
2. Il St.Pauli FC è consapevole della responsabilità sociale e di cosa implica, rappresentando gli interessi dei suoi membri, del personale e dei fan non solo nella sfera sportiva.
3. Il St. Pauli FC è il club di un particolare quartiere della città, ed è a questo che deve la sua identità. Ciò conferisce una responsabilità sociale e politica in relazione al distretto e alle persone che ci vivono.
4. Il St. Pauli FC simboleggia l’autenticità sportiva e questo rende possibile per le persone identificarsi con il club indipendentemente dai successi sul campo.
5. La tolleranza e il rispetto nelle relazioni umane reciproche sono importanti pilastri della filosofia del St. Pauli.
La situazione calcistica
Sul campo, il St. Pauli non è mai stato in grado di eguagliare il palmares dei rivali cittadini, men che mai quello dei più blasonati Borussia Dortmund o Bayern Monaco. Tuttavia non sono mancate tante piccole soddisfazioni, come la cavalcata in Coppa di Germania nel 2006, conclusasi in semifinale, o il derby del 2011. Il goal di Gerald Asamoah consente infatti ai bianco-marroni di espugnare il Volkparksstadium dell’Amburgo per la seconda volta nella loro storia, aggiudicandosi la stracittadina.
L’ultima stagione non è stata esaltante, e si è conclusa con un quattordicesimo posto in Zweite Liga, la seconda divisione tedesca.
Molto più di una squadra
Lo spirito e i valori del club però si sono distinti anche questa volta. La società ha difatti deciso di esentare il giocatore turco Cenk Sahin dall’allenamento e da ogni altro obbligo nei confronti del club con un comunicato, dopo che questi aveva espresso a più riprese il suo sostegno alle operazioni militari condotte dal presidente Erdogan. “A motivare la scelta è stato il disprezzo verso i valori alla base della nostra società, tra tutti il rifiuto di qualsiasi tipo di guerra.” L’identità del St. Pauli è anche questa, e non è disposta a piegarsi di fronte a nulla. È un tempio variopinto in cui una volta c’erano marinai e prostitute, e dove oggi è bandita ogni forma di discriminazione. Ed è molto, molto di più di un gioco o di una semplice squadra.
Spero che la passeggiata per le vie di Amburgo vi sia piaciuta.
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